Si chiama “malattia della pelle da acqua dolce” la grave dermatite che colpisce i cetacei, quando vivono in acque poco salate. Secondo Scientific Reports, la causa è il cambiamento climatico e sta decimando numerosi delfini in America e Australia.
I delfini tursiopi
Conosciuti e ammirati in tutto il mondo per le loro capacità acrobatiche e di apprendimento, i tursiopi (Tursiops truncatus) sono i delfini più studiati, poiché ampiamente presenti negli acquari e nei parchi acquatici. Fortunatamente, questa specie vive anche in natura, soprattutto negli ecosistemi costieri e, in particolare, dai tropici alle alte latitudini. Abitando zone soggette a cambiamenti stagionali, stocastici e antropici, le fonti possibili di stress sono molteplici e di varia natura. Ad esempio, l’Australia è nota per le drastiche variazioni climatiche, motivo per cui il tasso di mortalità dei mammiferi costieri è purtroppo molto alto. Tra le vittime più colpite ci sono i delfini Burrunan (Tursiops australis), i quali sulla pelle manifestano una grave dermatite, accompagnata anche da un’incontrollata proliferazione batterica e fungina.
FWSD – “malattia della pelle da acqua dolce”
Nato dalla collaborazione della Marine Mammal Foundation (USA) con la Murdoch University (Australia), lo studio afferma che la FWSD (Freshwater Skin Disease) è una grave dermatite provocata dall’esposizione prolungata dei delfini all’acqua dolce. Infatti, secondo il veterinario Nahiid Stephens “è una causa emergente di morbilità e mortalità dei delfini in molte regioni costiere e di estuario”, dove gli eventi metereologici estremi sono più frequenti. La FWSD provoca lesioni cutanee di intensità e morfologia variabili, ma in genere la pelle risulta sempre gonfia, edematosa e desquamata. Le ferite si distribuiscono su tutto il corpo, anche in prossimità degli occhi, e permangono nel tempo, producendo una crosta superficiale ispessita. Nei casi più gravi, l’attività microbica e fungina può essere talmente intensa da portare l’animale alla morte.
I primi episodi
Nel 2005, dopo l’uragano Katrina che devastò la città di New Orleans, un gruppo di tursiopi rimase intrappolato in un lago salmastro in Louisiana. Negli anni successivi, sulla pelle di quei delfini venne osservata una grave dermatite, la cui intensità variava stagionalmente, soprattutto in relazione alla salinità. Nel 2007, dopo un periodo di intense piogge, presso il Gippsland Lakes (Australia) si verificarono una serie di morti anomale di tursiopi Burrunan, i quali presentavano tutti le stesse lesioni cutanee osservate in America. Nel 2009, sempre in Australia, ma nello Swan-Canning Riverpark, altri esemplari avevano riportato sulla pelle una grave dermatite. Anche in questo caso, le morti si sono verificate dopo un periodo di piogge intense, che aveva sensibilmente abbassato la salinità delle acque.
Il pericolo acqua dolce
Sebbene non sia ancora chiaro il come, i tursiopi percepiscono la salinità e, probabilmente, lo fanno tramite il senso del gusto. In genere, non tollerano le acque iposaline che, infatti, tendono a evitare per periodi prolungati. Secondo alcuni studi, la soglia di tolleranza si colloca intorno alle 8 ppt (parti per mille), mentre, per valori inferiori, i delfini mostrano evidenti segni di sofferenza. A tal proposito, tutti gli eventi sopra citati si sono verificati con valori della salinità <8ppt, avvalorando quindi questa tesi. In particolare, l’esposizione prolungata all’acqua dolce, favorisce la comparsa della FWSD sulla pelle e, inoltre, determina un importante squilibrio degli elettroliti sierici, soprattutto sodio (Na) e potassio (K). Tuttavia, la risposta alla salinità non è immediata e, pertanto, i delfini non si rendono conto subito della condizione di pericolo.
E il cambiamento climatico?
Il continuo scioglimento dei ghiacciai e il frequente manifestarsi di violente tempeste di pioggia sono le cause principali del progressivo “dolcificarsi” degli oceani. Infatti, entrambi i fenomeni favoriscono l’apporto di acque dolci nei mari, soprattutto nelle zone di transizione. In particolare, le grandi piogge ingrossano i fiumi che poi inondano le coste, alterando di fatto la concentrazione salina. Dopo un evento meteorologico intenso, la salinità può variare anche da >25 ppt a <5 ppt e rimanere alterata per settimane, durante le quali la chimica della pelle dei delfini cambia, favorendo l’insorgere della grave dermatite. Secondo gli scienziati, il problema è in costante aumento a causa del riscaldamento globale, il cui impatto sugli oceani è notevole. Purtroppo, sempre più delfini malati vengono segnalati in diverse parti del mondo, ma gli esperti non hanno ancora una soluzione al problema, se non sperare in una maggiore consapevolezza dei molteplici danni connessi al cambiamento climatico.
Una sofferenza lunga e lenta
Le lesioni sulla pelle dei delfini sono paragonabili a delle ustioni di terzo grado, pertanto gli animali provano dolori molto forti. Inoltre, le ferite diventano facile veicolo di infezioni, che peggiorano la salute degli animali, oltre che le loro sofferenze. Purtroppo, numerosi esemplari sono già morti, mettendo ancora a più a rischio la sopravvivenza di una specie da tempo compromessa per altre ragioni. Ad oggi, la causa più probabile della grave dermatite è il cambiamento climatico, ma continua la ricerca di dati ed evidenze. Difatti, il lavoro degli scienziati non si ferma, sicché centinaia di delfini “vengono monitorati regolarmente nelle zone a rischio”. Tuttavia, la partecipazione di tutti è fondamentale, perché trovare una cura alla malattia non è la soluzione, se non accompagnata da un impegno attivo nei confronti della sua probabile causa principale: la crisi climatica.
“Cercava l’onda perfetta, quella che un giorno sarebbe arrivata a rivelargli il vero significato dell’esistenza“
Il delfino sognatore di Sergio Bambarèn abbandonava la sua laguna per cavalcare l’onda perfetta, nonostante le incertezze di un mondo sconosciuto. Un libro, una storia, un invito alla libertà. Oggi, nelle lagune la paura più grande non è l’ignoto, ma piuttosto l’alta probabilità di contrarre una malattia terribile. Insomma, Daniel Alexander Dolphin ci ha insegnato a non avere paura di prendersi delle responsabilità per amore della libertà, ora, forse, è giunto il momento di assumerci noi le nostre nei confronti del clima.
“Se le nostre azioni fossero sempre ispirate al meglio, la nostra vita acquisterebbe più significato”.
Carolina Salomoni