Great Green Wall, un progetto ambizioso: una muraglia verde di 8.000 chilometri per arginare le minacce ambientali e aumentare la resilienza del Sahel
Il mondo sta cambiando, è in corso un progetto chiamato Great Green Wall che cambierà l’Africa. La desertificazione è un grave problema che attanaglia costantemente tutto il mondo. Ma c’è una zona maggiormente colpita, la regione del Sahel. Oltre a sostenere il peso di questo problema è anche sede di alcune tra le comunità più povere del mondo.
Le stime effettuate dall’Onu
Circa due terzi delle terre coltivabili africane sono prossimi alla desertificazione da qui fino al 2025. Ad oggi il 40% dei terreni è minacciato dall’inaridimento. Ogni anno si perdono due milioni di ettari verdi per ogni due chilometri espugnati dal deserto. Oltre al terreno, a fare le spese di questi problemi ci sono 500 milioni di persone, costrette a migrare, vedendo il territorio devastato dalla scarsità idrica e dall’erosione. La lente d’ingrandimento sugli effetti del disboscamento è stata posta in tempi lontanissimi, risalenti al colonialismo del 19esimo secolo.
Esperti inglesi e francesi impegnati in ricerche nella zona del Nord Africa furono i primi a rendersi conto di quello che stava accadendo. Fin dal primo istante capirono che i responsabili di tutto questo eravamo noi umani.
Great Green Wall per contrastare la desertificazione
Moltissimi anni dopo, nel lontano 1952, fu Richard St. Barbe Baker, silvicoltore e pioniere dell’attivismo ambientale inglese, che iniziò a pensare ad una soluzione per questo enorme problema da risolvere. Immaginò una barriera verde di alberi con una larghezza di 50 chilometri che dividesse esattamente in due il cuore dell’Africa, da una costa all’altra.
Questa idea è rimasta tale per svariati anni. Fino a quando, nel 2002 in Ciad, durante la giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità, l’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, ha lanciato la proposta del Great Green Wall. Cinque anni più tardi, il prospetto verrà approvato dalla Comunità degli Stati del Sahel e del Sahara.
Ormai, da più di dieci anni, sono in corso i lavori
Questi, potrebbero modificare nettamente l’aspetto e l’ecosfera di una lunga tratta di territorio che attraversa tutta l’Africa. Nel 2007, l’Unione Africana ha infatti dato il via libera a questo ambizioso progetto.
L’iniziativa Great Green Wall è interamente guidata e finanziata dall’Africa
Il progetto punta a far crescere questa meraviglia naturale. Milioni di alberi sono già stati piantati dal 2007 lungo il confine meridionale del deserto del Sahara. Altri ne verranno piantati ancora.
La Grande Muraglia Verde diventerà la più grande struttura vivente sulla Terra.
Hanno sfruttato molteplici strumenti ecologici e tecnologici per tirar su questa cintura di vegetazione. Ovviamente differenziati in base alle specifiche necessità biogeografiche di una singola area.
Il progetto ha riscosso molto successo. Il presidente irlandese Michael Higgins ha affermato che il Great Green Wall “rappresenta il miglior tipo di cooperazione internazionale che sarà richiesta in questo secolo”.
Ad oggi il Great Green Wall risulta completo per circa il 15%.
L’Africa si sta riprendendo dal baratro nel quale stava per cadere
Combattendo la desertificazione, le regioni hanno iniziato a vedere un aumento delle piogge e spazi agricoli più produttivi. “Il Great Green Wall mira a uno sviluppo sostenibile e rispettoso del clima, a tutti i livelli ”, chiarisce Elvis Paul Tangam, il responsabile dell’Unione Africana per questo progetto.
“La Grande Muraglia Verde promette di essere un vero punto di svolta. Fornirà un futuro più luminoso per i giovani rurali in Africa e la possibilità di rivitalizzare intere comunità”. Lo afferma Monique Barbut della Convenzione dell’ONU per la lotta alla desertificazione. “Può unire i giovani attorno a un’ambizione comune: creare una meraviglia del mondo del 21 ° secolo”, continua ad asserire.
“Le migrazioni hanno cambiato completamente la visione del Great Green Wall” ha dichiarato al Guardian Elvis Paul tangem, coordinatore del progetto “ora siamo più concentrati sull’occupazione, la sicurezza sociale e la sicurezza delle risorse naturali”.
Great Green Wall sarà ampliata
Prima ancora di concludere la costruzione della Grande muraglia verde, già si pensa a come fare per estenderla oltre i confini del Continente. Quest’evoluzione è stata annunciata dal direttore generale della Fao, Qu Dongyu, durante il Climate action summit svoltosi a New York nel settembre 2019.
L’idea progettata dall’architetto italiano Stefano Boeri è quella di creare entro il 2030 una rete di foreste urbane connesse tra loro. Copriranno una superficie complessiva di 500mila ettari sparse tra le città del Sahel e dell’Asia centrale.
“Siamo entrati in una nuova fase della storia umana, nella quale vedremo finalmente una nuova alleanza tra le foreste e le città, cioè tra due ambienti che la nostra specie ha sempre tenuto separati in quanto espressione l’uno del massimo di artificio e l’altro del massimo di naturalità”, commenta Boeri.
“Gli alberi e i boschi non saranno più solo una presenza decorativa o un ambiente da circoscrivere in aree protette, ma diventeranno parte integrante della sfera di vita di milioni di cittadini del mondo”, conclude l’architetto.
Francesca Danila Toscano