La vendita del gruppo Ilva al colosso mondiale dell’acciaio Arcelor Mittal è sempre più oscura. Nelle scorse settimane il Comune di Taranto ha richiesto l’accesso agli atti sottoscritti tra ministero, Commissari straordinari e AM Investco in merito alla cessione del gruppo Ilva, come peraltro suo diritto in virtù della legge 241/90.
A poche settimane di distanza il Ministero dello Sviluppo economico risponde al Comune che, sebbene sia un suo diritto l’accesso agli atti (piano industriale, impegni, oneri e diritti sulla proprietà), questo viene negato perché sarebbe lesivo della riservatezza dovuta a soggetti privati in una logica di “bilanciamento” tra interessi contrapposti. In sostanza il Governo sacrifica l’interesse pubblico in favore di quello privato di Arcelor Mittal.
Un fatto gravissimo e inaccettabile a ulteriore conferma della spregiudicata, incomprensibile e assai poco trasparente volontà di svendita dell’acciaieria più grande d’Europa. Per il governo Gentiloni prima della salute pubblica, del diritto al lavoro e al reddito c’è l’interesse di una multinazionale che ormai ha una posizione di monopolio sulla produzione di acciaio.
Assumendo questa posizione il Governo cessa anche formalmente il suo ruolo istituzionale di tutela e rappresentanza dell’interesse pubblico e si presenta come garante degli interessi delle imprese. E’ evidente che l’OMISSIS del Governo ha come unico obiettivo quello di non rendere pubbliche le condizioni alle quali ArcelorMittal acquista Ilva per la semplice ragione che ciò renderebbe visibile il disastroso impatto economico e sociale di tutta l’operazione.
Nessun negoziato è possibile se non si conoscono le condizioni alle quali il Governo ha ceduto Ilva alla multinazionale dell’acciaio.
Bene hanno fatto la Regione Puglia e il Comune di Taranto a ricorrere al TAR contro il decreto del Consiglio dei ministri che ha approvato il piano ambientale di ArcelorMittal. Si faccia finalmente un’operazione verità su questa cessione, si apra a un piano straordinario sul presente e sul futuro dello stabilimento e della città di Taranto.
Il ministero torni a fare il suo mestiere: rappresentare l’interesse pubblico.