Dopo l’assassinio di George Floyd, migliaia di persone hanno iniziato proteste in tutto il mondo, domandando attenzione e maggior giustizia. Per promuovere una maggior sensibilità per la loro causa, gli attivisti hanno riscoperto uno strumento che quasi tutti noi utilizziamo quotidianamente: Google Doc.
Cos’è Google Doc?
Lanciato nel 2012, Google Doc conosce subito una grande popolarità grazie alla diffusione degli account e-mail di Google. Oggigiorno è uno strumento molto utilizzato da studenti e lavoratori che hanno bisogno di adoperarsi contemporaneamente per un progetto, condividere dei contenuti, o tenersi informati sull’andamento di una certa attività.
Sono proprio la semplicità e l’accessibilità che hanno reso Google Doc lo strumento perfetto per la condivisione di liste delle organizzazioni che accettano donazioni, per informare persone nuove riguardo alla lista di libri da legger per prendere coscienza del problema del razzismo o per condividere le attività da intraprendere in favore delle vite di persone di colore.
La riscoperta
Sicuramente il coronavirus ha favorito l’utilizzo di Google Doc come strumento di condivisione in un momento di isolamento. Tuttavia, questo utilizzo non è una novità.
I giovani studenti lo utilizzavano già come strumento per scambiarsi bigliettini virtuali e commenti durante le lezioni scolastiche. Google Doc diventa uno strumento degno di nota nel 2016, quando Melissa Zimdars lo utilizza per creare un documento di 34 pagine chiamato “False, Misleading, Clickbaity-y, and/or Satirical ‘News’ Sources” (“Fonti di ‘notizie’ false, ingannevoli, clickbait, e/o satiriche”) per aiutare le persone a comprendere da quali siti guardarsi quando si leggono notizie online. Dall’idea di Zimdars sono nati una serie di Google Doc di natura politica e di attivismo utilizzati anche dal movimento #MeToo.
Check out our article in the Washington Post and version one of our website is LIVE! #momenttomovement https://t.co/dr3Nq3DOq6https://t.co/GRWu9wRFqp
— Bryanna Wallace & Autumn Gupta (@Autumn_Bry) June 19, 2020
Durante queste nuove proteste, “Resources for Accountability and Actions for Black Lives” (Risorse per la responsabilità e le azioni in favore delle vite dei neri”) di Carlisa Johnson è diventato uno dei Google Doc più famosi e popolari. Il file riporta esempi di comportamenti che le persone possono intraprendere per supportare le vittime della violenza delle forze dell’ordine. Un altro Google Doc diventato virale è “Anti-racism resources for white people“ , una lista di film, video, podcast, articoli e libri per aiutare le persone bianche a prendere coscienza del problema del razzismo.
Il segreto del successo
Molti attivisti hanno definito Google Doc come uno strumento più funzionale rispetto a Facebook o Twitter, più duraturo e dinamico rispetto a un giornale e in grado di raggiungere moltissime persone contemporaneamente che possono attivamente contribuire a migliorare un progetto. Inoltre, la i link ipertestuali permettono una condivisione semplice, immediata e accessibile a chiunque.
Un altro fattore da non sottovalutare è la possibilità dell’anonimato. Decidendo di condividere con chiunque il documento, Google garantisce un minimo livello di anonimato. A differenza dei social media tradizionali, dove quello che viene scritto è automaticamente ricollegabile a un account, Google Doc non richiede all’autore di esporsi pubblicamente. I problemi (di privacy e hackeraggio) sono stati aggirati con vari metodi. Per esempio il backup dei documenti, la modalità aeroplano per evitare il tracciamento dei dati e l’utilizzo di app di messaggistica con crittografia end-to-end.
Noemi Rebecca Capelli