L’accaduto che vede protagonista la statua della libertà rappresenta solo una delle motivazioni per cui è ormai sempre più difficile gestire i rapporti tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, questi ultimi guidati da Trump il quale ha deciso di schierarsi dalla parte di Putin nella guerra tra Russia e Ucraina. A seguito della decisione degli USA di smettere di fornire armi a Kiev, la Francia, guidata da Macron, ha deciso di mandare soldati in soccorso all’Ucraina. Ed è proprio sulla base di quanto appena detto che il socialista francese Raphaël Glucksmann ha mandato un messaggio provocatorio a Trump, o meglio “agli americani che hanno scelto di schierarsi con i tiranni” affermando esplicitamente “restituiteci la statua della libertà”. Secondo Glucksmann, Parigi dovrebbe riavere la statua in quanto gli americani non rispecchiano più quell’insieme di valori che avevano spinto la Francia al dono.
La statua della libertà, madre degli esuli
La statua della libertà rappresenta l’icona per antonomasia degli Stati Uniti d’America, fu inaugurata il 28 ottobre del 1886 e si tratta di un’opera francese donata agli Stati Uniti al fine di stringere l’unione tra le due nazioni.
Fu ideata dallo scultore Frédéric Auguste Bartholdi col prezioso contributo dell’ingegnere Gustave Eiffel e fu un regalo che la Francia fece agli USA per celebrare i cento anni della loro indipendenza, si trattò di un gesto che sugellava in sé tutti i valori, di libertà e democrazia, che accomunavano le due nazioni.
L’idea di creare questa imponente opera nacque dal politico francese Edouard Laboulaye che, durante una cena nella sua residenza a Versailles nel 1856, condivise con i suoi ospiti il desiderio di realizzare un monumento da donare agli Stati Uniti. La statua in questione, con la sua figura grandiosa e la fiaccola sollevata verso il cielo, è divenuta, nel tempo, un simbolo universale di speranza, accoglienza e libertà per milioni di immigrati che approdavano a New York. Essa rappresentava, dunque, il primo sguardo sulla nuova terra e il segno concreto di un nuovo inizio.
La vicenda legata a Glucksmann
Glucksmann, co-presidente del partito di sinistra Place Publique nonché un convito sostenitore dell’Ucraina, ha parecchio criticato la posizione di Trump, e dunque degli Stati Uniti, nel contesto di guerra tra la Russia e l’Ucraina, affermando non solo di volere la restituzione della statua della libertà ma affermando anche:
“Vi è stata regalata, ma a quanto pare la disprezzate. Quindi sarà molto felice qui con noi”.
Inoltre, ha concluso il suo intervento con testuali parole:
“La seconda cosa che diremo agli americani è che se volete licenziare i vostri migliori ricercatori e se volete licenziare tutte le persone che, attraverso la loro libertà e il loro senso di innovazione, il loro gusto per il dubbio e la ricerca, hanno reso il vostro Paese la principale potenza mondiale, allora daremo loro il benvenuto”.
Cosa si cela dietro al gesto e le eventuali conseguenze
Tale gesto rappresenta un segnale di forte rottura tra la Francia e gli Stati Uniti in quanto chiedere la restituzione del monumento significa prendere le distanze non solo da ideali ormai non più condivisi ma anche, e soprattutto, da un’alleanza storica. Oltre all’aspetto diplomatico, la rimozione della statua avrebbe un forte impatto anche sull’opinione pubblica poiché per gli americani si tratta di un simbolo identitario, legato alla storia e ai sogni di molte generazioni e portarla via significherebbe cancellare un pezzo della loro memoria collettiva.
Le conseguenze di una simile decisione sono imprevedibili: la nascita, talvolta, di un ulteriore clima di tensione tra i due governi, con delle conseguenti ripercussioni economiche e politiche o, ancora, il cambiamento della percezione degli Stati Uniti agli occhi del resto mondo.