“Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte”. Grillo sceglie di citare il momento finale del film The Truman Show per dichiarare il proprio addio. Il protagonista, nel film interpretato da Jim Carrey, decide di lasciare il set che lo ha tenuto prigioniero per tutta la vita. Un’uscita simbolica che giunge dopo l’esito del secondo voto della base pentastellata, un referendum interno che ha cancellato la figura del garante e avviato un percorso di riforma strutturale del movimento. Una scelta che segna la fine della funzione di guida politica di Grillo.
La fine del “garante” e il cambiamento radicale
Il secondo voto della base ha messo fine alla figura del garante, quel ruolo che, per anni, aveva rappresentato una sorta di faro morale e politico all’interno del Movimento. Fino a quel momento, Grillo era stato visto come l’intoccabile custode dei principi fondamentali della formazione politica che lui stesso aveva creato.
Tuttavia, le circostanze politiche e i cambiamenti interni al movimento hanno reso necessario un ripensamento. La proposta di modificare la struttura del M5S è stata accolta con favore dalla base, segnando una netta separazione tra la figura di Grillo e quella del movimento. La sua leadership, quindi, è entrata in crisi, travolta da un sistema che, a sua volta, sembrava non più in grado di rispondere alle sfide politiche contemporanee.
La rimozione del garante rappresenta una rottura con la tradizione iniziale del Movimento. La decisione di votare contro il mantenimento di questo ruolo, che per anni ha visto Grillo come punto di riferimento indiscusso, segnala una vera e propria trasformazione del M5S, ormai lontano dalle sue origini. Con questa mossa, la base ha implicitamente contestato l’autorità di Grillo, richiedendo una riorganizzazione che sembrava inevitabile.
Un “Truman Show” alla rovescia
Nel suo post social, Grillo non ha fatto mistero di voler fare un passo indietro. Le parole scelte per accompagnare il messaggio sono esplicite: “Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte”. Un saluto che riecheggia la celebre frase di Truman Burbank, il protagonista del film di Peter Weir, che decide di abbandonare il set televisivo che lo ha tenuto prigioniero per tutta la sua vita.
Con questo riferimento cinematografico, Grillo sembra voler dire addio a un sistema che lo ha visto al centro di ogni decisione del M5S, purtroppo senza la consapevolezza di essere parte di uno spettacolo che ormai non può più soddisfare le aspettative di una base in evoluzione.
Il paragone con Truman è tanto azzeccato quanto rivelatore. Come Truman, che si rende conto di essere prigioniero di un mondo finto e decide di uscirne attraverso una porta che si apre davanti a lui, anche Grillo pare voler attraversare una soglia simbolica, uscendo da una scena che non lo rappresenta più.
La sua figura, una volta onnipresente e carismatica, è ora percepita come un ingranaggio di un sistema che non funziona più, e che non è più in grado di rispondere alle necessità di un movimento che ha cambiato profondamente pelle. L’uscita di scena di Grillo, quindi, può essere letta come una risposta alle sfide interne ed esterne che il M5S ha dovuto affrontare.
La crisi di identità del m5s
Negli ultimi anni, il Movimento 5 Stelle ha vissuto una profonda crisi di identità. Se in passato l’ascesa politica di Grillo aveva portato il M5S alla ribalta come una forza dirompente e alternativa al sistema, oggi quella stessa identità sembra essere sempre più sfocata. La continua ricerca di un equilibrio tra le sue anime – quella più radicale e quella più istituzionale – ha determinato una progressiva disgregazione della sua base elettorale. La sconfitta nelle elezioni e l’incapacità di rinnovarsi in maniera adeguata hanno spinto il movimento a una necessaria riflessione sul proprio futuro.
Con la fine del ruolo di Grillo come garante, il M5S si trova ora di fronte a una sfida esistenziale. Come può il movimento, privo di una figura forte come quella di Grillo, orientarsi verso il futuro? La possibilità di rinnovarsi e di adattarsi alle nuove dinamiche politiche sarà la chiave per la sua sopravvivenza. Tuttavia, questa transizione richiede tempo, e soprattutto, un’ alleanza con una base che non sembra più disposta a seguire acriticamente le direttive provenienti dalla cima del movimento.
Conte il nuovo leader
Con l’uscita di scena di Grillo, si apre inevitabilmente la strada a Giuseppe Conte, già presidente in carica del Movimento. A ostacolargli i suoi di movimenti, finora era stato il suo superiore al vertice: il garante Beppe. Con la sua uscita di scena, Conte avrà la necessaria libertà per avviare quel processo di riforme al partito da lui sempre auspicato.