Guantánamo, l’11 gennaio 2002 l’apertura: 23 anni di torture

Guantánamo 11 gennaio 2002 diritti umani violati

L’11 gennaio 2002, le autorità statunitensi inauguravano il centro di detenzione militare di Guantánamo, una struttura che sarebbe diventata simbolo di gravi violazioni dei diritti umani. Da quel momento, centinaia di detenuti, provenienti da diverse nazioni, sono stati rinchiusi senza accuse formali, senza alcuna possibilità di un giusto processo e, in molti casi, vittime di trattamenti disumani. La sua apertura fu una risposta alle azioni terroristiche dell’11 settembre 2001, ma il suo funzionamento ha alimentato preoccupazioni su come gli Stati Uniti gestiscono la sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali.

Negli oltre due decenni di attività, più di 780 uomini sono stati imprigionati a Guantánamo, accusati di legami con gruppi estremisti, ma senza mai affrontare un processo legittimo. Nonostante l’alternarsi dei presidenti americani, la prigione ha continuato a restare in funzione, divenendo un simbolo di abusi a livello globale.

Le violazioni sistematiche all’interno della prigione

Le organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno più volte documentato le atrocità che si verificano all’interno di Guantánamo. Tra queste, figurano torture fisiche e psicologiche, tra cui il famigerato “waterboarding” (sospensione simulata del soffocamento), nonché l’isolamento prolungato, la privazione del sonno e il trattamento crudele dei prigionieri.

I detenuti sono stati spesso imprigionati senza accuse ufficiali, senza poter usufruire del diritto alla difesa e senza che venisse loro offerto un processo equo. Le condizioni di vita nelle celle sono state descritte come intollerabili, con spazi angusti e scarsamente illuminati, e un accesso estremamente limitato a cure mediche.

Il governo statunitense ha risposto in modo inadeguato, con giustificazioni che spesso si concentravano sulla sicurezza nazionale piuttosto che sui diritti individuali. Nonostante le promesse di chiusura da parte di vari presidenti, le violazioni sono continuate, minando la credibilità degli Stati Uniti come leader nel promuovere i diritti umani a livello globale.

Un passo avanti: il trasferimento dei detenuti

Il 7 gennaio 2023, il governo degli Stati Uniti ha annunciato il trasferimento in Oman di 11 detenuti, un’azione che ha suscitato una certa speranza tra gli attivisti per i diritti umani. Daphne Eviatar, direttrice del programma di sicurezza e diritti umani di Amnesty International Usa, ha accolto positivamente questo sviluppo, ma ha insistito sul fatto che questo rappresenta solo un primo passo. “Il trasferimento è una notizia positiva, ma non basta“, ha affermato. “Ora è il momento di chiudere definitivamente Guantánamo e di porre fine alla detenzione senza accusa“.



Nonostante questo avanzamento, restano ancora 15 prigionieri trattenuti per anni senza che fosse presentata alcuna prova contro di loro. Amnesty ha ripetutamente chiesto al presidente Joe Biden di risolvere questa situazione, trasferendo i prigionieri rimasti e mettendo fine alla struttura di detenzione.

Le parole di Amnesty International

Nel 2021, Amnesty International aveva pubblicato un rapporto che documentava le persistenti violazioni dei diritti umani a Guantánamo. In quel documento, l’organizzazione sottolineava che la prigione non solo rappresentava una violazione dei diritti dei detenuti, ma era anche simbolo di un’intollerabile ingiustizia. La detenzione di individui senza accuse e senza un processo è incompatibile con gli impegni internazionali degli Stati Uniti, eppure la prigione è rimasta operativa per anni, nonostante le pressioni globali.

Eviatar, parlando a nome di Amnesty, ha insistito sul fatto che il governo degli Stati Uniti ha il dovere di rispettare i diritti fondamentali di tutte le persone detenute a Guantánamo. “Il trasferimento dei detenuti è un passo in avanti, ma ora è fondamentale che il governo degli Stati Uniti agisca per chiudere la struttura e porre fine a questa ingiustizia sistematica”, ha affermato.

La lotta per la giustizia

Anche se alcuni detenuti sono stati trasferiti, Guantánamo continua a essere una struttura di detenzione dove i diritti umani sono violati quotidianamente. Per molti attivisti la chiusura definitiva del centro di detenzione è l’unica soluzione per mettere fine a questa lunga storia di abusi. Gli Stati Uniti, come nazione che si vanta di difendere la giustizia e le libertà fondamentali, devono prendere una posizione chiara sugli abusi che avvengono nella prigione e sul trasferimento degli ultimi prigionieri, che sono ancora privi di accuse formali.

Guantánamo: un simbolo di abuso e di ingiustizia

Il centro di detenzione di Guantánamo è stato istituito come risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre, ma la sua esistenza ha mostrato le difficoltà nell’affrontare minacce globali rispettando al contempo i diritti umani. La detenzione senza processo, la tortura e le condizioni disumane all’interno di Guantánamo hanno minato la posizione degli Stati Uniti come difensori della libertà e della giustizia.

Vincenzo Ciervo

 

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