Etna: la granita profanatrice e la vendetta dell’Uomo Preistorico

Carlo Barbieri

Di Carlo Barbieri

 

Leggo che un gruppetto di escursionisti in visita alla Grotta del Gelo, protettissimo gioiello dell’Etna così chiamata per il suo ghiaccio perenne, ha usato il medesimo per farcisi una bella granita accompagnata da brioches. Non è stato un raptus, un atto di irresponsabilità per il quale si potrebbe invocare la temporanea infermità mentale;  ma un atto deliberato e preparato con cura – tant’è che i protagonisti sono arrivati sul posto con l’attrezzatura necessaria, e poi hanno pubblicato su Facebook e Youtube foto e filmato della bravata. La cosa è grave, perché la Grotta del Gelo fa parte della zona A del parco dell’Etna, ricade in Area di Interesse Comunitario e vi è proibilta l’asportazione di qualsiasi cosa.

Del gruppetto facevano parte guide di due associazioni diverse – ma almeno una delle due si sarebbe dissociata dicendo che “la sua guida era lì con gli altri visitatori, ma non li accompagnava”. L’“evento” è comparso anche sul sito Siciliaincammino, che però ha fatto sapere di “non essere responsabile della pubblicità”.

Secondo voi come andrà a finire?

Io dico che non succederà niente.

L’unica speranza è riposta nella vendetta ell’Uomo Preistorico.

Mi auguro che qualche decina di migliaia di anni fa uno di loro abbia depositato in un angolo della grotta il suo bisognone quotidiano e che questo, con il suo carico di paleobatteri, sia andato a far parte della granita, con conseguente inarrestabile, vulcanica botta erutto-esplosiva di diarrea che costringa a lungo sul water i moderni profanatori.

Se questa cosa dovesse verificarsi sul serio, pretendo il copyright, anche perché ho pronto il nome per il batterio giustiziere:

Paleobacter Diarroicus Graniticus Etnae.

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