Senza voler mistificare un reality su cui più volte si sono riversati fiumi di critiche, il Grande Fratello è forse l’espressione più efficace di un modello di televisione che ci ha cambiati. Con i suoi pro e i suoi contro, il reality è il riflesso dello stato dei media e della loro evoluzione nel corso del tempo
La sera del 14 settembre del 2000, molti italiani accesero la tv su Canale 5: la pubblicità martellante delle settimane precedenti aveva innescato la giusta dose di curiosità per una trasmissione nuova. Lo chiamavano “reality show”, ma non si capiva bene cosa potesse essere. I giornali avevano anticipato qualche notizia: ci sarebbero state una decina di persone, rinchiuse in una casa per 99 giorni. Non avrebbero visto né sentito i familiari e non avrebbero saputo nulla di quel che stava accadendo fuori.
Telecamere 24 ore su 24
La cosa che però intrigava maggiormente il pubblico era la presenza costante, 24 ore su 24, delle telecamere e dei microfoni. Era proprio questa la novità e la sfida del Grande Fratello: portare su tutte le televisioni italiane le vite di persone comuni, le loro amicizie, i litigi e le tresche. Si invertiva la strada della celebrità: da essere qualcuno per finire in televisione a finire in televisione per essere qualcuno. Il Grande Fratello sembrava fin da subito una sorta di esperimento sociale, con un altissimo numero di incognite, date anche dal televoto, che di settimana in settimana avrebbe cambiato la compagine domestica. Si vincevano 250 milioni di lire, che pochi non erano. Avrebbe convinto qualcuno, questo copione?
Mediaset come cassa di risonanza
Al timone della trasmissione c’era Daria Bignardi, affiancata dall’inviato Marco Liorni che presidiava la famigerata porta rossa, ingresso e uscita della casa. Il programma era la versione italiana dell’olandese Big Brother, prodotto da Endemol. Mediaset, per il lancio della trasmissione, aveva tirato fuori l’artiglieria pesante: la diretta costante del gioco era disponibile tutto il giorno su Stream TV, mentre sui canali ordinari veniva trasmessa una striscia quotidiana di aggiornamento. Ogni sabato, poi, si poteva acquistare in edicola la rivista ufficiale del Grande Fratello, mentre ogni domenica pomeriggio, Maurizio Costanzo e Paola Barale, a Buona Domenica, ospitavano gli eliminati in studio. Nella cassa di risonanza mediatica, spazio anche per l’involontaria comicità del reality: la Gialappa’s Band, su Mai Dire, dava ampio risalto agli ospiti della casa più osservata d’Italia, con tormentoni e imitazioni.
Un’attenzione crescente
A seguire le vicende di Rocco Casalino, Cristina Plevani, Marina La Rosa, Pietro Taricone, Salvo Veneziano e tutti gli altri, nella prima puntata, ci pensarono solo cinque milioni di spettatori. Nel corso della prima edizione, però, l’attenzione del pubblico crebbe. Si arrivò all’ultima puntata, il 21 dicembre del 2000, con un picco di 16 milioni di spettatori.
Il reality show più longevo
Il debutto del Grande Fratello, ha significato, in modo controverso, l’avvio di un genere televisivo ancora sconosciuto. Il reality show è infatti un format che, per quanto cambiato, reinventato e declinato in tutte le possibili varianti, da vent’anni miete dati Auditel sempre soddisfacenti. Un po’ show, un po’ esperimento sociale, il Grande Fratello si conferma il reality show più longevo al mondo, importato in oltre 40 Paesi. Che piaccia o meno ammetterlo, seguire le vicende di inquilini sconosciuti per mesi interi ha fortemente cambiato il costume sociale e il modo di intendere la televisione, da vent’anni a questa parte.
Ne sono derivati poi imitazioni e varianti su tutte le reti e per tutti i gusti, come l‘Isola dei famosi, Music Farm, la Fattoria, Survivor, Campioni, La Talpa e, non da ultimo, Temptation Island. Spartirsi la torta dello share, quindi, ha fatto scendere in picchiata gli ascolti di tutti: in molti hanno chiuso dopo un paio di edizioni al massimo, mentre il Grande Fratello, tutto sommato, ha resistito, arrivado alla sua sedicesima edizione nel 2019. Nel 2004, per la prima volta nella storia della televisione italiana, il Festival di Sanremo viene superato negli ascolti dal Grande Fratello 4.
