Guerra in Etiopia: “Genocidio in Tigray è accusa fondata”

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L’Etiopia ha commesso un genocidio contro la popolazione del Tigray durante la guerra tra il 2020 e il 2022. Sarebbero oltre 700.000 le vittime di una delle guerre più sanguinose e mortali del 21esimo secolo

L’accusa di genocidio in Tigray durante la guerra in Etiopia, secondo un gruppo di professionisti del diritto internazionale e nei diritti umani, è ragionevole e fondata.
Questo è quanto risulta dal rapporto di New Lines Institute, think tank con sede a Washington D.C. che si concentra su questioni di politica estera e geopolitica globale basandosi su principi di pace, sicurezza e comunità.

Secondo il report, durante la guerra in Etiopia, tra il novembre 2020 e il novembre 2022, i membri della Forza di Difesa Nazionale Etiope – e delle forze associate, tra cui le Forze di Difesa Eritree, le Forze Speciali Amhara e i gruppi di milizie correlati – avrebbero commesso crimini punibili nel contesto della Convenzione sul Genocidio e all’interno del diritto internazionale.
In particolare, avrebbero commesso uccisioni di massa, riduzione della popolazione alla fame, prevenzione delle nascite, distruzione di infrastrutture e violenze sessuali. A questi crimini, si aggiungono dichiarazioni pubbliche di incitamento diretto a commettere genocidio contro i tigrini.

L’obiettivo dell’Etiopia, oltre a quello di sfollare l’area del Tigray occidentale, era quindi quello di “distruggere il gruppo tigrino in quanto tale“. Difatti, le violenze sarebbero state perpetrate anche dopo la la firma dell’Accordo di cessazione delle ostilità nel novembre 2022.

Se l’indagine venisse portata avanti, potrebbero esserci notevoli risvolti geopolitici nel Corno d’Africa.
Ma, soprattutto, potrà esserci finalmente giustizia per un popolo totalmente dimenticato dalla comunità internazionale.

Guerra in Etiopia: 700.000 vittime di un conflitto dimenticato

La guerra che si è consumata in Etiopia, in soli due anni, ha causato la morte di oltre 400.000 soldati e fino a 300.000 civili.
Per questo, si classifica come il conflitto armato più letale del 21° secolo, e uno dei più sanguinosi dalla fine della Guerra Fredda. Nonostante la sua gravità, però, questa guerra è rimasta molto lontana dall’opinione pubblica.

Circa un anno dopo lo scoppio del conflitto, il 17 dicembre 2021, le Nazioni Unite hanno istituito una Commissione internazionale di esperti delle Nazioni Unite sui diritti umani in Etiopia (ICHREE), che indagasse le violazioni nella regione del Tigray.
Durante le indagini, la Commissione ha rilevato 54 casi di uccisioni di massa, stupri di gruppo e una persistente riduzione in schiavitù sessuale nei confronti di donne e ragazze nelle regioni colpite dal conflitto.
Nonostante l’evidente crisi umanitaria, alla scadenza del mandato della Commissione, il 12 ottobre 2023, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha deciso di non rinnovarlo. Il motivo di questa scelta non è stato discusso pubblicamente.

Tuttavia, prima di essere sciolta, la Commissione ha puntato il dito contro il governo etiope, denunciando il fatto che “‘non è riuscito a indagare efficacemente sulle violazioni‘ e ‘ha avviato un processo di giustizia di transizione viziato‘”. Ossia non indipendente, in un ambiente controllato e non libero, e lontano dagli standard internazionali.

Oltre alle Nazioni Unite, anche gli USA hanno riconosciuto più di mezzo milione di morti. Inoltre, nel marzo 2023, il segretario di Stato Blinken ha dichiarato pubblicamente che tutte le parti attive nel conflitto in Etiopia sono colpevoli di crimini di guerra. Tuttavia, nulla ha impedito ai due Paesi di riprendere i rapporti dopo la cessazione del fuoco.
Nel giugno 2023, l’amministrazione Biden ha infatti notificato al Congresso che il governo federale etiope “non è più impegnato in un modello di gravi violazioni dei diritti umani“. Di conseguenza, l’Etiopia è autorizzata a qualificarsi per i prestiti statunitensi e internazionali e per altre forme di assistenza finanziaria, soprattutto in risposta alla guerra e alla siccità.
Stessa reazione da parte dell’UE, che lavora attualmente a una strategia di sviluppo con l’Etiopia. La quale considera il Paese un “partner strategico” per “promuovere l’integrazione economica nel Corno d’Africa“.
Persino la Commissione africana per i diritti dell’uomo e dei popoli, che aveva istituito una Commissione d’inchiesta per “determinare le cause alla base del conflitto, indagare sulle violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, e identificare i colpevoli allo scopo di perseguire la giustizia e l’accertamento delle responsabilità“, ordinò lo scioglimento di quest’ultima nel 2023.
Eppure, dopo il novembre 2022, la guerra in Etiopia era tutt’altro che conclusa.




I rapporti dal Tigray descrivono tattiche deliberate per portare la popolazione a soccombere alla mancanza di cibo, e per cancellare ogni discendenza tramite stupri e violenze. Tattiche, che ancora oggi causano vittime.

“Li spazzeremo via per 100 anni”: perché si parla di genocidio in Tigray

Secondo il report di New Lines Institute, ci sono basi ragionevoli per sostenere che, durante la guerra in Etiopia, abbia avuto luogo un genocidio in Tigray.

