Goethe: scrittore e intellettuale. Ma amava anche l’arte e la scienza. Un connubio di passioni che lo portò a scrivere “Teoria dei Colori”.
La pubblicazione del libro risale al 1810, ventiquattro anni dopo aver compiuto il suo viaggio in Italia. Un viaggio che riporta in una delle sue opere più celebri – Viaggio in Italia, appunto – e che lo fece innamorare del bel paese. Da nord a sud, ebbe modo di osservare le bellezze naturali così come quelle artistiche. Innamoratosi di Venezia e, forse ancor più di Napoli, annotò le sue riflessioni su numerosissimi taccuini.
Se si sofferma a lungo sulle opere di scultori, pittori e architetti – Palladio è uno di quelli che lo conquista di più, con i suoi edifici dalle geometrie perfette – è altrettanto vero che al lettore salta subito all’occhio una certa propensione per le scienze naturalistiche. La sua competenza in campo mineralogico si fa notare subito, quando descrive il suo passaggio sulle Alpi, durante il quale il suo sguardo viene letteralmente catturato dai minerali. Osserva la struttura delle pietre, ipotizzandone la composizione chimica e lo stato di formazione.
Questo interesse per la natura riguarda anche la botanica, tanto che dedica numerose pagine anche all’orto botanico di Padova, dove si sofferma a rimuginare sulla possibile esistenza di una ipotetica pianta originaria, una sorta di “Urpflanze”, idea destinata a rimanere utopica. Anche il mondo sotterraneo lo affascina e lo conquista. Lo dimostra l’interesse per il Vesuvio.
E’ la capacità di osservare il mondo con sguardo empirico a permettere la scrittura di un’altra grande opera che coniuga l’amore per l’arte con la scienza: “La teoria dei colori”. Gran parte dell’opera, infatti, consiste nella descrizione di fenomeni naturali o creati artificialmente per comprendere il funzionamento della vista. E’ inevitabile concentrare l’attenzione sull’organo della vista, dal momento che è proprio l’occhio a captare fenomeni colorati e luminosi. Fenomeni che analizza con grande attenzione e precisione, mettendo in un rapporto bilaterale e di co-dipendenza luce e colore.
Gran parte della sua opera si focalizza proprio su questo aspetto, e afferma che non è la luce bianca a scaturire dalla sovrapposizione dei colori, bensì il contrario; i colori non sono «primari», ma consistono in un offuscamento della luce, o nell’interazione di questa con l’oscurità. Lo scrittore tedesco, inoltre, si pone in disaccordo rispetto a Newton, che sosteneva che la luce fosse costituita da un flusso di particelle leggerissime di diverso colore.
Secondo Goethe, cambiando infatti le condizioni di osservazione, come ad esempio la distanza tra il prisma e il muro, cambiava anche l’effetto risultante. Goethe, inoltre, sperimentò che una semplice parete bianca, da sola, non produceva mai la scomposizione nei diversi colori attraverso il prisma. Nessun raggio di luce appare, se non è circondato dal buio o da una luminosità più bassa. La conclusione che trasse fu che il buio giocasse un ruolo attivo nella percezione dei colori.Che non sarebbero contenuti nella luce, ma sarebbero il risultato dall’interazione della luce col buio. La conseguenza di una polarità.
L’interesse scientifico viene però di passo con l’importanza delle arti visive.
Goethe non dimentica di parlare del chiaroscuro, delle ombreggiature, del variopinto, di tonalità ed armonia nelle opere d’arte. In arte, come in natura, i colori agiscono sull’occhio in modo che, ricevendoli nella loro molteplicità, l’occhio necessita di uno spazio bianco sul quale riprodurli per appagare sé stesso.
Sarebbe questa la chiave dell’armonia policromatica.
Il dominio del regno dei colori sembra dunque essere nelle mani dell’uomo, affidato come dono di natura. Tintori, pittori, incisori, architetti, artigiani del vetro hanno il difficile compito di reinterpretare la natura ed i suoi colori, per farne un’opera che non conosca limiti di tempo e spazio, condivisibile.
“La teoria dei colori” e il suo autore ci insegnano che natura, scienza e arte sono in egual modo parte di un unico universo. Quello della bellezza, quello della vita umana.
Sofia Dora Chilleri