hAJDU bENCE: artista ungherese e digital designers ci invita in una galleria bizzarra. Cos’è che manca?
L’arte oggi è anche digitale, intangibile, distante. Fatta di pixel e di giga, di applicazioni e programmi per la manipolazione fotografica.
Ma se tra di voi c’è chi crede che questo non possa suscitare belle emozioni, ha sbagliato di grosso. Il divertimento e il piacere degli occhi si nasconde là dove sembra mancare il romanticismo della materia che prende il suo posto nello spazio, che sia bi o tridimensionale.
Hajdu Bence si è divertito con la sua serie di “Abandoned Paintings” (quadri abbandonati) a sottrarre, tramite un accurato lavoro di manipolazione digitale, tutti i soggetti da una serie di quadri, molti iconici e che hanno fatto la storia dell’arte.
È senza dubbio molto divertente vedere queste elaborazioni. Osservare questi paesaggi vuoti, ci lascia incredibilmente sorpresi. Senza i soggetti a carpire tutta l’attenzione su di loro, è possibile per l’osservatore concentrarsi su tutto ciò che resta, in genere, poco considerato.
L’architettura, la prospettiva, lo sfondo. Per quanto siano quadri famosi e studiati in ogni loro aspetto innovativo -per la loro epoca storica di appartenenza-. davanti a queste immagini di Hajidu Bence, svuotate di ogni protagonista di scena, rimaniamo stupiti di fronte questi dettagli che all’improvviso diventano loro stessi il soggetto della composizione.
La pulizia e precisione con cui questo trucco è realizzato rende tutto estremamente naturale, come se i quadri fossero sempre stati così. E così vuoti ci appaiono, permettendoci di riposare l’occhio sul paesaggio e sulla desolazione altisonante e, in certi quadri, drammatica.
Luoghi vuoti che da scenario teatrale diventano potenziali momenti di passaggio: ora è vuoto, ma magari tra poco si riempirà di gente; oppure la gente se n’è appena andata. In qualche modo, mentre nel loro assetto tradizionale la teatralità della posa rendeva l’ambientazione statica, ora con questa nuova visione sembrano luoghi in cui tutto può ancora accadere.
Il vuoto, a volte, è pieno di tantissime cose. Dobbiamo solo decidere quali, tra le tante, selezionare.
Così, mentre c’è un’arte che resiste al tempo e alle tecnologie e sgomita a colpi di pennello o di scalpello, c’è chi dell’arte ne fa un utilizzo tutto umoristico nella sua nuova pelle virtuale. Hajdu Bence fa questo e altro ancora; a noi non rimane che curiosare in questa silenziosa, quieta, galleria bizzarra.
Gea Di Bella