Governo italiano denunciato per traffico di armi illeciti. Ma nessuno ne parla

Governo italiano denunciato per traffico di armi ultima voce

Il governo italiano è stato denunciato per traffico illecito di armi verso l’Arabia Saudita. Ma in pochissimi ne parlano.

I problemi che Di Maio e Salvini devono affrontare di questi tempi sono bel altri, si sa, ma non si capisce come mai tutto questo mutismo mediatico. Una delegazione di pacifisti provenienti dalla Sardegna ha promosso un sit-in di protesta a Roma lo scorso 27 febbraio, insieme al gruppo pacifista NoWar-Roma e a esponenti del sindacato di base COBAS, con tanto di “conferenza stampa denuncia” nei confronti dei vari ministri del governo che a vario titolo fanno parte del Comitato Consultivo previsto dalla Legge 185/90, che continua ad autorizzare l’esportazione di armamenti verso i Paesi in guerra. L’esecutivo giallo-verde avrebbe violato questa legge sul commercio delle armi, dando l’ok alla vendita di bombe a Ryad, che però le usa anche contro la popolazione yemenita.

Gli ordigni, i potentissimi MK da 500 a 2000 libbre prodotti dall’azienda tedesca Rwm a Domusnovas, nel sud della Sardegna, sono finiti nel mirino dell’associazione Sardegna Pulita: la denuncia è stata consegnata alla Procura di Roma e in copia a quella di Cagliari. I presunti responsabili sono il ministero degli Esteri, da cui dipende l’Uama (Unità per le autorizzazioni di armamento) e quelli di Sviluppo economico, Interni, Difesa e Ambiente. Il deputato di LeU Stefano Fassina ha preparato una mozione da presentare alla Camera, simile a quella che riuscito già a far adottare, all’unanimità, dal Consiglio comunale di Roma Capitale.

Nonostante i proclami del vicepremier Luigi Di Maio e l’interessamento della ministra alla Difesa, Elisabetta Trenta, il governo italiano però tace, continuando a permettere la vendita e l’esportazione delle bombe ai sauditi.

«I profili di reato per i quali abbiamo presentato la denuncia contro il governo – spiegano i portavoce di Sardegna Pulita, Angelo Cremone e Ennio Cabiddu – sono chiari: o la Procura incrimina noi per calunnia oppure deve accertare se la condotta di quei ministri, che autorizzano le esportazioni tramite l’agenzia Uama, sia conforme alla normativa». L’associazione si batte da anni per la riconversione della Rwm di Domusnovas «perché è inaccettabile il ricatto “o bombe o lavoro”».

Spulciando i dati Istat si nota come il valore delle esportazioni di «armi e munizionamento», solo lo scorso giugno, dalla Sardegna con destinazione Arabia Saudita sia pari a 10.453.696 euro. Cifra monstre su cui, quando ancora non erano al governo, i 5 Stelle bacchettavano i precedenti esecutivi del centrosinistra, prima Renzi e poi Gentiloni, accusandoli di avere «le mani sporche di sangue» proprio per le continue forniture di bombe aeree all’Arabia Saudita.

«In Yemen oggi è il far west. Tutti indistintamente in ogni momento della giornata possono finire nel mirino del nemico» spiega Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia. «La sofferenza del popolo yemenita è un affronto al nostro senso di umanità: il fallimento delle potenze mondiali nel riaffermare qui i valori fondanti della civiltà, una vergogna». Siamo di fronte a un triste capitolo della diplomazia contemporanea «fatta di accordi sotto banco, doppiezze, ipocrisia. Quanti bambini devono ancora morire perché si abbia un’ammissione di complicità da parte delle potenze che alimentano questa guerra da oltre tre anni? Si hanno prove di crimini di guerra perpetrati regolarmente, i responsabili dovranno renderne conto. La carneficina deve finire e in questa direzione i colloqui di pace di Ginevra possono essere decisivi per fermare gli attacchi sui civili».

Il capogruppo M5S in commissione Esteri, Stefano Lucidi, ha fatto sapere che il M5s ritiene che «i precedenti governi abbiano violato la legge 185 del 1990 sull’export bellico e ignorato ben tre risoluzioni del Parlamento europeo continuando a vedere bombe all’Arabia Saudita accusata da Onu e Ue di crimini di guerra in Yemen». Allora la domanda sorge spontanea? Perché, adesso che la decisione è in capo a loro, non lo fanno? Il primo passo da fare sarebbe sospendere le forniture di bombe a Riyad. Tutto il resto è solo propaganda.

Persino la Camera dei Rappresentati statunitense lo scorso 13 febbraio ha votato per il ritiro del sostegno delle forze armate USA alla coalizione saudita che da quattro anni bombarda a tappeto lo Yemen, provocando «la peggiore crisi umanitaria del pianeta» secondo il responsabile delle Nazioni Unite per le questioni umanitarie, Mark Lowcock. Inoltre, sulla scia della risoluzione del Parlamento Europeo dello scorso 25 ottobre chiedendo un embargo totale, anche diversi Paesi europee, con la Germania in testa, hanno bloccato la loro fornitura di armi.

 

Miriam Carraretto
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