Grillo sbarca di Netflix, preceduto da una scia di polemiche. Il 10 Febbraio è stato messo fra gli spettacoli visibili “Grillo vs Grillo”, registrato a Genova il 12 Dicembre. Già all’annuncio sulla pagina fan di Netflix, sotto il video del trailer, i commenti dividevano il pubblico in due fazioni distinte. C’è da dire che l’atteggiamento dei sostenitori dei cinque stelle non aiuta. Non è in linea con quello che Grillo si aspetta, stando allo spettacolo che ho visto. Ma come Grillo stesso dice e ripete con forza: “In Italia siamo abituati a delegare”. Intanto i suoi sostenitori attaccano chiunque faccia battute di spirito sul M5S. Battutacce decisamente ricambiate da chi è stato attaccato.
Se avessi digerito, non ci sarebbe stato il movimento…
Eppure sarebbe bastato guardare lo spettacolo per rendersene conto, e invece a noi italiani piace parlare a vanvera. Pièce divertente, in parte seriosa, dove Grillo traccia una linea dalla sua nascita fino a quella del M5S. Un Movimento che nasce dalla cattiva digestione e dall’insonnia, narra il comico. Dopo il prevedibile scoppio di risate aggiunge che è il frutto di un bisogno interiore di fare qualcosa per gli altri senza averne un ritorno.
È questo, in sostanza, il tormento che ha generato una nuova realtà politica. Il fatto che il mondo andasse a rotoli e che non si vedesse modo di partecipare a salvarlo. È questo il “dolore di stomaco” più grande di Beppe che per sottolineare la cosa fa vedere anche la sua gastroscopia.
Non nasconde che, nel corso della carriera, ha collezionato una serie di querele. Sono diventati processi ancora in atto, tranne alcuni che hanno visto la morte degli avvocati o degli stessi querelanti per vecchiaia. Un caso su tutti: Rita Levi Montalcini. Dice di lei che è l’unica di cui ha avuto un certo timore.
Ma cos’è il “movimento”?
Il succo del discorso si può riassumere semplicemente che “il movimento” non nasce con un interesse altro, se non quello di mettere ai posti di comando le persone che di quella materia già si occupano da anni. Perché secondo la visione di Grillo il ministero è un ruolo”gestionale” e non politico. E il gestore deve avere conoscenza della materia. Sulla carta avrebbe tutte le ragioni di questo mondo, secondo il mio punto di vista. Il problema è che io ricordo di aver visto più “disoccupati neolaureati” e gente senza “un grande bagaglio di esperienza” rispetto ad altri alle ultime elezioni.
Comunque, tornando allo spettacolo, Il punto centrale su cui Beppe Grillo batte incessantemente è quello di “non scendere a compromessi“. Racconta orgogliosamente di aver rifiutato anche un “contrattone” con Berlusconi. E una volta non scesi a compromessi, continua, non aspettare che qualcuno risolva le cose per noi! Basta delegare ma agire in proprio. Anche qui concetti inconfutabili. Peccato, però, che lo spettacolo culmina in un momento in cui lui dice che non si monterà la testa. Arriva a dire che qualora lo facesse vorrebbe essere mandato a “stendere” (evitiamo la parolaccia) e, questa parte, i suoi estimatori non pare che l’abbiano capita. L’unica caduta di stile è la celebrazione del mangiare il grillo caramellato come fosse l’eucarestia. Quello forse stonava un po’ con il tono di tutta la pièce, fino ad allora bilanciatissima.
Casaleggio appena nominato…
Il tour che si è concluso al Politeama di Genova. Nel sito dello spettacolo si riporta il messaggio: “Se l’è presa con tutti, mancava solo lui”. Promessa mantenuta, anche se cade l’occhio sulla citazione veloce di Casaleggio, inferiore a quella per Donato Bilancia. Se non fosse stata preceduta da tutto questo battibeccare in difesa di Grillo, probabilmente non avrebbe suscitato attenzioni in più. Che da un lato non se ne possa più di sentir parlare dei cinque stelle, ci sta, perché pare che non si parli altro che di loro, Raggi in testa. Ma questo non toglie che questo sia l’obiettivo dei media. Più se ne parla e più sarà facile creare il rifiuto popolare.
La sovraesposizione alla notizia porta alla stanchezza e alla disattenzione come al solito. Il sapere da dove viene la logica di un movimento può essere invece interessante. Peccato che, la strenua difesa dei grillini somigli spesso a quella esercitata da coloro che contestano. Questo lascia pensare che tra l’idea di Grillo e la sua attuazione, non ci passi un mare, bensì un oceano.
Conclusioni da telespettatrice
Io invece credo che questo lavoro vada guardato al netto di quello che ognuno di noi pensa o vota perché le buone premesse, per farci su un paio di riflessioni, ci sono. Quello che manca è l’apertura mentale e l’autocritica oggettiva e mettersi alla prova è sempre una buona cosa. Democrazia e Stato non sono e non devono essere l’escamotage per fare dell’altro tifo da stadio. Obbligano a serietà e compostezza nell’analisi dei reali fattori di rischio e di beneficio. Solo con un dialogo costruttivo si può creare le condizioni per uno stato migliore e più civile di quello di oggi.
Rimane il fatto che forse, il segreto dell’accordo Netflix/Grillo, si nasconde dietro le prevedibili polemiche. Prevedibilità che un po’ sconcerta e un po’ scoccia, ma che ha rispettato le aspettative.
Simona Scravaglieri