Google e la censura della stampa europea: un test tra polemiche e interrogativi

Stampa europea Google e la censura diritto all'oblio su google

Google ha avviato un esperimento che suscita numerosi dubbi sul futuro della pluralità informativa. La decisione di escludere l’1% degli utenti di otto Paesi dell’Unione Europea dai contenuti giornalistici nei servizi Search, News e Discover è stata accolta con preoccupazione dal settore editoriale. In molti parlano di Google e la censura, sottolineando come il colosso di Mountain View stia testando i limiti del proprio potere sull’ecosistema dell’informazione digitale.


Un esperimento divisivo in Europa

Google ha avviato un test che esclude l’1% degli utenti in otto Paesi dell’Unione Europea dai contenuti della stampa europea nei servizi Google News, Search e Discover. Questa iniziativa, presentata come un esperimento “limitato nel tempo” dal colosso di Mountain View, ha suscitato forti critiche da parte del settore editoriale, che non è stato coinvolto nella pianificazione né informato nei dettagli. L’Italia figura tra i Paesi interessati, insieme a Belgio, Croazia, Danimarca, Grecia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna.

Un progetto sospeso in Francia

Mentre l’esperimento è già in corso in otto Stati membri, in Francia è stato temporaneamente bloccato. Questo grazie a un intervento del Syndicat des Éditeurs de la Presse Magazine (SEPM), che ha ottenuto una sospensione del progetto tramite il tribunale locale. Questa decisione potrebbe rappresentare un precedente significativo per altre nazioni, aumentando la pressione su Google affinché riveda la sua iniziativa.

Cosa prevede il test?

Durante la sperimentazione, agli utenti selezionati casualmente non saranno mostrati i contenuti prodotti da editori con sede nell’Unione Europea. Google ha dichiarato che, una volta terminato il test, i risultati delle notizie torneranno ad essere visualizzati normalmente, senza impatti duraturi sul traffico degli editori o sui pagamenti previsti dalla direttiva europea sul copyright (EUCD). Tuttavia, molte domande restano senza risposta:

Censura o esperimento?

L’iniziativa di Google è stata definita da molti critici una forma di censura mascherata da test. Escludere i contenuti degli editori europei dai propri servizi, seppure temporaneamente e su una piccola percentuale di utenti, rappresenta un atto senza precedenti. Le associazioni editoriali lo hanno interpretato come un segnale inquietante, che potrebbe preludere a ulteriori pressioni sui media europei.

Secondo la European Magazine Media Association (Emma), la European Newspaper Publishers’ Association (Enpa) e News Media Europe (Nme), il test di Google riflette una profonda mancanza di trasparenza e dialogo con il settore editoriale. In una dichiarazione congiunta, queste organizzazioni hanno denunciato la decisione come un esempio del crescente squilibrio tra le piattaforme digitali e gli editori.

“Il nostro timore è che Google stia consolidando il suo controllo sul mercato dell’informazione digitale, mettendo a rischio l’indipendenza economica degli editori europei”, si legge nel comunicato. “Chiediamo che questo esperimento venga sospeso immediatamente e che si avvii un dialogo costruttivo per trovare soluzioni comuni”.

I rischi di una censura selettiva

Il termine censura non è utilizzato a caso. Anche se Google ha definito l’iniziativa un semplice test, escludere determinati contenuti dal panorama informativo digitale può avere implicazioni gravi. Gli utenti coinvolti sperimenteranno una sorta di “oscuramento informativo” parziale, senza sapere di essere parte di un esperimento. Questa strategia, applicata su larga scala, potrebbe influire significativamente sulla pluralità dell’informazione, riducendo la visibilità di testate indipendenti e rafforzando la dipendenza economica degli editori dalle piattaforme tecnologiche.

Le motivazioni di Google: una giustificazione debole?

Google ha giustificato il test affermando di rispondere a una richiesta delle autorità regolatrici e degli stessi editori, che avrebbero chiesto più dati sull’impatto dei contenuti giornalistici sui servizi digitali. L’obiettivo dichiarato è quello di raccogliere informazioni utili per migliorare l’esperienza utente e ottimizzare il traffico verso gli editori.

Tuttavia, le associazioni di categoria contestano questa narrativa. “Google valuterà Google, utilizzando parametri definiti da Google”, hanno dichiarato ironicamente Emma, Enpa e Nme. Questo approccio, secondo i critici, manca di indipendenza e potrebbe servire a rafforzare il predominio della piattaforma nel settore dell’informazione digitale.

Vecchie tensioni e nuovi scenari

Le tensioni tra Google e il mondo editoriale europeo non sono nuove. Gli editori lamentano da anni che i contenuti giornalistici, pur generando enormi profitti per le piattaforme, non ricevono un compenso adeguato. La direttiva europea sul copyright aveva introdotto regole più stringenti, obbligando aziende come Google a negoziare accordi di licenza con gli editori. Tuttavia, l’attuale test sembra suggerire che il gigante tecnologico stia cercando nuove strategie per rafforzare il suo potere contrattuale.

Una lezione dal passato: il caso Facebook

Un precedente significativo viene da Facebook, che negli ultimi anni ha ridotto la visibilità dei contenuti giornalistici sulla propria piattaforma. Dopo aver sperimentato la rimozione della scheda “Notizie” in alcuni mercati, la piattaforma ha deciso di smettere di pagare gli editori. Questo ha costretto molte testate a rivedere i propri modelli di business, aumentando la loro dipendenza da altre fonti di traffico.

Lo scenario ipotizzato da alcuni osservatori è che Google stia seguendo una strategia simile: dimostrare agli editori quanto siano dipendenti dalla piattaforma, per poi negoziare accordi più vantaggiosi per sé stessa.

Il futuro dell’informazione digitale

L’iniziativa di Google solleva interrogativi cruciali sul futuro del rapporto tra piattaforme tecnologiche e stampa. Se da un lato i giganti del web rappresentano una fonte indispensabile di traffico per gli editori, dall’altro il loro crescente potere rischia di compromettere l’autonomia economica e editoriale delle testate.

La questione della censura selettiva diventa quindi centrale: è accettabile che una piattaforma privata possa decidere, anche temporaneamente, di escludere contenuti giornalistici? E quali saranno le implicazioni a lungo termine per la pluralità dell’informazione in Europa?

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