Grano geneticamente modificato: in Argentina è già sulle tavole, ma nessuna traccia sulle etichette

Grano geneticamente modificato

La società argentina Bioceres-Indear punta sul GM proponendo i primi prodotti da forno fatti con grano geneticamente modificato, ma sulle etichette non c’è traccia.

Le sfide cui ci pone il cambiamento climatico, le tensioni politiche e le problematiche, di varia natura, responsabili delle difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime, hanno impoverito le scorte globali, ormai al minimo storico. Dunque, se un tempo il grano geneticamente modificato poteva essere un’alternativa, oggi sembra una necessità per sopperire all’insicurezza alimentare globale.




HB4, il GM Made in Argentina

Firmato dall’azienda biotecnologica argentina Bioceres-Indear, in collaborazione con il centro di ricerca Conicet, ha la caratteristica di resistere alla siccità. Inoltre, secondo i risultati, le coltivazioni di grano geneticamente modificato rendono il 20% in più di quelle tradizionali.

La varietà prodotta da Bioceres è il risultato di oltre 18 anni di lavoro sulla pianta del grano, nella quale è stato inserito il gene HB4. Isolato dal girasole e sperimentato in precedenza sulla soia, la sua produzione come GM è stata già approvata in Argentina (2015), USA (2017) e Paraguay (2019).

Nonostante la preponderanza di prove scientifiche che dimostrano che il grano GM è sicuro da consumare, una minoranza significativa di consumatori è irremovibile nel proprio disprezzo per il geneticamente modificato.

Protagonista di un dibattitto acceso, Bioceres si difende attraverso le parole del suo amministratore delegato, Federico Trucco, che si sente ottimista sulla prossima commercializzazione in altri paesi. Una speranza condivisa anche dai produttori di grano, i quali, già consapevoli di quanto fosse salito il reso di mais e soia GM, si aspettano un’altra crescita esponenziale.

Non solo in siccità

Tra le caratteristiche di maggiore interesse del grano geneticamente modificato HB4, Bioceres ricorda la sua efficacia anche in presenza di acqua. Infatti, le varietà prodotte in passato avevano il limite di rendere meno quando non c’era una condizione di siccità, mentre HB4 conserva sempre un aumento della produttività del 40%-50%.

Il mercato internazionale

Nel 2020 l’Argentina ha ottenuto la prima approvazione del grano HB4 per la crescita e il consumo, tuttavia la commercializzazione rimane soggetta al consenso del Brasile, suo principale mercato di esportazione. Nel novembre 2021 è arrivato il via libera della Commissione nazionale brasiliana per la biosicurezza, nonostante le remore iniziali dei produttori, spaventati dal possibile scetticismo dei consumatori.

Oltre il Sud America

Bioceres amplia gli orizzonti e cerca ora l’assenso dell’Australia, grande esportatore in tutto il mondo. Infatti, il nuovissimo continente è spesso colpito da periodi prolungati di siccità, dunque la produzione dell’HB4 potrebbe riscontrare un grande interesse tra i coltivatori.

Per questo, Trucco auspica di avere le autorizzazioni in Australia entro il 2023, un obiettivo determinante per l’espansione sul mercato internazionale.

 I grani resistenti alla siccità come l’HB4 potrebbero aiutare con le sfide dell’offerta globale.

La North American Millers ‘Association (NAMA), un’organizzazione per le industrie di macinazione dei cereali, ha contezza del potenziale insito nel grano geneticamente modificato. Tuttavia, “supporta i consumatori nella possibilità di effettuare acquisti di cibo in base alle loro preferenze personali e supporta la legislazione che richiede l’etichettatura dei prodotti che contengono ingredienti alimentari bioingegnerizzati”.




Il parere degli esperti su HB4

In Argentina sono 25 i mulini che mescolano grano geneticamente modificato con il convenzionale, ma la comunità scientifica rimane scettica a causa dell’utilizzo dell’erbicida glufosinato d’ammonio. Purtroppo non ci sono ancora studi sull’innocuità di questo cereale OGM, fatta eccezione per quelli condotti dalla stessa azienda produttrice, dunque poco attendibili. Per questo motivo in una lettera pubblica, l’Istituto di Salute Socio-Ambientale (InSSA) dell’Università Nazionale di Rosario (UNR) ha definito il fatto di “inusitata gravità dal punto di vista della salute pubblica”.

Ad aggravare la situazione rimane poi la questione della presenza dell’HB4 in prodotti come pane, pizza ed empanadas, senza tuttavia una corretta informazione dei consumatori tramite etichettatura. In pratica, chi acquista non può sapere se sta mangiando un OGM.

Il glufosinato di ammonio

Noto come erbicida di contatto e non selettivo agisce sulle parti verdi delle piante, inibendo l’attività fotosintetica e vegetativa. Indipendentemente dagli effetti sulle piante, è considerato una sostanza tossica per l’ambiente e per la salute dell’uomo. Infatti, come già ampiamente dimostrato, ha effetti teratogeni, neurotossici e genotossici.

È stato anche dimostrato che non si degrada e che può essere addirittura rilevato negli alimenti ultra-lavorati.

La comunità scientifica invita dunque gli attori delle politiche pubbliche a non sottovalutare sia le evidenze circa la pericolosità sia la non efficacia dell’utilizzo del grano geneticamente modificato come strategia per tutelare l’ambiente.

Non con il nostro pane 

Diverse organizzazioni argentine sono oggi impegnate in questa campagna, volta a sensibilizzare sulle conseguenze dell’immissione sul mercato del grano geneticamente modificato. “La coesistenza di grano OGM e non OGM non è possibile a causa del processo di contaminazione genetica, i cui residui di agrotossine rimarranno nella farina ottenuta.”

Purtroppo le società con problemi economici e culturalmente dipendenti dalla farina di grano vedranno la loro salute pubblica compromessa. Una situazione insostenibile e inaccettabile, ma purtroppo consentita proprio dalle autorità.

Una corruzione transgenica

Così è stata definita dall’ONG europea GMWatch la scelta di immettere sul mercato prodotti con grano geneticamente modificato. Una decisione peraltro avallata anche dalla Commissione Nazionale di Biotecnologia (Conabia), che si compone prevalentemente di membri delle aziende produttrici.

Chi semina buon grano, ha poi buon pane.

L’Italia ha una tradizione proverbiale ricca sul grano, complice una produzione che, sotto il segno del Made In Italy, viene poi esportata in tutto il mondo. Anche nel nostro Paese il dibattitto sugli OGM è acceso e divide tanto gli esperti quanto i consumatori, confusi da un’informazione spesso poco chiara e propagandistica.

L’ingegneria genetica offre oggi nuove soluzioni, ma al contempo ci pone di fronte a nuove sfide, domande e paure. E mentre discutiamo su cosa sia più giusto fare, non ci rendiamo conto di quanto stiamo diventando dipendenti da una tecnologia che prova a rimediare agli errori di un’umanità rimasta ottusa e indifferente per troppo tempo.

Carolina Salomoni

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