Tra vestiti sfavillanti e capolavori del cinema, ai Golden Globes 2024 spicca il comico Jo Koy, per le sue battute sessiste rivolte alle presenti in sala.
Per coloro che non navigano spesso tra le acque mosse del mondo del cinema, il Golden Globe è un premio cinematografico assegnato alla pellicola statunitense che più ha riscosso successo tra il pubblico, ma soprattutto tra i membri della giuria, composta a sua volta da giornalisti membri dell’Hollywood Foreign Press Association. La premiazione viene divisa in categorie e vengono offerti riconoscimenti anche ai registi, gli attori, alle canzoni, alle sceneggiature e alle colonne sonore.
Durante una serata così importante, vengono quindi chiamate figure di intrattenimento e quest’anno è toccato nuovamente al comico Jo Koy, che ha lasciato tutti a bocca aperta per le sue battute (e certamente non in termini positivi):
«Oppenheimer is based on a 721-page Pulitzer Prize-winning book about the Manhattan Project, and Barbie is on a plastic doll with big boobies. The key moment in Barbie is when she goes from perfect beauty to bad breath, cellulite, and flat feet. Or what casting directors call character actor!».
Il parallelismo tra Oppenheimer e Barbie risulta in questo caso, ampiamente fuori luogo, rilegando l’importanza della bambola Mattel ad una taglia di reggiseno. Possibile che il comico si sia dimenticato il messaggio che il film di Greta Gerwig vuole portare a tutto il mondo? Forse sì, poiché allo sguardo allibito degli spettatori, Jo Koy si è giustificato dicendo:
«I got the gig 10 days ago, you want a perfect monologue? Yo, shut up. You’re kidding me, right. Slow down. I wrote some of these, and they’re the ones you’re laughing at».
Effettivamente però, ci vuole talento per riuscire a inserire maschilismo, grassofobia e misoginia nel giro di tre frasi. Ma è davvero questo che serve per far ridere le masse durante un evento così importante come i Golden Globes? Denigrare le persone che la società considera più deboli?
Il signor Koy si dimentica forse del monologo di America Ferrera, noto ormai in tutto il mondo, in cui l’attrice fotografa perfettamente la situazione attuale che il femminismo vuole sradicare:
«È letteralmente impossibile essere una donna. Sei così bella e così intelligente e mi uccide il fatto che non pensi di essere abbastanza brava. Dobbiamo essere sempre straordinarie, ma in qualche modo, lo facciamo sempre in modo sbagliato. Devi essere magra, ma non troppo. E non si può mai dire di voler essere magri. Devi dire che vuoi essere sana, ma allo stesso tempo devi essere magra. […] Devi essere una donna in carriera, ma anche preoccuparti sempre degli altri. […] Ma devi sempre distinguerti dagli altri ed essere sempre grata. Senza dimenticare che il sistema è truccato. Quindi, trova un modo per farlo notare, ma essendone sempre grata.
Non devi mai invecchiare, mai essere maleducata, mai metterti in mostra, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai uscire dalle righe. È troppo difficile! È troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia o ti ringrazia! E poi si scopre che non solo stai sbagliando tutto, ma che è anche colpa tua. Sono così stanca di vedere me stessa e ogni altra donna che si distrugge per piacere alla gente. E se tutto questo vale anche per una bambola che rappresenta le donne, allora non so nemmeno io cosa dire.»
Nove nomination ai Golden Globes, il premio per la miglior canzone originale What Was I Made For? di Billie Eilish e il Golden Globes Cinematic and Box-Office Achievement Honor (premio per il miglior incasso al botteghino), non sono bastati purtroppo per dare la giusta notorietà ad una pellicola che continua ad essere denigrata ed etichettata come superficiale. Eppure, il messaggio è risuonato forte e chiaro, creando una vera e propria bufera mediatica.
Le ragazze e le donne di ogni posto nel mondo si sono sentite comprese dopo la visione di questo film, finendo per convincere amici e parenti, soprattutto di sesso maschile, ad andare a vederlo. È proprio questo il bello dell’arte, in ogni sua forma: da occhi sfuggenti viene additata come inutile e superficiale, eppure chi si sofferma a guardarla veramente per quello che è, riesce a cogliere la vera rivoluzione anche dietro un vestito rosa e un bel rossetto.