Guardiani della Galassia Vol. 2 è il secondo capitolo di una saga destinata a entrare nella storia dell’Universo Marvel e del cinema in generale. Il motivo è chiaro anche se per i neofiti del genere potrebbe apparire singolare. Racchiude dentro di sé gli stilemi di un cinema classico, quello di fantascienza, e le intuizioni geniali del suo autore caratterizzate da sferzante ironia e abbondanti dosi di sarcasmo e irriverenza.
Il risultato è un’opera gigantesca stile Guerre Stellari ma dai tratti comici e dalle peculiarità di una commedia, adatta a qualsiasi tipo di spettatore, dal più grande al più piccino, maschio o femmina che sia. Il regista, un certo James Gunn, nato negli anni 70 e figlio di quella cultura hippie e ribelle, trasmette lo humor delle sue prime sceneggiature (Tromeo and Juliett, Terror Filmer) al racconto Marvel, come tutti sanno basato sui supereroi, divenuti nell’ultima decade vero cuore pulsante dell’industria cinematografica hollywoodiana. Così se Batman, l’Uomo ragno e Superman continuano ad essere i pilastri indiscussi sui quali si fonda il genere supereroistico, negli ultimi anni si è profusa l’immagine del supereroe ribelle, anticonvenzionale.
Guardiani della Galassia nasce proprio dall’esigenza di trasporre su grande schermo le storie dei fumetti meno noti al pubblico di massa rispondendo da un alto ad una richiesta di tipo commerciale (nel frattempo la Marvel è diventata Disney), dall’altro alla velleità di imporre alle nuove generazioni personaggi di nicchia, per certi versi ambigui ma molto più riconducibili alla nostra epoca e nei quali siamo perfettamente in grado di immedesimarci. Ecco che dal 2008 in poi si impongono personaggi come Iron Man, interpretato dal grande Robert Dowing Junior, Dead Pool, fino ad arrivare ai protagonisti di Guardiani della Galassia, giunti al cinema nel 2014 e da allora in costante ascesa. Cos’hanno in comune questi supereroi meno famosi ma così ben fatti è quel politicamente scorretto che li differenzia in tutto e per tutto da Bruce Wayne e Clark Kent, Batman e Superman.
Il film attualmente in sala è il proseguo del fortunato debutto di due anni fa e prosegue per filo e per segno le avventure di Star-Lord, Rocket, Gamora e Drax, quattro prodi mercenari galattici. Le loro vicende, ambientate in un universo fantasy/ fantascientifico a metà tra Guerre Stellari e Star Trek, sono figlie del mondo da cui provengono, i fumetti marvel e i film commerciali da grande budget e costosissimi effetti speciali, e , in quanto tali, hanno sempre a che fare con cattivi da combattere e vite da salvare, inseguimenti mozzafiato a bordo di astronavi spaziali e battaglie epiche su pianeti alieni, ma sono lo spessore e le caratteristiche psicologiche dei 4 protagonisti di cui sopra a tracciare una linea di demarcazione tra il cinema di James Gunn ed il resto delle produzioni di questo genere.
Star-Lord e Gamora, ma soprattutto Rocket, Drax ed il piccolo Groot, al di là delle loro fattezze (parliamo di un procione ed un albero parlanti) sono così umani che i difetti ne superano i pregi. E’ vero che incarnano il modello archetipo dell’eroe, ma solo nei combattimenti. Inoltre passano il tempo a offendersi pesantemente ma anche a chiedersi scusa, a riflettere sul passato scientemente, come dimostra il protagonista Star-Lord, costretto a fare i conti con la figura paterna e a dare un senso alla propria esistenza.
Battute politicamente scorrette dominano la scena e sono onnipresenti, l’irriverenza è al culmine ed il sarcasmo dei protagonisti è persino volutamente spietato. Vedere per credere gli emblematici commenti che Drax rivolge a Mantis sul suo aspetto fisico. L’effetto è quello di una totale assenza di ipocrisia, tra comportamenti insolenti e provocatori, in un gruppo di amici che non se le manda a dire, che appaiono molto più umanizzati delle loro controparti classiche ispirate al mito del dio greco, perfetti dal punto di vista fisico e morale ma irraggiungibili.
Per questo l’immedesimazione in un film come Guardiani della Galassia è una cosa naturale. Ci rispecchiamo nella sofferenza di Rocket, nella dolcezza di baby Groot, nel sentimento provato dal protagonista per Gamora che a sua volta vive un rapporto di amore/odio nei confronti di sua sorella, Nebula. Le dinamiche che il regista e sceneggiatore James Gunn pone sotto la lente d’ingrandimento della sua macchina da presa ci riguardano da vicino ed impressiona la sua capacità di affrontarle senza mai smettere di farci ridere attraverso una sequela di gag che non hanno nulla di già visto, riuscendo a farci rimanere incollati alla poltrona.
Cosa dire in conclusione di Guardiani della Galassia Vol. 2 che non sia già stato detto o scritto, se non ribadire che i fan del primo capitolo lo ameranno ancora di più perché capace di rimanere sulla stessa linea del film del 2014 e che i nuovi spettatori scopriranno qualcosa di assolutamente atipico nell’universo cinematografico ergendolo a piccolo cult destinato a rimanere negli anni.
Salvatore Rizzo