Secondo la Thomson Reuters, l’India è il quarto Paese più pericoloso al mondo per le donne. Violenza domestica perpetrata negli anni, omicidi-suicidi per accaparrarsi la dote. Stupri, sfregio con l’acido. Matrimoni prima della maggiore età.
Nelle aree più povere del Paese, questi fenomeni violenti sono la realtà quotidiana per molte, troppe donne.
La Gulabi Gang è un gruppo nato per proteggere ed aiutare chi costantemente è maltrattato.
Il gruppo è l’effetto collaterale di comportamenti profondamente maschilisti, patriarcali e retrogradi.
Formazione della Gulabi Gang
Nel 2006, Sampat Devi Pal si trovava nel distretto di Banda, che fa parte della regione settentrionale indiana: l’Uttar Pradesh. Questa è una delle regioni più povere dell’India, dove il tasso di analfabetismo è sempre stato piuttosto alto e che solo nell’ultimo decennio, ha subìto un calo.
Sampat Devi Pal, quel giorno, vide un marito picchiare violentemente la moglie in pubblico, per le strade. Cercò di fermarlo ma senza risultati.
L’esasperazione data da eventi simili – analoghe sono le vicissitudini di Pal, costretta a sposarsi da bambina e a vivere sulla sua pelle la violenza domestica- portarono ad una reazione inaspettata.
Il giorno seguente, la donna si presentò nell’abitazione dell’uomo con un lathi, un tipico bastone di bambù indiano, ed insieme ad altre donne, lo picchiarono.
Questa è stata la molla che portò alla formazione della Gulabi Gang: la gang rosa.
La Gulabi Gang è un effetto collaterale
La Gulabi Gang nasce come effetto di una causa che distrugge.
Qualcuno potrebbe pensare che agire secondo la vecchia formula “Occhio per occhio, dente per dente!” non è stata una scelta saggia. Qualcuno potrebbe pensare che alla violenza non si dovrebbe rispondere con altra violenza.
Quindi, la Gulabi Gang avrebbe incrementato solo il conflitto di base sessista?
No. Questo gruppo, che si dipinge di colori rosa, rende possibile la coesione tra donne. Si batte per una pari dignità. Essa è la risposta ad una violenza che non ha giustifiche, ma solo sfumature nere.
La scelta di Sampat Devi Pal non è stata premeditata. Non è stata una scelta politica, né credeva che la sua azione avrebbe portato ad un movimento che oggi conta più di
400 000 donne.
La sua scelta è stata mossa da una rabbia fermentata perché rimasta inascoltata e, diremmo, calpestata.
Istituzioni settarie e corruzione
Le istituzioni indiane, seppur consapevoli della subordinazione femminile, non agiscono concretamente per una effettiva risoluzione.
Ad aggravare questa situazione si aggiunge una riluttante azione da parte delle autorità.
Nonostante il movimento femminista abbia posto la violenza come obiettivo primario di lotta a partire dagli anni Settanta, una risposta minima arriva solo nel 2005 con la legge “Protection of women from domestic violence act”.
Inoltre, la legge del 2005 risulta insufficiente per vari motivi, come l’insensibilità da parte delle autorità di polizia a cui le donne si recano per denunciare, o la complicità patriarcale dei medici addetti a riscontrare le prove di violenza fisica, che spesso si rifiutano.
Le lotte dell’associazione oggi
La Gulabi Gang impugna sempre più raramente il bastone di bambù per contrastare la forza violenta maschile in India da parte di padri, mariti o fratelli.
Negli ultimi anni, l’associazione cerca di consolidare l’empowerment femminile attraverso campagne che rafforzano l’alfabetizzazione e danno importanza alla vita comunitaria. Porta avanti la sua lotta attraverso corsi professionalizzanti, contrastando il lavoro minorile che raggiunge i dieci milioni di bambini.
E in ultimo, lotta quotidianamente per il riconoscimento degli abusi sulle donne.
La condizione femminile indiana è uno schiaffo pesante per i tanti anni di lotta occidentale volti all’emancipazione. Possibile che siano dovuti ricorrere nel 2013 ad un aumento di pena per l’anti-rape, in cui si parla sommariamente dello stalking e del voyeurismo?
Lo sguardo può uccidere, violentare, distruggere. La violenza domestica in India è un fenomeno molto difficile da emarginare perché complesso è lo smascheramento.
Ogni giorno, le donne di Gulabi Gang si vestono di rosa, alzano il pugno, si guardano negli occhi e danno vigore alla loro battaglia. La perseveranza di tante gocce che si uniscono può creare solchi profondi in una roccia che sembra un macigno tanto ch’è pesante: il patriarcato.
Maria Pia Sgariglia