Il Global Policy Forum ISPI 2023 guarda al futuro

Nel suo secondo e ultimo giorno il Global Policy Forum 2023 organizzato da ISPI, OECD e Università Bocconi assume uno sguardo di prospettiva. Futuro al centro: risoluzione dei conflitti, impegno ambientale, inclusione digitale

È un Global Policy Forum  diverso quello che si apre il secondo giorno di lavori a Milano, martedì 23 maggio. L’organizzazione pone al centro del dibattito le problematiche attuali  che hanno una proiezione di lungo termine: le “crisi dimenticate”, il cambiamento climatico, la trasformazione digitale delle società.

Staffan De Mistura

Il primo intervento del giorno è affidato a Staffan De Mistura, 75 anni, diplomatico delle Nazioni Unite di altissimo profilo con una sconfinata esperienza alle spalle (numerose missioni di aiuto umanitario e di pace nei territori più complicati del Pianeta come Iraq, Siria, Afghanistan, Rwanda, Somalia, Sudan, ex Jugoslavia). Attualmente è inviato ONU come mediatore nel Sahara occidentale, territorio di scontro tra Marocco e Algeria.

Instancabile ottimista, De Mistura ricorda, commentando le situazioni di conflittualità attuali, che “a un certo punto, in una guerra, non c’è più un vincitore”, sottolineando poi il fatto che “le crisi devono essere risolte in un’ottica sistemica, nessun attore internazionale può risolvere una questione in autonomia”. Parole non scontate le sue, parole di una persona che ha toccato con mano, durante la propria esperienza professionale, gli estremi confini che lo stato di natura del sistema internazionale può raggiungere, conflittuale nelle ideologie prima che nelle esperienze vere e proprie di violenza.

Nel considerare il ruolo delle Nazioni Unite nel contesto internazionale contemporaneo, De Mistura sottolinea che l’azione delle organizzazioni internazionali non può essere miracolosa: “l’Organizzazione delle Nazioni Unite non è stata creata per creare il paradiso in terra, ma per non far sprofondare l’umanità all’inferno”.

Global Policy Forum ISPI 2023
Staffan De Mistura, secondo da sinistra, dialoga con Paolo Magri, vicepresidente ISPI, Adàja Stoetman, research fellow Clingendael, e Pulkit Mohan, Observer Research Foundation

Le crisi dimenticate

Etiopia, Palestina, Afghanistan, Haiti, Venezuela, Yemen, Mali, Myanmar. Questi paesi sono solo alcuni dei paesi che soffrono di grave instabilità interna a causa di crisi politiche o sociali e conflitti. “L’intervento a supporto dell’Ucraina invasa” – afferma Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International – “rappresenta un modello di risposta alle crisi coeso e risoluto”. La Callamard sottolinea, inoltre, che la stessa risolutezza non è stata impiegata nella risoluzione di altre controversie internazionali, come la crisi palestinese che è ormai divenuta endemica.

A dialogare con lei Pamela Tamara Pinto, direttrice accademica di Bogotà, Emanuela Del Re, rappresentante speciale Ue per il Sahel (da lei stessa definito come “reale confine meridionale d’Europa”), e Karim El Aynaoui, ricercatore marocchino.

Affermando che “l’America Latina rappresenta uno dei centri gravitazionali delle attuali crisi internazionali”, la Pinto ha evidenziato il fatto che l’instabilità politica nella regione è il risultato delle dinamiche di ribilanciamento dei poteri in atto (per mano, anche, delle grandi potenze – USA, Russia, Cina).

Il prof. El Aynaoui, invece, sviluppa una riflessione sociologica: “le domande per uno stato sociale più presente sono più che mai impellenti e gli stati non devono attuare azioni di paternalismo istituzionale. I governi devono dialogare (governments must deliver) con la parte civile”.



Ambiente e inclusione digitale

Il Global Policy Forum si è chiuso con un dialogo su ambiente e tecnologia. Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), sviluppando alcune considerazioni sull’approvvigionamento energetico dei paesi occidentali, ha chiarito  il percorso da seguire nel limitare il cambiamento climatico: mitigazione (degli effetti climatici più impattanti), adattamento (a situazioni di instabilità), sviluppo (sostenibile).

Fatih Birol, IEA, parla in collegamento da remoto

Dopo una discussione sugli obiettivi (non) raggiunti dalla recente COP27 in Egitto e sul ruolo delle conferenze internazionali nell’attuale dibattito sul clima, i panelists  del Forum hanno allargato il discorso allo sviluppo di nuove tecnologie. Partendo dalla ferma consapevolezza che tutte le nostre attività che ruotano intorno alla tecnologia hanno un impatto sull’ambiente (nonostante siano weighless, “senza peso”), si è evidenziata l’importanza di garantire innovazione democratica e decentralizzata, senza affrontare separatamente transizione ecologica e digitale.

Luca Oggionni

 

 

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