La guerra nello Yemen ha inizio nel 2015 con la presa della capitale Sana’a da parte degli Houthi e la fuga del governo nella città di Aden. Il conflitto è ancora aperto e a rimetterci sono gli innocenti.
La situazione attuale dello Yemen, il Paese più povero del mondo, è molto complessa. Da una parte, vediamo un conflitto tra i ribelli sciiti Houthi e il governo di Abed Rabbo Mansour Hadi, appoggiato dall’Occidente. Ciò ha indotto l’Arabia Saudita (sunnita) ad intervenire direttamente nel Paese. Esiste però un secondo conflitto, quello tra i terroristi di al-Quaeda, che nello Yemen hanno la cellula più potente (AQAP), e il governo yemenita, sostenuto, fra l’altro, dagli Stati Uniti. La guerra nello Yemen è cominciata nel 2015, e da allora vi si consuma un’atroce tragedia umanitaria.
Il coinvolgimento dei bambini nella guerra
Le barbarie della guerra non hanno tardato a giungere anche in scuole, ospedali, luoghi di incontro. 133 sono gli attacchi militari a danno di strutture sanitarie, 323 quelli di edifici scolastici. Bisogna ricordarci, infatti, che il 90% delle vittime nei conflitti sono civili, e di questi tanti sono bambini. Lo scopo è terrorizzare e colpire dove non ci si può difendere.
Tra il marzo 2015 e il 30 settembre 2022 sono stati 3774 i bambini morti a causa della guerra. Mentre 7245 sono i bambini rimasti feriti.
Il reclutamento dei bambini-soldato
L’indottrinamento alla guerra ha raggiunto livelli estremi. Si comincia dalle scuole, dove i professori inculcano le ideologie Houthi, per poi passare agli addestramenti. I bambini sono tratti con l’inganno in presunti corsi culturali in cui si svolgono in realtà vere e proprie esercitazioni armate.
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<!– Fiamma Franchi –>
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Un altro metodo di reclutamento avviene attraverso il ricatto perpetrato nei confronti delle famiglie disagiate che per un misero sostegno umanitario investono i figli del ruolo di piccoli soldati. Gli Houthi hanno reclutato quasi 4000 bambini dal 2015. Il 2% di questi sono stati arruolati direttamente dal governo e dalle forze governative. Vittime innocenti tramutate in involontari carnefici da istituzioni che dovrebbero tutelare il popolo, i bambini in primis. L’ONU ha infatti verificato il reclutamento di quasi 4000 minorenni.
Ci si interroga a questo punto se le stragi dei bambini siano conseguenza diretta di un conflitto spietato o se siano invece protagoniste del conflitto stesso.
Le mine antiuomo, insieme agli ordigni inesplosi, sono l’arma più spietata. Si considera infatti che queste armi abbiano assassinato il 75 % dei bambini, uccidendone e ferendone più di 42 tra aprile e la fine di giugno. La richiesta di bonificare questi ordigni esplosivi è arrivata urgente da parte di Save The Children.
I danni collaterali della guerra nello Yemen
Un altro grave problema che affligge la popolazione infantile riguarda la salute. La malnutrizione, la scarsità di igiene sono causa di malattie che spesso portano alla morte. Si stima che superino i 2 milioni i bambini che soffrono di malnutrizione acuta. A questo si somma il difficile approvvigionamento ai beni di prima necessità come l’acqua. Mentre per quanto riguarda le malattie, i bambini sono esposti ad un rischio altissimo di contrarre infezioni come il morbillo, la difterite, il colera. In questo caso un provvedimento di sostanziale aiuto sarebbe l’aumento delle vaccinazioni. Purtroppo, però, la copertura vaccinale è ferma. I bambini che non hanno raggiunto l’anno di età senza vaccino sono il 28%.
Questa terribile situazione ha lasciato oltre 20 milioni di persone in un bisogno costante di assistenza umanitaria.
Nondimeno, un’altra questione che desta preoccupazione è la crisi dell’istruzione, che sta colpendo i più piccoli. Più di 6 ilioni di bambini non frequentano la scuola, spesso proprio perchè le scuole sono i bersagli primari dell’offensiva. Si stima che una scuola su quattro sia distrutta o non agibile.
Quello dell’istruzione è un problema che si riverserà a lungo termine sul futuro di tutto il Paese.
Il sostegno umanitario delle ONG
Per osteggiare questi crimini umanitari l’UNICEF e le organizzazioni partner, insieme alla Banca Mondiale, stanno assegnando ad un milione e mezzo di famiglie in situazioni di massima povertà ausili monetari di emergenza. Questo espediente si sta dimostrando molto efficace per prevenire soluzioni di sopravvivenza quali il lavoro minorile, i matrimoni precoci o l’arruolamento di minorenni.
“Da allora, in media, ogni giorno 8 bambini vengono feriti o uccisi. La maggior parte delle vittime sono colpite mentre giocano con i loro amici fuori casa o mentre si recano a scuola».
Queste le conturbanti parole di Geert Cappelaere, Direttore UNICEF per Medio Oriente e Nord Africa.
Anche Save the Children, infatti, opera nello Yemen dal 1963, attuando interventi di emergenza nella maggior parte del Paese. Principalmente si occupa di programmi di istruzione, protezione dell’infanzia, salute e nutrizione, fornendo acqua e servizi igienici.
Save the Children esorta le parti in conflitto a impegnarsi urgentemente in un processo di pace e fa pressione affinchè la comunità internazionale faccia fronte alla crescente impunità e mancanza di giustizia per le vittime. Lo scopo è ristabilire un meccanismo di accountability internazionale. Si tratta di strumenti internazionali volti a condurre il perseguimento dei responsabili dei crimini più gravi in base al diritto internazionale.
A tal proposito, Rama Hensraj, direttore di Save the Children in Yemen, fa un appello alla comunità internazionale, proprio per invitare a non lasciare impuniti questi crimini di guerra, in particolare quelli contro i bambini. Afferma:
“Non vi può essere alcuna giustificazione per la morte o le violenze contro i minori; il mondo deve agire […] Dobbiamo ascoltare le voci dei bambini e operare al loro fianco per permettere loro di costruirsi un futuro migliore”.
Va ricordato che la guerra nello Yemen è attualmente riconosciuta unanimemente come la più grave emergenza umanitaria al mondo. Attorno, però, echeggia un silenzio spaventosamente disinteressato.