Uno dei principali elementi di prova, è la manifestazione pubblica delle autorità etiopi del desiderio di “cancellare la popolazione tigrina in quanto gruppo etnico.
Più volte, i membri delle Forze Armate Etiopi si sono riferiti a loro con epiteti come “cancro” ed “erbacce“, e hanno sostenuto che “il Tigray deve essere purificato“.
Alti membri del governo, e persone a loro vicine, avrebbero persino dichiarato l’intento di “spazzare via i tigrini per 100 anni“.
Secondo il consigliere per gli affari sociali del primo ministro Abiy, Daniel Kibret, i tigrini dovrebbero sparire definitivamente dalla Storia.

Dovrebbero essere cancellati e scomparsi dai documenti storici. Una persona che vuole studiarle non dovrebbe trovare nulla su di loro. Forse può scoprirli scavando nel terreno

Con la diffusione di tale retorica discriminatoria, i membri della popolazione del Tigray sono stati rimossi da ogni incarico pubblico e servizio civile. Le aziende hanno iniziato a licenziarli, i locali pubblici a bandirli.
Sono aumentate le perquisizioni e i controlli della polizia, sia verso gli adulti che verso i bambini.
Secondo una delle vittime, il desiderio di eliminare i tigrini era talmente ossessivo che “anche una sola goccia di sangue tigrino in qualcuno è una condanna a morte“.
Un altro, ha descritto come, aldilà di ogni legge, fosse diventata “una cosa eroica uccidere un tigrino“.

Alza il machete, l’ascia o la pistola e accendi la campagna contro i tigrini rinnegati nelle rispettive aree. Accendi il massacro, fino al punto in cui nessun tigrino sopravviva

Anche le violenze sessuali erano apparentemente legate a un intento di genocidio in Tigray, in quanto lo scopo sembra essere stato proprio quello di impedire le nascite.

Un utero tigrino non dovrebbe mai partorire

Una donna vittima di stupro ha testimoniato di aver sentito le frasi: “i tigrini dovrebbero sparire dalla terra” perché sono “malvagi“. E, durante molte delle violenze, soldati e miliziani sostenevano di star “purificando il sangue” di una donna tigrina, “ripulendo” la sua discendenza.
Questo dipende dal fatto che la cultura tigrina è patrilineare. Perciò, la conseguenza del concepimento di un bambino da parte di un uomo che non è tigrino è che il bambino viene privato della sua identità di nascita.
Oltre a tutto ciò, una donna vittima di stupro finisce spesso indigente e cacciata dalla società.

Sono migliaia le donne e ragazze che hanno subito violenze e stupri, così come gli uomini e i bambini vittime di omicidio.
E i tigrini imprigionati illegalmente, sottoposti a torture e isolamento, e rimasti in detenzione anche dopo il novembre 2022. Alcuni di loro, condannati alla sparizione forzata.
Quelli fuggiti, di loro spontanea volontà, o a causa della confisca della carta d’identità.
Nel frattempo, le Forze Armate Etiopi e le milizie affiliate hanno distrutto i raccolti, dato fuoco ai terreni agricoli, e dirottato le spedizioni umanitarie di cibo, spingendo la regione sull’orlo della carestia e causando la morte di centinaia di migliaia di abitanti.
Inoltre, hanno causato il collasso del sistema sanitario, tramite vandalismi, saccheggi, e distruzione o appropriazione delle infrastrutture.

Guerra in Etiopia e genocidio in Tigray: perché interessa oggi?

Nonostante la guerra in Etiopia si sia conclusa da quasi due anni, il rapporto di New Lines Institute ha una grande importanza.

La speranza, come spiega il Direttore di New Lines Institute, Azeem Ibrahim, è che il rapporto fornisca un’analisi giuridica dettagliata e convincente. Tale, da richiamare l’attenzione della comunità internazionale e degli Stati parte della Convenzione sul Genocidio, così che questi possano, infine, intervenire.

Riconoscere che c’è una base ragionevole per credere che sia stato commesso un genocidio in Tigray, infatti, è importante per aiutare i responsabili politici a formulare una risposta appropriata, sia in tema di responsabilità che di risarcimento delle vittime e delle comunità colpite.

Le vittime porteranno con sé cicatrici e abusi di un conflitto che, nonostante un’apparente cessazione delle ostilità nel 2022, non ha portato a una pace stabile.
Vite innocenti continuano a essere perse e molti milioni di persone continuano ad affrontare l’insicurezza alimentare derivante dalle campagne militari. Deve essere concesso più tempo non solo per indagare e, se necessario, fornire responsabilità per il blocco degli aiuti umanitari che ha contribuito alla morte di centinaia di migliaia di tigrini, ma anche per indagare e fornire responsabilità per gli omicidi di massa, gli stupri, gli sfollamenti forzati, gli abusi fisici e le torture che hanno avuto luogo, così come per gli attacchi alle infrastrutture civili chiave come il sistema sanitario.

Indipendentemente dal fatto che questa apparente condotta da parte delle forze etiopi e alleate sia stata commessa come parte di un piano, o che sia stata sostenuta ad alti livelli, l’Etiopia è obbligata, in quanto Stato parte della Convenzione sul genocidio, a intraprendere azioni efficaci per prevenire la commissione di atti di genocidio e a punire tali atti se si sono verificati.
Gli Stati e la comunità internazionale dovrebbero adottare misure per garantire un’indagine penale internazionale, imparziale e indipendente, per esercitare la giurisdizione universale ove possibile e garantire che nel Tigray si possa finalmente avere giustizia

Giulia Calvani

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