Francesco Guccini si recherà alle urne per prendere parte alla scelta collettiva del nuovo segretario del Partito Democratico.
Il cantautore emiliano si riavvicina alla politica dem e torna a votare alle primarie, dopo la delusione dell’era renziana e un’escursione in Sinistra Ecologia Libertà alle elezioni regionali del 2014.
“Come cittadino mi riconosco in questa parte politica, mi appartiene” spiega il “maestrone” dalla sua casa di Pavana nell’alto Appennino tra Bologna e Pistoia. “Occorre rafforzare la sinistra di fronte a questo governo. Se saranno tanti quelli che andranno a votare, magari oltre il milione, arriverà un segnale molto forte, sia all’esecutivo che all’Italia tutta. Al contrario, se alle urne ci andranno in pochi il segnale sarà la scarsa incisività della sinistra”.
Un mese esatto fa, Francesco Guccini si è scagliato con violenza contro l’attuale ministro dell’Interno. Durante un incontro con gli studenti della Normale di Pisa, in occasione della presentazione del suo libro Canzoni, risponde a domande sull’attuale politica italiana. “Ho una gran paura, sento aria di Weimar. Adolf Hitler fu eletto dal popolo, e quando sento dire la frase ‘sono stato eletto da 60 milioni di italiani’ mi sembra un po’ pericolosa.” Niente giri di parole. Niente fronzoli. Niente mezzi termini. Guccini scaglia l’avvelenata contro Matteo Salvini, paragonandolo a un nuovo nazismo. L’unico appello che si sente di lanciare ai giovani presenti, è il seguente: “Leggete, leggete, leggete!”.
Il percorso gucciniano nel Partito Democratico
L’ultima intesa tra Guccini e il Pd risale al 2012, quando abbracciò la linea democratica bersaniana. Nel 2013, in seguito alla bocciatura di Prodi alla presidenza della Repubblica e all’alleanza con Silvio Berlusconi, fu lo stesso Guccini a dire: “Non so più se il Partito democratico sia ancora il mio partito”. Fu da quel momento, e dalla rapida ascesa di Matteo Renzi, che Guccini scelse di intraprendere strade alternative, ma parallele, al Partito Democratico. Nel 2014, alle elezioni regionali che hanno portato alla vittoria di Stefano Bonaccini, Guccini votò per il candidato di Sel Igor Taruffo, nonostante le moine di Renzi che nominò il “Maestrone” quale suo “cantante preferito”.
Sono passati dunque sette anni dall’ultima intesa con il Partito Democratico. E’ servita una violenta folata di nazionalismo a far tornare Guccini sui suoi passi. Come tanti, anche lui appartiene a quella linea di sinistra convinta che soltanto un fronte unitario potrà spostare l’asticella dei consensi in direzione contraria all’attuale governo giallo-verde. Il nome del candidato votato, ovviamente, non l’ha reso pubblico. Ma è forse questo l’importante? Il segnale forte arriverà non tanto con la percentuale di vittoria al 50%+1, ma con la percentuale di affluenza alle urne. Finalmente si saprà quanti sono quelli che non si sentono tirati in causa in quei 60 milioni decantati da Salvini.
Ilaria Genovese