Una scossa al palinsesto
In un’epoca in cui andavano ancora in onda Beato tra le donne, Ok! Il prezzo è giusto, Sarabanda e il Maurizio Costanzo Show, il debutto del Grande Fratello rappresentava una vera e propria scossa al palinsesto. Spazzava via (almeno agli occhi dei telespettatori) scalette e copioni. In realtà, abbiamo scoperto poi che le logiche del reality non sono molto diverse da quelle delle soap opere. Tra i primi a sostenerlo c’è stato Armando Fumagalli, direttore del master in scrittura per la fiction all’Università Cattolica di Milano. “Le puntate iniziali non funzionavano – ha dichiarato a Focus – la produzione, così, decise di narrare le storie con un uso accattivante del montaggio“.
Si capisce quindi che la spontaneità tanto ricercata in realtà sia solo di facciata: ogni episodio, sempre secondo Fumagalli, avrebbe in sè linee narrative precise, con il rilievo dato ad alcuni personaggi, specialmente attraverso l’uso di primi piani. La ricetta del reality, quindi, è il montaggio a posteriori del copione.
I precedenti
Non si può però definire il Grande Fratello un vero esperimento sociale. Se la prima edizione era ancora molto naif, negli ultimi anni l‘interazione tra i concorrenti è stata fortemente viziata dall’intervento degli autori, che, anche a causa del ruolo dei social, hanno avuto bisogno di puntare alla viralità. Il destino inevitabile è stato quello del trash televisivo più becero: personaggi macchietta, forzature, ingressi e uscite a sorpresa e, non da ultima, la versione Vip che è stata il colpo di grazia per il palinsesto.
Professione ficcanaso
Alla base della voglia di esporsi degli inquilini, prima che di diventare famosi, non c’è solamente la tv. Il Grande Fratello ha infatti un antenato ottocentesco: lo zoo umano. Dal 1850 in avanti, in molte città europee, si diffusero queste esibizioni, in cui le persone andavano ad osservare l’interazione tra gli appartenenti a popoli esotici, come i samoani o i nubiani. Tra il 1877 e il 1912, a Parigi, solo al Jardin zoologique d’acclimatation, si svolsero una trentina di mostre di questo genere. Non è un caso, quindi, che negli Usa, il Big Brother sia anche chiamato “The human zoo”.
Il primo esperimento
Il Grande Fratello, poi, non è nemmeno il primo reality show televisivo. In Svezia, nel 1997, era andato in onda “Expedition Robinson“, un programma in cui 16 concorrenti cercavano di sopravvivere in situazioni difficili. Nel 1999, invece, la casa di produzione Endemol aveva preso spunto dalle ricerche di Biosfera 2, una sfera in Arizona in cui avevano vissuto 8 ricercatori, per creare la prima edizione al mondo del Big Brother.
L’impatto sociale del Grande Fratello
Il Grande Fratello, però, ha introdotto una televisione del tutto nuova: non solo nel vocabolario. Parole come “nomination” o “confessionale” sono associate infatti da vent’anni a questa parte alla Casa di Cinecittà. In più edizioni, però, il Grande Fratello da evento mediatico si è trasformato, diventando evento sociale. Esemplificativa, da questo punto di vista, è la massiccia copertura di notizie effettuata anche dai maggiori quotidiani nazionali. Il dibattito sull’opportunità di trasmettere certe scene sulla televisione nazionale non è stato una mera discussione sul Grande Fratello. Così come non lo sono state le scelte relative alle squalifiche di alcuni concorrenti per le loro dichiarazioni a favore di telecamera.
Le dinamiche televisive
Senza voler mistificare un reality su cui più volte si sono riversati fiumi di critiche, il Grande Fratello è forse l‘espressione più efficace di un modello di televisione altro, con i suoi pro e suoi numerosissimi contro, riflesso però dello stato attuale dei media in generale e della loro evoluzione nel corso del tempo. Dal modo di raccontare quel che succedeva nella Casa di Cinecittà, sono arrivati i modi di fare cronaca e di portare le telecamere nella vita delle persone fuori 24 ore su 24.
Le stesse spaccature sul gradimento verso i concorrenti di un gioco televisivo, le abbiamo ritrovate nella netta divisione tra innocentisti e colpevolisti nel delitto di Cogne, dell’anno dopo. Forse un caso. Forse la televisione sarebbe andata comunque in questa direzione, con o senza Grande Fratello. Il reality show, nel suo complesso, ha reso però più evidenti certe dinamiche sociali in cui oggi tutti i media sguazzano: la voglia di dare un’opinione, il risalto all’emozione (vera o finta che sia) e quell’innata morbosità verso la quotidianità delle persone.
Elisa Ghidini
Se Lei pensa che valga la pena di scrivere un pezzo sul Grande Fratello sono molto preoccupato per Lei e per chi leggerà !
é perché c’è sempre qualcuno che scrive su di loro che queste inutilità continuano a prosperare !
non c’è necessita di alimentare l’imbecillità umana e già fin troppo dilagante !