L’Italia è un paese sempre in cerca di salvatori? Probabilmente sì. Nel frattempo, per il resto d’Europa, Draghi incarna vent’anni di crisi politica.
Mentre i media nazionali tutti inneggiavano a Draghi come l’incarnazione di ogni santa virtù, i giornali del resto d’Europa hanno descritto molto più lucidamente la situazione politica italiana: il governo Draghi non è altro che espressione di vent’anni di crisi.
In linea generale, l’Italia vista dagli altri non brilla per le sue qualità. Per l’Europa siamo un paese in costante crisi politica, senza competitività sul mercato, con un’economia stagnante e senza polso per le tanto invocate riforme.
Chiaramente, hanno ragione. Non avremmo invocato il ritorno di un sacro tecnico, ben visto in Europa, se non volessimo resuscitare un briciolo di credibilità politica.
Principalmente, noi italiani abbiamo la memoria corta.
Non ricordiamo la fine del pentapartito e delle ampie coalizioni di governo, né ricordiamo gli effetti del processo Mani Pulite. Abbiamo rimosso dalla memoria gli esasperanti giochi di palazzo che hanno rallentato a dismisura le riforme e qual è stato lo scotto pagato. Abbiamo dimenticato l’invocazione ai santi tecnici come unici salvatori della patria.
Siamo in crisi da un vita, è un dato di fatto. Nemmeno la pandemia da Covid-19 ha rallentato l’esasperante tiro alla fune per le poltrone.
Lo stesso concetto di democrazia è in crisi, dato che ormai si percepisce come superfluo il diritto di andare alle urne. Il governo Draghi è sembrato un buon compromesso, lo spauracchio da utilizzare contro la possibilità dell’estrema destra di andare al governo (e meno male).
Eppure, se i media nazionali inneggiano, giustappunto, al salvatore Mario Draghi, il resto d’Europa sbugiarda con sagacia l’intera situazione politica ed economica italiana.
El Pais, Spagna
Per il giornale spagnolo El Pais, uno dei più letti in Spagna, il governo Draghi è “una sconfitta dei partiti politici e una scelta che non fa bene alla democrazia”.
L’articolo si concentra soprattutto sulla figura di Mario Draghi, non un santo, ma un uomo comune, fatto di luci e ombre. La penna spagnola, anzi, strizza l’occhio con sospetto al periodo che il neo premier ha trascorso con la Goldman Sachs, proprio quando la banca d’investimento aiutava la Grecia a truccare i conti.
Draghi, infatti, viene descritto come un “despota tragico”, ricordando le parole del ministro dell’economia greco Yanis Varoufakis.
Il profilo delineato nell’articolo è quello di un uomo eccessivamente risoluto, colui che durante il periodo in Bce ha obbligato numerosi paesi, tra cui la Spagna, ad attuare “un salvataggio che nessuno voleva perché basato su draconiani tagli alla spesa pubblica“.
Non un eroe, né un liberatore, come per la stampa italiana, dunque, ma un tecnico che si è trovato a dover formare un governo con un grande vantaggio: spendere i 209 miliardi promessi all’Italia dai fondi europei.
Per gli spagnoli, il governo Draghi dovrà affrontare un’unica sfida: attuare le riforme richieste all’Italia e che il paese non è stato in grado di realizzare per decenni.
Diario de Noticias, Portogallo
E’ proprio il giornale portoghese a definire l’Italia come un “paese sempre in cerca di salvatori”. E a ben vedere.
Dopotutto, molti sono stati i governi tecnici costretti a trascinare l’Italia fuori da una crisi in corso. Alcuni hanno avuto più o meno successo di altri, ma il denominatore comune è sempre stato uno: ritrovare un po’ di dignità e un minimo di credibilità.
Per il giornalista Bernardo Pires de Lima, infatti, quello di “affidare l’incarico di presidente del consiglio a un tecnico è un’abitudine consolidata dalla politica italiana. Ma questo non risolve i problemi del paese e non fa bene alla democrazia.”
La penna del giornalista portoghese è molto attenta a descrivere quali sono i problemi che affliggono il nostro paese (sottolineando con estrema delicatezza che non siamo soli nel degrado):
“una stagnazione economica prolungata, profonde disparità tra regioni, una perdita di competitività economica nel mondo e un eccesso di burocrazia, per non parlare di una classe politica anziana, troppo numerosa e attaccata ai propri privilegi“
La classe politica appare, quindi, del tutto errata a condurre il paese verso un più luminoso futuro. Ecco, secondo il portoghese (e secondo molti italiani) cosa ha spinto Mattarella a non indire nuove elezioni per scegliere più democraticamente il presidente del consiglio: il terrore di una totale e inadeguata supremazia politica di estrema destra.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono percepiti come distruttori e disturbatori politici anche in Portogallo.
