Cafè Society, Tutto il grottesco di Woody: Una commedia esagerata durante la quale io ho riso ad ogni assurdità, su tutto ciò che sopra le righe veniva detto. Il riso del grottesco: in genere a tutto ciò che, per essere goffo, paradossale, innaturale, muove il riso pur senza rallegrare
Un gioco al rialzo su vizi e modi di fare, mettendo in ridicolo cinema e malavita, amore e non amore.
Café Society è un locale di intrattenimento, e la pellicola, pardon non più, il film è in digitale, ci intrattiene con la magia del cinema. Un colore delizioso, la patina del tempo, si deposita sui personaggi e sugli ambienti aranciati, vestita di plumetis lei, la donna amata da zio e nipote, ed in rosso l’altra. Bianco e rosso contrapposto.
Il film inizia in piscina, in una villa di Los Angeles, siamo ad Hollywood, tutto sfavilla e il produttore o l’agente dice la prima battuta che io ripeto spesso e non dirò più:”Io sono il primo a scoprire…” e dice il nome dell’attore che ora non ricordo. Non dirò più di chi io abbia scritto per prima.
Nel continuo gioco della sovraesposizione vediamo un gangster ammazzare un vicino di casa della sorella per una radio troppo alta, già però intuiamo il gioco e ne ridiamo prima, così come rido alla telefonata dello zio di Robert al fioraio per omaggiare la segretaria del weekend trascorso. ” Mandale cinquanta rose rosse, interruzione perché passa la moglie e riprende, anzi cento rose rosse.” Cento? Cento… Cento. Rido ancora adesso scrivendo mentre visualizzo cento rose rosse che, se mi fossero recapitate, mi farebbero fuggire via da qualsiasi spasimante. Scemo, direi io.
“La vita è una commedia scritta da un sadico commediografo.” fa dire il regista a Robert, il nipote giunto da New York a Los Angeles per lavorare con lo zio . I due mondi si fronteggiano, Il cinema e la strada, la storia e la narrazione, il tempo sta finendo.
L’epoca è la seconda metà degli anni Trenta, due coniugi hanno cenato da Hitler, dice in un passaggio la voce narrante, e la Storia sta nel cinema a dare il rintocco della mezzanotte.
Ai brindisi finali ognuno si troverà accanto al coniuge sbagliato, al cinema sbagliato, alla cenere dispersa, e resterà quel gesto quasi iniziale di Robert del dare i soldi, di pagare la ragazza per far l’amore e non averlo poi fatto per non aver responsabilità, essendo lei alla sua prima volta.
Così noi usciamo con la sensazione di aver pagato il biglietto per vedere un film che non abbiamo voluto vedere.
La trama era questa:” Famiglia ebrea. New York. Bobby Dorfman in cerca di lavoro lascia la bottega del padre e la East Coast per la California, dove lo zio gestisce un’agenzia che cura la carriera dei divi hollywoodiani. Bobby non resterà a lungo e tornerà a casa per dirigere con charme il “Café Society” il night club dove Allen suona il sassofono.” Ed è il sassofono di Woody che suona con la sua voce narrante una favola grottesca. Per tutto il film ho riso e prima che finisse avevo indovinato la scena finale e ho mormorato “è finito”
Dell’amore nessuna traccia