A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria e l’attuale unico partito d’opposizione è dato vincente alle prossime elezioni.
Certo, i sondaggi elettorali lasciano il tempo che trovano. Le percentuali variano di giorno in giorno e, in fondo, quello che conta è l’inappellabile risultato delle elezioni. Pur nella variabilità delle statistiche, tuttavia, la prefereza che il popolo italiano intenderebbe accordare a Fratelli d’Italia è forse l’unica costante di questa affrettata campagna elettorale. Costante come l’opposizione portata avanti dalla leader Giorgia Meloni durante la legislatura in corso. Non è certo un mistero che, con quasi il 25%, FdI sia dato attualmente come primo partito d’Italia. Trovo tuttavia estremamente interessante il fatto che il primo partito d’Italia sia proprio l’unico a essere (per scelta) fuori dal governo in carica. E se il principio di azione e reazione di Newton non è un’opinione, viene da chiedersi quale azione possa aver scatenato una così netta e invariabile reazione.
Rottura con il passato…
Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Conte bis, Draghi. Crisi di governo, governi tecnici non eletti dal popolo, “maggioranze” elettorali senza governabilità e coalizioni improbabili. Ecco, in estrema sintesi, l’Italia degli ultimi undici anni. E torniamo al voto dopo l’ennesima crisi, sperando che le elezioni ci consegnino un governo solido e diano avvio a una legislatura meno travagliata delle precedenti.
Se dovessimo interpretare i sondaggi come reazione agli ultimi anni, non c’è nemmeno da domandarsi perché il centrodestra stia attualmente sfiorando la maggioranza assoluta. Una coalizione come quella di centrodestra, convogliando voti su di sé, dà garanzia di governabilità e quindi fiducia agli elettori stanchi di una situazione che si protrae ormai da troppo tempo. Questo però non spiega perché molti degli elettori intervistati dichiarino, ad esempio, di aver reindirizzato la propria preferenza, dalla Lega di Salvini, proprio verso Fratelli d’Italia.
Unico leader di opposizione al governo Draghi, Giorgia Meloni, a dispetto delle controversie che la vedono coinvolta, si è evidentemente guadagnata il rispetto dei propri elettori con un atteggiamento che va riconosciuto essere stato sempre coerente. Al tempo stesso, però, non si può dire che Draghi abbia perso consensi: in base ai sondaggi rimane infatti uno dei presidenti più amati. Forse quindi il problema a cui intendono reagire gli Italiani non è Draghi. Forse, comprensibilmente, il problema sono quelle coalizioni quasi utopistiche benché tutt’altro che desiderabili. Quel trasformismo di giolittiana memoria, che trova in Macron un eccellente interprete, ma che ha dato esiti a dir poco infelici nell’Italia di oggi. Forse dunque Giorgia Meloni spicca proprio per l’opposizione a questo modo di fare politica e, forse, i voti che sembra poter guadagnare saranno una reazione, non a Draghi, ma alla “coalizione Ursula” che si è trovato a dirigere.
… e inversione di rotta
Reazione in senso politico significa tuttavia anche, in una certa misura, opposizione al progresso. E se, almeno nelle dichiarazioni d’intenti, il progresso è la direzione intrapresa dal mondo occidentale, allora possiamo affermare senza ombra di dubbio che, soprattutto per quanto riguarda diritti civili e immigrazione, il programma elettorale di Fratelli d’Italia è naturalmente di stampo conservatore. Come, d’altronde, saranno conservatori gli elettori di questo partito.
E se l’Occidente millanta una direzione progressista, è lecito chiedersi se sia allora solo l’Italia a oppore resistenza e a desiderare un’inversione di rotta. La realtà è che, nonostante le buone intenzioni, i governi davvero progressisti in Europa sono ben pochi – per non parlare del fatto (arcinoto) che i democratici statunitensi sono ben lontani dalla tradizionale idea di sinistra. Forse in Italia non abbiamo un terzo polo sufficientemente solido da permetterci di incanalare in modo equilibrato progressismo e conservatorismo. O forse, la tendenza conservatrice dell’Italia di oggi riflette semplicemente una crisi generale della sinistra per cui, al di là dei propositi e delle dichiarazioni, nel segreto delle urne, il popolo reagisce.
Cristina Resmini