Nella nostra epoca, il tramonto di ciò che è analogico, oggi come oggi è inevitabile, ma non tutti gli utensili sono disposti ad “andare in pensione”: pare che i libri cartacei non abbiano alcuna intenzione di cedere il posto agli e-book.
Sono in molti a preferire tra le mani il più antico formato cartaceo, ma le motivazioni non
sono inerenti alla comodità della lettura, bensì al contesto emozionale. In primis si tratta
di una questione sensoriale.
Sempre più sondaggi affermano che quando si legge non si tratta solo di “occhi che scorrono tra le parole”: l’odore misto tra carta ed inchiostro, la sensazione ruvida delle pagine al tatto, sono impossibili da replicare dall’e-book.
Successivamente vi è la questione più sociale: il possesso. La tangibilità del libro in quanto oggetto prosegue anche dopo l’atto della lettura. Collezionare libri ha un significato bivalente, per sè stessi, così da non dimenticare l’esperienza condivisa con l’oggetto, che in un certo senso ha creato una specie di “legame affettivo”; per gli altri, invece, per fierezza, perchè più la libreria è piena, più trofei si hanno da esibire.
In fine abbiamo il problema della comprensione: quando si dice che lo schermo del dispositivo per la lettura è “freddo”, non si tratta solo di un modo di dire, ma è proprio così: la lettura è più distaccata e per questo l’attenzione è molto più flebile.
Tuttavia non si deve considerare l’e-book come un “mostro cattivo”, perchè anch’esso ha delle qualità importanti. E’ possibile, per esempio, modificare la dimensione del testo a proprio piacimento, oppure, regolare la retrilluminazione, così da non affaticare la vista. Il formato più sottile dell’apparecchio lo rende molto più comodo da portarsi in giro ed il prezzo dei libri è nettamente inferiore!
In tanti sostengono che il costo degli e-book sia troppo elevato, ma dovremmo chiederci: “è possibile comprare una libreria in un mobilificio allo stesso prezzo?”