Gong, la mostra di Eliseo Matiacci sarà inaugurata sabato 2 giugno presso il Forte Belvedere di Firenze. In seguito alle grandi retrospettive monografiche di Giuseppe Penone, Antony Gormley e Jan Fabre e la collettiva Ytalia, arriva finalmente Gong. L’ imponente mostra antologica dedicata a Eliseo Mattiacci, Cagli, 1940. Mattiacci è tra i grandi protagonisti dell’arte contemporanea, ed è uno dei pionieri dell’avanguardia italiana della fine degli anni Sessanta.
Grazie alla mostra Gong riapriranno i giardini terrazzati del Forte Belvedere dove vi sarà un’estensione monumentale delle maestose opere in acciaio di vocazione astronomica. Realizzate da Eliseo Mattiacci tra la fine degli anni ’80 e tempi più recenti. Sono circa una ventina di sculture all’esterno del e ottanta disegni all’interno. Tra le opere vi sono i due totem: Verso il cielo, Equilibri precari quasi impossibili e la nuovissima Gong. Da cui deriva l’appellativo della mostra.
L’inedita Gong è “la scultura che guarda” completata nel 2013. Tra le opere, all’interno del Forte, sarà in esposizione anche Tubo (1967), con un’estensione di circa 60 metri. Poi ancora l’installazione Recupero di un mito (1975), l’opera sonora Echi di suoni e cani che abbaiano (1983). Saranno esposte anche opere risalenti agli esordi come: Scultura lunatica del 1962. Mentre, in merito ai lavori più recenti c’è l’installazione La mia idea del cosmo (2001).
Per l’occasione la mostra sarà visitabile gratuitamente fino alle 21, sia sabato 2 he domenica 3 giugno. In coincidenza con ‘Domenica metropolitana’, prevede ingresso gratuito in tutti i musei civici per i residenti dell’area metropolitana. Gong è realizzata grazie al sostegno di Banca Monte dei Paschi di Siena (main sponsor dell’evento) di Carpisa, di Forma e il supporto di Galleria Poggiali.
“Anteprima” al Museo del Novecento
In combinazione della mostra antologica Gong di Eliseo Mattiacci, il Museo Novecento ospiterà al secondo piano del complesso museale diverse opere esemplificative. Opere che fanno parte della fase matura dell’artista. Come la scultura Per Cornelia (1985), il disegno Occhio del cielo (2005), le due opere Esplorare (2007) e Poesia (1972-1973). In aggiunta il video Richiami (1972).
L’esposizione presso il Museo Novecento, costituisce un’anteprima della grande antologica Gong, promulgando così una stretta correlazione scientifica e progettuale tra i due spazi. Gong è stata organizzata nella Fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere, che oltre ad essere un celebre punto panoramico è una pregevole opera architettonica della città di Firenze.
Grazie alla mostra Gong l’intera città di Firenze consolida la sua immagine di città contemporanea. Che congiuntamente agli artisti riflette sulla storia civile e sul patrimonio artistico. Oltre che sui grandi lasciti culturali del passato, sulla scienza e la spiritualità. Quello di Mattiacci è un percorso di coerenza e di libertà esemplari. La riattivazione dei miti e la contemplazione degli astri fino ad arrivare alle sue opere più recenti con la quale ha trasmesso al mondo la sua idea di cosmo.
Lo stesso artista racconta:
Mi sento attratto dal cielo con le sue stelle e pianeti e, al di là, dalle nostre galassie, è un’immaginazione che va oltre, come a voler sfidare la fantasia stessa, come in un sogno. Mi piacerebbe lanciare una mia scultura in orbita nello spazio. Sarebbe davvero un bel sogno sapere che lassù gira una mia forma spaziale.
Eliseo Mattiacci
Ideatore della sperimentazione e del rinnovamento in scultura, di iconografie cosmologiche e di nuove relazioni spaziali e concettuali tra arte e natura, tra uomo e ambiente. Nato a Cagli (Pesaro) nel 1940. Nel 1964 si stabilisce a Roma. Nel corso degli anni ’70 il suo lavoro si concentra sull’indagine della propria identità in relazione all’altro da sé. Come anche l’interesse per le culture diverse da quella occidentale e la verifica dei modi della comunicazione.
Agli inizi degli anni Ottanta il suo lavoro si evolve nella direzione di quelle che Bruno Corà ha descritto come: “Opere spaziali-cosmiche-astronomiche“. Più volte Mattiacci ha sfidato le grandi dimensioni tanto che nell’ultimo decennio ha realizzato sculture utilizzando lastre di acciaio cortèn. Come anche sfere di ghisa e elementi in ferro. Conformando frammenti di infinito, indicando un tragitto tra la terra e le mete remote. Segnando rotte di pianeti cerchi concentrici degli ordini cosmici.