L’Italia come il Portogallo
L’Italia, come il Portogallo – sottolinea Pires de Lima – avverte un’entusiasmo spasmodico per gli eroi popolar-nazionali che arrivano a salvare baracca e burattini. Il risultato, però, è una progressiva sfiducia nel sistema democratico.
Una volta creato un precedente, è difficile chiudere la porta. E in ogni caso E’ evidente che queste soluzioni non sono riuscite ad allontanare dalla politica le sue maledizioni, a correggere regole o percorsi, a colmare le disuguaglianze territoriali, a migliorare la competitività economica, a garantire una maggiore trasparenza negli incarichi pubblici, a calmare in modo permanente i mercati o a mitigare gli impulsi anti sistema.
Insomma, il caso Italiano è l’esempio lampante di ciò che avviene quando la politica e il sistema democratico non funzionano.
Almeno in Portogallo auspicano che i prossimi fondi europei possano svecchiare un sistema completamente in avaria e che il governo Draghi possa ponderare decisioni politiche per il bene del paese.
Un obiettivo che, in un modo o nell’altro, tutti gli italiani sperano di raggiungere.
Le Monde, Francia e Frankfurter Allgemeine Zeitung, Germania
Tra il “Giano Bifronte” creato dall’ilare connubio Mario Draghi – Beppe Grillo su Le Monde e la polemica sulla riscoperta ispirazione europeista di Matteo Salvini su Zeitung, ancora una volta la classe politica italiana viene messa in discussione.
Tuttavia, se In Francia con estrema semplicità esulta per un governo misto, cosicché l’Italia possa evitare giochi tra forze antisistema e corrente tecnocratica; in Germania si teme particolarmente per quel lupo vestito da pecora, che è fin troppo vicino ai canali di estrema destra europei.
Che il governo Draghi sia stato improvvisamente appoggiato da Matteo Salvini, dopo che il leader della Lega ha più volte inneggiato alle elezioni, è uno dei sette (non tanto) misteri di Fatima.
La svolta europeista, poi, si è rivelata una scelta improvvisamente moderata. Nessuno, né in Italia, né in Germania s’aspettava un cambiamento così repentino.
Con un’analisi piuttosto accurata, il giornale tedesco descrive un Matteo Salvini pronto a ritornare lupo, non appena le percentuali della Lega si saranno rimpolpate, in vista delle elezioni nazionali. Nessuno crede al suo pragmatismo, semmai è evidente, anche in Germania, che voglia semplicemente mettere le mani sui fondi europei.
The Guardian, Regno Unito
“Mario Draghi ha grandi capacità, ma l’alternanza tra tecnocratici e populisti è un segno della crisi della politica italiana”, scrive il The Guardian.
“Settimane di caos, lotte intestine irresponsabili e paralisi politica”. Niente di più vero. Dopo la caduta irresponsabile del governo Conte, prima che Mario Draghi riuscisse a formare un nuovo governo, la situazione è stata delle peggiori.
Le voci sono arrivate anche a Londra. Anche in Regno Unito, che ormai non fa più parte dell’Unione Europea, la possibilità di dare il paese in mano agli euroscettici di estrema destra è stata la scelta preponderante che ha spinto Matterella a non indire nuove elezioni.
Dopotutto, l’Europa ha promesso all’Italia ben 209 miliardi. Non si può rischiare di perdere l’opportunità di attuare necessarie riforme e svecchiamento di sistema, solo perché la nostra classe politica è del tutto inadeguata.
La scelta di affidare il governo a un tecnico, però, anche in Gran Bretagna è sinonimo di malessere democratico: “Affidarsi a due leader non eletti nell’arco di un decennio non è un buon segno per una democrazia che si rispetti, a prescindere dalla gravità delle crisi in cui si trova”.
Governo draghi: espressione di un’Italia in crisi
Insomma, per l’Europa siamo un paese costantemente in crisi, piena di debiti, con una classe politica irresponsabile e del tutto inadeguata e con un sistema democratico che non funziona.
Siamo incapaci di fare riforme, di migliorare il divario generazionale, di eliminare la disparità sul territorio italiano, di velocizzare la burocrazia.
Un quadro lucido, quasi perfetto, che nemmeno i media nazionali sono stati in grado di delineare. Ovviamente, siamo tutti bravi a giudicare le vite (o in questo caso i paesi) degli altri, ma un po’ di sana critica estera potrebbe soltanto incentivare l’Italia a mettersi in carreggiata.
Vent’anni di crisi politica, debito pubblico alle stelle e nessuno svecchiamento, aggiunto a immigrazione senza giusta gestione, precarietà lavorativa e pandemia, hanno contribuito a rendere l’Italia un paese in bilico, sempre sull’orlo del baratro.
Se nemmeno questi 209 miliardi in arrivo faranno la differenza, allora è meglio portare i remi in barca e cambiare nazionalità. Dicono che le Canarie siano un buon posto dove vivere.
Antonia Galise