Le disuguaglianze nei quartieri periferici si fanno sempre più evidenti, gettando ombre sui sogni e le opportunità dei giovani e giovanissimi che in queste aree trovano difficile crescere e prosperare.
In un’Italia in cui le grandi città metropolitane attraggono sempre più residenti, emergono preoccupanti dati relativi alle condizioni di vita dei giovani, in particolare nei quartieri periferici. Una recente indagine, denominata “Fare spazio alla crescita“, promossa dall’organizzazione Save the Children, rivela che quasi 3,8 milioni di ragazzi di età compresa tra 0 e 19 anni vivono nelle 14 principali città metropolitane italiane e sono sempre più a rischio di mancanza di stimoli e opportunità di crescita.
Questo vasto contingente di giovani, distribuito su 114 municipi, si trova ad affrontare sfide significative, con ben 240 istituzioni scolastiche che rischiano di subire tagli o chiusure nei quartieri periferici. Save the Children sottolinea come in queste aree, dove risiedono la maggior parte dei bambini e degli adolescenti, spesso manchino occasioni di apprendimento e crescita, creando un vuoto che può portare all’isolamento e alla marginalizzazione dei giovani.
La situazione si fa ancora più critica per i quasi 13.000 minori che vivono senza una casa o una dimora fissa, dei quali ben 2 su 3 si concentrano nelle città metropolitane. Da qui nasce l’iniziativa denominata “Qui vivo“, una campagna volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà che questi giovani affrontano.
È innegabile che l’Italia stia vivendo una contraddizione evidente. Da un lato, si fa eco dell’allarme demografico dovuto al calo delle nascite di bambini, ma dall’altro si sta facendo troppo poco per promuovere ambienti di crescita in grado di accogliere i neogenitori con i loro figli. La carenza di spazi adeguati si fa sentire soprattutto nelle città metropolitane, che ospitano il 15% di tutti i minori tra 0 e 19 anni del Paese, ma al contempo il 36% dei contribuenti con un reddito inferiore a 10.000 euro annui.
Questa disparità nell’accesso agli spazi abitativi, scolastici e pubblici adeguati al benessere dei giovani si riflette chiaramente nelle differenze socioeconomiche ed educative tra le aree periferiche e quelle “centrali” delle città. Le zone periferiche concentrano forme di deprivazione educativa, economica e ambientale che mettono a rischio le aspirazioni delle nuove generazioni.
Nel dettaglio, tra i giovani di età compresa tra 0 e 19 anni, ben 3,78 milioni, quasi il 40%, risiede nelle 14 città metropolitane, dove il 13,7% dei contribuenti dichiara un reddito annuo inferiore ai 15.000 euro. Questi dati si aggravano nelle grandi città del Sud Italia, come Catania, Palermo e Messina, dove più della metà dei contribuenti guadagna meno di 15.000 euro l’anno.
Tuttavia, anche nel Centro e Nord Italia, in città come Roma, Venezia e altre, la concentrazione di cittadini a basso reddito è notevole. In queste città, le aree urbane caratterizzate da privazione socioeconomica sono spesso quelle che offrono meno spazi adeguati alla crescita dei giovani. La situazione abitativa inadeguata coinvolge un significativo numero di minori in tutto il Paese, con il 40% di essi che vive in case sovraffollate e un notevole numero di famiglie con almeno un figlio minore che abita in case danneggiate (9,2%), umide (13,7%) o scarsamente illuminate (5,4%). Tra i quasi 13.000 minori senza casa o dimora fissa, 2 su 3 sono nelle città metropolitane, che registrano anche il 45% di tutti i provvedimenti di sfratto.
Dinanzi a queste allarmanti disuguaglianze, Save the Children raccomanda un intervento immediato. L’organizzazione sottolinea la necessità di concentrare risorse e sforzi in queste aree, promuovendo politiche e programmi di rigenerazione urbana che mettano l’accento sull’accesso a spazi abitativi, educativi e pubblici di qualità. Le città metropolitane si distinguono negativamente anche nel settore scolastico, con il 70% degli edifici scolastici che non possiede un certificato di agibilità, oltre alla carenza di spazi collettivi come mense, palestre, aule tecniche e informatiche, che è superiore alla media nazionale già colpita da significative carenze.
In otto città metropolitane, l’accesso all’orario a tempo pieno nella scuola primaria è significativamente inferiore alla media nazionale, raggiungendo il 38%. Nelle scuole secondarie di primo grado, nove città metropolitane rimangono al di sotto della media nazionale del 13,3%, con alcune città come Palermo, Catania, e Reggio Calabria che presentano percentuali ancor più basse.
Affinché i giovani siano posti al centro delle politiche di sviluppo territoriale, Save the Children propone di stanziare fondi statali a lungo termine, superando la logica dei fondi straordinari, e creare un’“Agenda Urbana Nazionale per i Bambini.” Questa agenda dovrebbe prevedere interventi di recupero urbano co-progettati con i minori residenti nelle aree interessate. Tra i servizi essenziali da garantire nei territori di riferimento, vi è la fornitura di un pasto scolastico completo e gratuito al giorno per i minori appartenenti a famiglie in povertà certificata, la presenza di palestre e biblioteche in ogni scuola, e scuole aperte tutto il giorno per offrire tempo pieno nelle scuole primarie e tempo prolungato in quelle secondarie. Questi interventi potranno, infine, dare ai giovani la possibilità di frequentare spazi aggregativi giovanili, che includano orientamento e accompagnamento per coloro che non sono coinvolti in percorsi educativi o lavorativi.