Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
In un panorama dominato da eventi in Paesi illiberali, l’assegnazione di Expo e mondiali di calcio a nazioni come Arabia Saudita e Qatar suscita dubbi sulla presunta promozione dei diritti umani. La narrativa suggerisce che questo favorisca il cambiamento, ma sembra più una tattica di “sportwashing”.
Secondo una narrazione che sta prendendo piede un po’ ovunque, è un bene attribuire le Expo, i mondiali di calcio e i grandi eventi internazionali in genere a Paesi illiberali – per usare un eufemismo – come Arabia Saudita e Qatar.
Sempre secondo tale narrazione, questa sarebbe una strategia utile e opportuna per promuovere finalmente i diritti umani e civili nei suddetti Paesi, dove i diritti stessi non hanno cittadinanza. E, forse, anche per migliorare la condizione delle donne che là subiscono una costante repressione.
Mi si consenta di esprimere, al riguardo, dubbi pesanti. Come nel caso dei campionati mondiali di calcio organizzati in Qatar, in realtà siamo in presenza di un’operazione di “sportwashing”. Riad, proprio come Doha, intende ripulire la propria immagine internazionale. Cercando così di far dimenticare “cosucce” come il mancato rispetto dei diritti umani e il succitato trattamento subordinato – per usare un altro eufemismo – riservato alla componente femminile della popolazione.
Da noi la vicenda ha avuto un’eco particolare per la disfatta della candidatura i Roma, surclassata da Riad e pure dalla coreana Busan (sic). Verissimo, l’attuale governo italiano (come del resto il precedente) ha colpe gravi, non essendo stato capace di condurre un’adeguata operazione di lobbying.
Dobbiamo tuttavia chiederci se questo fatto spieghi davvero l’accaduto. A chi scrive pare di no. L’attribuzione dell’Expo a Riad, proprio come quella dei mondiali di calcio al Qatar, puzza di petrodollari lontano un miglio. D’altra parte, perché questi Paesi, che traboccano di petrolio, dovrebbero rinunciare a usare la loro enorme potenza finanziaria per conquistare i voti e le simpatie di chi decide l’attribuzione di eventi simili?
Stupisce, caso mai, che l’ineffabile presidente francese Macron abbia votato senza esitazioni per Riad. Con questa mossa ha preso i due classici piccioni con una fava. Da un lato ha fatto l’ennesimo sgambetto all’Italia. Dall’altro si è certamente assicurato la riconoscenza di Bin Salman e dell’intera famiglia reale saudita. Riconoscenza che tornerà utile a lui e alla Francia in tempi di crisi energetica.
L’ambasciatore Massolo ha parlato, a mio avviso giustamente, di “deriva mercantilistica” a proposito dell’attribuzione dell’Expo. Senza fare la figura delle mammolette, occorre pur dire che se sono i petrodollari a decidere l’attribuzione dei grandi eventi internazionali, allora è addirittura inutile indire le gare poiché il risultato è scontato in partenza.
Ciò senza nulla togliere all’impreparazione di Roma e alle pessime prestazioni delle giunte capitoline negli ultimi decenni. Non ci resta che attendere l’ultima beffa, vale a dire l’attribuzione del prossimo grande evento all’Iran degli ayatollah.