Google si ripresenta con una nuova versione di Google Glass: Superpower Glass, sembrano quelli di prima, ma si rivolgono ad un nuovo pubblico.
Google Glass, utilizzati non più come una tendenza della moda high-tech, ma come un sofisticato dispositivo in grado di aiutare i bambini autistici.
L’autismo è un disturbo dello sviluppo neurocerebrale che si manifesta con difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale, accompagnata da comportamenti ripetitivi e da mancanza di interesse per il mondo circostante. Per descriverne l’origine, nel corso degli anni sono state elaborate diverse teorie, tra quelle più accreditate vi è la teoria della motivazione sociale.
Essa sostiene che le persone autistiche siano intrinsecamente meno interessate all’interazione con i propri simili. L’autismo dunque è una patologia che ostacola la capacità di una persona di relazionarsi con gli altri, ed è qui che Google Glass interviene. Infatti, chi soffre di autismo spesso non riesce a riconoscere le emozioni facciali di base. A differenza della maggior parte dei bambini, che imparano in modo naturale a leggere le espressioni facciali interagendo con la famiglia e gli amici, i bambini con autismo spesso devono affinare queste abilità attraverso la terapia comportamentale. Questo in genere necessita di un terapeuta che guida il bambino attraverso attività strutturate, come esercizi con schede flash, che raffigurano volti con diverse espressioni. Acquisire queste competenze richiede interventi comportamentali intensivi che sono spesso onerosi ed impegnativi.
“Abbiamo troppi pochi professionisti nel campo dell’autismo”, ha detto Dennis Wall, professore associato di pediatria e di scienza dei dati biomedici. La terapia precoce sull’ autismo si è dimostrata particolarmente efficace, ma molti bambini non sono trattati abbastanza in fretta da ottenere il massimo beneficio, ha continuato. “L’unico modo per superare il problema è creare sistemi di trattamento affidabili e che si possano effettuare a casa. È un bisogno insoddisfatto davvero importante”.
Come riportato sulle news dell‘Università di Stanford”
Un utilizzo libero che aiuta i bambini con autismo
Per rispondere a questa necessità Dennis Wall e colleghi, hanno sviluppato un software di riconoscimento facciale che è stato istallato all’interno del Google Glass in grado di informare l’utente che lo indossa su quali emozioni provano le persone di fronte a loro. Questi occhiali sono stati sviluppati per offrire ai bambini con autismo una terapia comportamentale da potere effettuare a casa. La possibilità di utilizzarlo liberamente a casa con la famiglia del bambino, piuttosto che in appuntamenti con specialisti, consentirebbe a più bambini di ricevere un intervento precoce, punto chiave nel trattamento dell’autismo, ma difficile da realizzare.
Quindi attraverso l’uso di questo dispositivo innovativo, i bambini autistici sarebbero in grado di percepire le emozioni dell’interlocutore, dando loro la possibilità di interagire ed effettuare anche le conversazioni più semplici.
Le emozioni facciali
Il software è progettato per riconoscere otto espressioni fondamentali: gioia, tristezza, rabbia, disgusto, sorpresa, paura, disprezzo e calma. Quando identifica un’espressione particolare, invia le informazioni all’utilizzatore di Google Glass nominando l’emozione tramite l’altoparlante dell’auricolare o visualizzando un’emoticon su uno schermo piccolo nell’angolo del telaio dell’occhiale destro.
In uno studio pilota, descritto nel numero di agosto sul npj Digital Medicine , 14 bambini di età compresa tra 3 e 17 anni con disturbo dello spettro autistico, hanno utilizzato questo dispositivo a casa per un tempo di poco superiore alle 10 settimane. I ricercatori hanno progettato tre modi diversi di utilizzare il programma di riconoscimento facciale:
- gioco libero, i bambini indossano Google Glass mentre interagiscono o giocano con le loro famiglie, il software fornisce a chi lo indossa una spunta visiva e una uditiva ogni volta che riconosce un’emozione sul volto di qualcuno nel campo visivo;
- indovina le mie emozioni, un genitore esegue un’espressione facciale corrispondente a una delle otto emozioni principali, e il bambino cerca di identificarlo. Il gioco aiuta famiglie e ricercatori a monitorare il miglioramento dei bambini nell’identificare le emozioni;
- catturare il sorriso, i bambini danno ad un’altra persona indizi sull’emozione che vogliono suscitare, fino a quando l’altra persona non la compie, questo aiuta i ricercatori a valutare la comprensione dei bambini delle diverse emozioni.
Dopo il trattamento, i bambini hanno mostrato un miglioramento nelle abilità sociali, tra cui un maggiore contatto visivo ed una maggiore capacità di decodificare le espressioni facciali.
La testimonianza di una mamma
Donji Cullenbine, mamma di Alex, un bimbo autistico che ha partecipato al programma sperimentale, ha notato nel giro di poche settimane che Alex stava incontrando i suoi occhi più spesso.
Mi ha detto, ‘Mamma, posso leggere le menti!. Il mio cuore ha cantato. Mi piacerebbe che altri genitori facessero la stessa esperienza.
Nonostante i risultati incoraggianti, lo studio non aveva previsto un gruppo di controllo, requisito indispensabile per convalidare l’effettiva utilità del sistema Google Glass come strumento di terapia comportamentale da potere svolgere a casa. Pertanto, non risulta del tutto chiaro se i miglioramenti delle capacita sociali riscontrate nei bambini, siano effettivamente dovuti all’utilizzo del sistema Google Glass o anche ad altri fattori. Malgrado ciò, i risultati di questo studio esplorativo hanno fornito una valida comprensione, seppur preliminare, del modo in cui genitori e bambini con autismo possono mettere a frutto questa tecnologia. Infatti, grazie ai risultati ottenuti si è potuto disegnare un nuovo protocollo più robusto che prevede uno studio clinico randomizzato con una corte allargata ad almeno 50 famiglie, al fine di valutare più attentamente i cambiamenti nel riconoscimento delle emozioni, il contatto visivo e le abilità sociali che il sistema Glass può incoraggiare nei bambini con autismo. Inoltre, un altro importante progetto in programma è quello di testare la terapia in bambini nei quali l’autismo è stato appena diagnosticato.
La Stanford University ha anche depositato una domanda di brevetto per l’uso di questa tecnologia.
Pertanto, se la terapia con Google Glass confermerà le buone premesse nelle future sperimentazioni cliniche, potrà essere un potente mezzo di supporto all’apprendimento di molti bambini affetti da autismo.
Maria Di Naro