Governabilità : preparatevi perché nei due mesi che stanno cominciando questa parola occuperà tutte le discussioni (a parte forse quelle sul “Grande fratello vip”).
La campagna referendaria è ormai nel vivo.
E la scelta sul SI oppure NO che dovremo compiere il 4 dicembre, quando approveremo o bocceremo la riforma della Costituzione proposta dal governo Renzi, ruota tutta intorno a questa parolina magica.
Governabilità.
Parola che deriva dal greco kybèrnein, che è anche alla radice anche del termine cibernetica.
Cioè la scienza che consente di impartire comandi a computer e robot (che vuol dire schiavo) che operino in maniera semiautomatica quanto prestabilito.
O anche, scienza di “controllo dei sistemi” vivi o non vivi.
O anche : “Scienza che studia dal punto di vista teorico e applicativo la riproducibilità su macchine del comportamento degli esseri umani”.
Ma soprattutto, nel significato originale greco antico : ‘arte di guidare, di pilotare’ (kybernetikè technè).
Di pilotare una nave, o magari un tiro di cavalli.
L’arte di comandare
Come a dire due cose.
1) che stante la diffusione della tecnologia nella nostra vita quotidiana – che sta portando computer e robot a sostituire gli esseri umani in numerose attività e il cyberspazio a sostituire l’agorà, la piazza e il parlamento – oramai persino il modello di organizzazione della nostra vita associata si va conformando a quello di un sistema semiautomatico, un sistema meccanico, un sistema non-vivo.
Un bel paradosso, se tenete conto che inizialmente la cibernetica doveva realizzare esattamente l’opposto (macchine simili ad umani cioè, e persino dotate di sensibilità).
2) Che la politica non si identifica più con l’arte di rendere felici i più, o quantomeno di amministrare col consenso di più persone possibili – ma diventa o meglio ridiventa l’arte di comandare la maggioranza delle persone.
L’arte di governare (appunto) a prescindere o quasi dal consenso e dalla consapevolezza della maggioranza delle persone.
In questo senso, se la democrazia era il regime politico per eccellenza (che vive grazie al consenso dei più) nel momento in cui rimane solo la formalità del voto la democrazia può ben diventare oligarchia : poiché solo pochi (oligoi) posso reggere il timone (kyber) e gli altri numerosi sono soltanto una ciurma.
In definitiva : l’arte di governare, se viene posta al centro della politica e delle regole democratiche, si va a identificare con l’arte del cocchiere che scioglie o stringe le briglie dei suoi cavalli (o del programmatore di pc).
Governabilità, stabilità, austerità
Da libertè, egalitè, fraternitè a governamentalitè…magari insieme a stabilitè e intensitè (ricordate l’ Arrigo Sacchi parodiato da Crozza anni fa?).
Sembra una brusca caduta, ma aldilà delle risate non troppo dolci è chiaro che il quesito è serio.
Infatti, viviamo un passaggio storico addirittura epocale, che mette in discussione la fondamenta stesse del nostro vivere associato.
Dall’economia alla comunicazione la crisi si è trasmessa alla morale e al diritto, alla politica e ora in definitiva agli stessi principi che regolano la nostra visione del mondo e la vita associata.
Discutiamo oggi del significato stesso della democrazia.
Per chi segue il dibattito sulla stampa, non è passata sotto silenzio l’affermazione di Scalfari su Repubblica che ha sostenuto : “l’oligarchia è la democrazia”.
Come a dire, da sempre governano e comandano davvero poche persone, e se queste tengono almeno un minimo conto del benessere del popolo ossia della maggioranza, allora rappresentano un governo illuminato.
Quando così non è, si tratta di una dittatura.
Così è : e facciamo come ci pare
Nessuna via di mezzo : o così o pomì.
Ma chi decide quale sia la…pummarola giusta?
Bisogna lasciar fare a color che sanno.
Quindi, la riforma Renzi è corretta perché consente alla classe dirigente di governare senza correre il rischio di intralci da minoranze per definizione rissose e intriganti – oppure da maggioranze presuntuose e ignoranti.
Se governabilità vuol dire” la presenza di requisiti socio-economici e istituzionali che consente una continuità dell’azione del governo” allora siamo tranquilli : votate come dicono Scalfari e Renzi.
Certo, se però avete il dubbio che l’attuale esecutivo non sia un’assemblea di Illuminati, e che il fondatore di Repubblica sbandi peggio di uno scolaretto quando identifica oligarchia e democrazia, allora avete ragioni doppie per votare contro il loro consiglio.
D’altronde, già per Mussolini il suo regime si giustificava proprio con la necessità di dare un governo stabile e forte all’Italia, per contrastare le scosse della dissoluzione, anarchia, disordine e disfattismo.
Che poi fosse lo stesso quarantenne presidente del Consiglio che ammetteva come l’Italia fosse “inutile da governare” – e che poi portò, grazie ai pieni poteri, il Paese allo sfascio : questo è un puro caso.
Che cosa decideremo davvero col Referendum ?
Spero di continuare su queste spazio, nei giorni a venire, la discussione sul senso della democrazia – la vera posta messa in gioco nel prossimo Referendum, anche perché è in pericolo in tutto il mondo di oggi.
Infatti, nel prossimo referendum, alla governabilità si opporrà il principio della rappresentatività del governo, e della sua rispondenza alla volontà popolare : la radice e lo scudo di ogni libertà.
Ma penso stia bene qui ricordare che il Duce, come si dichiarava campione della solidità di governo, allo stesso tempo dichiarò che il fascismo era ” la vera democrazia”.
Pensa un po’.
Nel frattempo, in Spagna non hanno un governo politico da quasi un anno, ma la loro economia corre il triplo della nostra : comunque la pensiate, comunque siate orientati a votare, è sempre bene farsi tante domande.
ALESSIO ESPOSITO
cosa decideremo? Nulla.comunque riflettere ci porta fuori dalla rissa
Infatti Ippolita sono d’accordo. Perché se questo referendum dovesse almeno stimolare tante persone a riflettere su sé stessi e sulla società, già sarebbe valsa la pena di svolgerlo.