Il recente pacchetto cittadinanza approvato dal governo ha scatenato forti tensioni tra gli alleati della maggioranza. La riforma, che limita lo ius sanguinis e introduce lo ius Italiae, ha diviso Lega e Forza Italia, con i primi che chiedono correttivi e i secondi che difendono la norma. Sullo sfondo, si inseriscono altri temi caldi come l’Europa, l’immigrazione e le dinamiche interne alla Lega.
La stretta sullo ius sanguinis e le critiche dalla Lega
La recente riforma sul pacchetto cittadinanza approvata dal Consiglio dei Ministri ha immediatamente scatenato polemiche all’interno della maggioranza di governo. La misura, proposta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, introduce restrizioni allo ius sanguinis per limitare l’accesso alla cittadinanza italiana ai discendenti di emigrati.
Secondo la nuova normativa, solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia potrà acquisire automaticamente la cittadinanza. La decisione ha suscitato critiche soprattutto da parte della Lega, che ha annunciato la volontà di introdurre modifiche al testo durante l’iter parlamentare. I deputati leghisti Dimitri Coin e Graziano Pizzimenti hanno definito il provvedimento una penalizzazione per i discendenti di emigrati, molti dei quali di origine veneta, lombarda, piemontese e friulana. “Non possiamo accettare che si penalizzino i nostri bisnonni e, al contempo, si voglia regalare la cittadinanza a giovani immigrati”, ha dichiarato Coin.
Forza Italia replica: “Decisione condivisa da tutta la maggioranza”
Forza Italia ha risposto con fermezza alle critiche, sottolineando che la riforma sul pacchetto cittadinanza è stata approvata con il consenso di tutti i ministri della coalizione. Il partito di Tajani difende la necessità della stretta, motivandola con la volontà di contrastare le truffe legate all’acquisizione della cittadinanza e le violazioni della normativa vigente.
La riforma prevede anche lo ius Italiae, una misura che permetterebbe di concedere la cittadinanza ai giovani nati e cresciuti in Italia dopo un determinato numero di anni di scolarizzazione. Su questo punto, la Lega rimane scettica, aprendo un nuovo fronte di scontro nella maggioranza.
Il dibattito si allarga: le preoccupazioni delle comunità italiane all’estero
Le nuove restrizioni allo ius sanguinis hanno sollevato preoccupazioni anche fuori dall’Italia, in particolare in Argentina e Brasile, dove risiedono milioni di discendenti di emigrati italiani. Il quotidiano argentino La Nacion ha parlato della riforma sul pacchetto cittadinanza con estrema preoccupazione, evidenziando come migliaia di argentini vedano ora sfumare la possibilità di ottenere un passaporto italiano.
Anche in Brasile, dove si stima che vi siano circa 32 milioni di italo-discendenti, la notizia ha avuto grande risonanza. “La cittadinanza non può essere oggetto di mercificazione”, ha ribadito Tajani, sottolineando che la misura mira a impedire abusi e pratiche fraudolente.
Tensioni nel centrodestra: il nodo della leadership in Veneto
Le divergenze sul pacchetto cittadinanza si inseriscono in un clima di crescente tensione all’interno della coalizione di centrodestra. Matteo Salvini, in vista del congresso federale della Lega, cerca di rafforzare la propria leadership, soprattutto in Veneto, regione storicamente vicina al partito. Tuttavia, il mancato terzo mandato per Luca Zaia e le ambizioni di Fratelli d’Italia nel Nord-Est stanno creando attriti.
Salvini ha tentato di rassicurare i leghisti veneti, dichiarando che la coalizione rimarrà solida fino al 2027, se non oltre. Tuttavia, il rischio di perdere la guida della regione rappresenterebbe un duro colpo per il leader leghista, che fatica a mantenere compatto il suo partito tra spinte autonomiste e aperture nazionali.
Europa e difesa: un altro fronte di scontro
Oltre alla questione della cittadinanza, la maggioranza si divide anche sulle politiche europee, in particolare sul piano di riarmo proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Mentre Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto sostengono il progetto, Matteo Salvini lo boccia categoricamente, affermando che “Von der Leyen fa gli interessi dei tedeschi” e opponendosi a qualsiasi ipotesi di debito comune per finanziare l’acquisto di armamenti.
Forza Italia, dal canto suo, si schiera con la premier, sostenendo che la centralità dell’Italia nell’Unione Europea sia un’opportunità da non sprecare.
Le altre misure approvate dal governo
Oltre alla riforma della cittadinanza, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera ad altri provvedimenti rilevanti. Tra questi, spicca la trasformazione del centro migranti di Gjiader, in Albania, in un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr), destinato a trattenere fino a 18 mesi gli immigrati irregolari soggetti a espulsione.
Sul fronte educativo, è stato introdotto un nuovo sistema di selezione per l’accesso alla facoltà di Medicina, con un semestre di valutazione prima dell’ammissione definitiva. Infine, il governo ha varato misure per contrastare il fenomeno dei “diplomifici”, stabilendo che nelle scuole private sarà possibile recuperare al massimo due anni scolastici in uno.
Un governo tra alleanze fragili e sfide future
Le recenti polemiche sul pacchetto cittadinanza, unite alle divergenze su Europa e politiche migratorie, confermano le difficoltà di coesione nella maggioranza di governo. Con il congresso della Lega alle porte e le tensioni interne al centrodestra sempre più evidenti, il futuro dell’alleanza appare tutt’altro che stabile. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere se Salvini riuscirà a mantenere saldo il controllo del suo partito e se Meloni e Tajani sapranno trovare una sintesi tra posizioni sempre più distanti.