Happisburgh sprofonda nel mare tra azione, inazione e solastalgia

Happisburgh sprofonda nel mare

Così come il villaggio inglese di Happisburgh sprofonda nel mare, anche l’Italia è in balia di erosione costiera e rischio idrogeologico, mentre i Fridays for Future scioperano ma restano inascoltati. Nel frattempo si rimane a guardare tra azione, inazione e solastalgia.

Happisburgh sprofonda nel mare

Happisburgh (Norfolk, GB): una manciata di case e poco più di 1200 anime, una chiesa medievale e un noto faro a strisce orizzontali bianche e rosse. Mare, vento e una comunità coesa che cerca di opporsi ai cambiamenti climatici tra azione, inazione e solastalgia.

La situazione: in 20 anni 34 case del paese e buona parte della strada costiera sono state mangiate dal mare e attualmente molte altre sono a rischio.

Il motivo? Un insieme di circostanze sfavorevoli: la conformazione argillosa e al contempo sabbiosa del terreno, i naturali meccanismi di erosione del mare e degli eventi atmosferici (venti e tempeste), ma soprattutto loro: i cambiamenti climatici. Un processo che di per sé dovrebbe durare centinaia di anni sta avvenendo in pochi decenni. Il clima sempre più caldo e umido, specialmente in inverno, rende il terreno sempre più instabile. Le perturbazioni sempre più violente fanno letteralmente crollare la costa. Il mare, sempre più alto, rosicchia ogni giorno suolo prezioso.

Il risultato? Happisburgh sprofonda nel mare. Il paese è destinato a essere risucchiato dai flutti, come fu per l’Ulisse di Dante. Drastico, definitivo.

Tra azione, inazione e solastalgia

La stessa BBC si occupa del fenomeno: dov’è il Governo? Cosa dovrebbero fare gli abitanti del villaggio come Nicola, una donna con due figlie a carico che vede letteralmente sprofondare il suo (e il loro) futuro? Ebbene… La risposta del governo britannico è che Happisburgh non può essere difesa dall’erosione costiera. Dunque si limiterà ad aiutare e coordinare lo spostamento della comunità da quest’area ad alto rischio verso zone più sicure nell’entroterra. Perché è più economico che costruire barriere per arginare il fenomeno. E perché, per altro, è troppo tardi per poterlo fare. Non può nulla il comitato di cittadini che lotta per difendere le proprie case e il proprio paese.

“Happisburgh”, dice Malcom Kerby, un abitante, “è il miglior posto al mondo in cui vivere. C’è una comunità fantastica che vive però con la spada di Damocle che pende sulla sua testa. Le persone qui sono davvero stoiche”.

Sì, a Happisburgh le persone sono stoiche. Stoiche perché non abbandonano le proprie vite. Stoiche perché, nonostante sentano la terra tremare sotto i loro piedi e vedano il mare avvicinarsi sempre più ai loro usci, restano e combattono. Stoiche perché cercano soluzioni. Stoiche perché chiedono al Governo di non essere trattate come pedine del Monopoly ma pretendono di essere trattate come persone. Persone che non possono essere prese e spostate altrove solo perché “è più conveniente”.

Al momento, però, non ci sono soluzioni: le (poche) barriere che erano state costruite con i soldi del comune sono miseramente crollate. Ma i cittadini non si danno per vinti.

Il caso italiano

E noi? Siamo sicuri che tutto questo non ci riguardi? L’erosione costiera è un fenomeno che, ovviamente, interessa ogni zona litoranea. Certo, Happisburgh sprofonda nel mare perché è su un terreno geneticamente predisposto a essere ingoiato dal mare. Ma anche l’Italia, a ben guardare, è a rischio. Legambiente denunciava, già nell’ormai lontano 2020, che il 50% delle spiagge italiane era soggetto a erosione e che in tutta la penisola si erano persi oltre 20 metri di profondità di spiaggia. Ad oggi la situazione non può che essere peggiorata. Lo stesso si può dire del ben noto rischio idrogeologico a cui è soggetto il nostro Paese. E non necessariamente in prossimità del mare. Sono ricorrenti fenomeni di frane e smottamenti nei nostri territori. Il più recente giovedì scorso, il 2 marzo, a Villar Perosa (Sestriere), fortunatamente senza vittime.

Purtroppo, in tutto il Paese, alla fragile conformazione naturale del terreno si sommano, molto spesso, l’incuria e/o gli abusi edilizi e/o i cambiamenti climatici. Ed è così che sono ricorrenti fenomeni che coinvolgono zone abitate che non avrebbero dovuto essere abitate (vedi, solo a titolo esemplificativo, Casamicciola, Ischia, 26 novembre 2022) causati da eventi climatici che non avrebbero dovuto esserci, amplificati, poi, da mancanza di cura del territorio.

E noi restiamo a guardare

I mari si alzano, gli eventi atmosferici si fanno sempre più violenti, le coste si assottigliano, le alluvioni ci prendono alla sprovvista, la siccità ci sta seccando, la Pianura Padana soffoca sotto una cappa di smog,  si scia senza neve, le temperature sono impazzite e noi, come al solito, restiamo a guardare. In parte impotenti e in parte ignavi. Perché è più comodo restare a guardare e lamentarsi. Un po’ come quando gioca la nazionale: siamo tutti allenatori (i migliori). E restiamo a guardare un po’ arrabbiati, un po’ delusi e un po’ rassegnati con quel senso di nostalgia che si prova quando viviamo in un luogo che sappiamo essere destinato a scomparire o a cambiare drasticamente nel giro di poco tempo.

Solastalgia la chiamano gli esperti. È un sentimento sempre più diffuso soprattutto tra i giovani, anzi, giovanissimi. Quella generazione che, per intenderci, il venerdì scende in piazza per protestare contro l’inazione di istituzioni e grandi aziende. Quella generazione che, a detta di tutti, pagherà le dirette conseguenze dei cambiamenti climatici ma che nessuno si prende la briga di aiutare.

Lo sciopero globale per il clima

Venerdì 3 marzo, in particolare, si è tenuto lo Sciopero globale per il clima e, per quanto riguarda l’Italia, le piazze si sono riempite di ragazzi (prevalentemente) che invocavano a voce unanime interventi diretti per energia e trasporti. Perché è necessario investire in energia green e trasporti ferroviari, incentivare l’uso dei trasporti pubblici e disincentivare l’uso delle automobili private. Per far tornare le città a respirare e le persone a sorridere. Ma tutto questo non è possibile se le richieste dei Fridays for Future rimangono inascoltate.

E quindi, per il momento, solastalgiaSolastalgia è il sentimento che accomuna i giovani attivisti e gli abitanti di Happisburgh.

D’altronde, tutto il mondo è paese.

Arianna Ferioli

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