Secondo i dati di UNICEF sono circa 4 milioni le persone colpite dalle gravi inondazioni in Africa centrale e occidentale e alluvioni di tale gravità non se ne vedevano in questi luoghi da oltre 30 anni.
Gli sfollati sarebbero circa 500.000 e molti di loro sono bambini. I paesi coinvolti sono numerosi e tra questi Liberia, Nigeria, Mali, il Niger, il Sudan ed il Ciad.
Nel nord-est della Nigeria in particolare è esplosa una diga e l’allagamento ha causato notevoli danni ai villaggi circostanti e di conseguenza anche numerosi sfollati. Sempre secondo i dati UNICEF solo nella città di Maiduguri gli sfollati a causa dell’allagamento sarebbero oltre 200.000. Nella stessa regione sono almeno 61 le scuole danneggiate e 13 i centri sanitari non più utilizzabili.
Tra i paesi più colpiti c’è sicuramente il Ciad dove le piogge torrenziali iniziate già alla fine di luglio hanno causato inondazioni in tutto il Paese, 1,5 milioni di persone già colpite e 145 le vittime accertate. Sarebbero invece oltre 70.000 le case distrutte dal maltempo. L’intervento dell’UNICEF nel paese già nelle prime ore ha messo a disposizione della popolazione latrine per circa 2.200 persone e ha riabilitato molti punti d’acqua accessibili per circa 3.000 persone.
Particolarmente complicata la situazione nella regione del Darfur dove le inondazioni hanno distrutto ponti e strade e i fiumi Wadi sono difficili da attraversare anche per gli stessi soccorritori. A riguardo il Direttore Salute e Nutrizione di Save the Children Bashir Kamal Eldin Hamid ha spiegato:
«Le acque impetuose hanno distrutto l’unico ponte che collegava gli Stati del Darfur centrale e occidentale, creando un restringimento sul lato occidentale del fiume, con l’impossibilità per gli aiuti umanitari di raggiungere gli oltre 880 mila sfollati interni che si rifugiano nel Darfur centrale. Siamo preoccupati per il fatto che i bambini rischiano di rimanere per giorni o addirittura settimane senza cibo e medicine, esponendoli a un rischio maggiore di malnutrizione e altre malattie.»
Le gravi inondazioni in Africa hanno come conseguenza anche il possibile sviluppo di malattie come la malaria ed il colera le quali proliferano in assenza di acqua pulita e servizi igienici e sanitari adeguati, molti governi si sono mossi per contenere il problema. Ad esempio il governo del Mali che a fine agosto ha dichiarato lo stato di calamità naturale e ha disposto cliniche sanitarie mobili oltre che articoli di emergenza per la casa e per i servizi igienici. Secondo i dati più recenti nel paese sono quasi 72.000 i bambini colpiti dalle alluvioni e a forte rischio di ammalarsi.
Simile la situazione in Niger dove l’UNICEF sta distribuendo kit contro la malaria per circa 22.000 persone e assieme a ciò forniture per il trattamento dell’acqua, saponette e articoli domestici essenziali. Nel paese sono stimate attorno alle 650.000 le persone colpite dalle inondazioni.
In Sudan dove da oltre un anno imperversa una sanguinosa guerra tra due gruppi di potere le forti piogge hanno provocato ingenti danni soprattutto nel nord-est del paese e nella sola città di Abu Hamad sono morte 34 persone. Tra i danni più tangibili il crollo della diga di Arbat che aveva una capacità di 25 milioni di metri cubi d’acqua e che con la sua fuoriuscita ha distrutto case e coltivazioni e ha sfollato migliaia di persone.
Drammatica la situazione anche nella regione del Nilo bianco, nel sud del paese, dove il fiume è esondato in vari punti creando notevoli danni e uccidendo oltre 50 persone. Ciò che preoccupa adesso è che la stagione delle piogge potrebbe durare fino ad ottobre inoltrato ed è quindi possibile che il Nilo torni ad esondare nuovamente.
Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite sono 73.000 i sudanesi colpiti dalle piogge torrenziali e oltre 14.000 le case distrutte. Le autorità locali hanno lanciato appelli alla comunità internazionale per ricevere assistenza immediata e poter salvare le migliaia di persone danneggiate dalle gravi inondazioni in Africa.
Al momento i finanziamenti d’emergenza necessari per raggiungere i bambini e le famiglie colpite dalle gravi inondazioni in Africa ammontano a circa 6 miliardi di dollari complessivi e in questo senso l’ONU e soprattutto l’Alto Commissariato per i rifugiati stanno lavorando da mesi. Negli scorsi mesi l’UNHCR ha anche creato un fondo ad hoc per aiutare i cosiddetti “rifugiati climatici” ovvero quelle persone costrette a scappare da paesi vulnerabili al cambiamento climatico.