Lunedì 22 maggio si è aperto a Milano il Global Policy Forum 2023, organizzato da ISPI, OECD e Università Bocconi. Numerose e complesse le tematiche affrontate, l’indirizzo dell’incontro è però chiaro: spazio ai future leaders.
MILANO – Dal conflitto in Ucraina alle nuove sfide demografiche, dalla deglobalizzazione alle crisi energetiche ed economiche, il 22 e il 23 maggio l’Istituto italiano per gli Studi di Politica internazionale (ISPI) offre a numerosi studenti e giovani attivisti la possibilità di dialogare con numerosi professionisti di alto profilo (ricercatori e ricercatrici, economisti, rappresentanti di organizzazioni internazionali quali Ue e ONU) riguardo le questioni di attualità più pressanti.
Ad affiancare ISPI ci sono l’Università Bocconi (host del forum), l’Organizzazione per la Co-operazione e lo Sviluppo economico (OECD) e Think7 Japan, la think tank (ovvero il gruppo di ricerca) legata al G7.
Multilateralismo
Non si possono affrontare le attuali dinamiche del sistema internazionale senza ridare dignità al prezioso strumento del multilateralismo. Intorno a questo concetto Giampiero Massolo, presidente di ISPI (e ambasciatore di lungo corso), sviluppa il suo discorso di apertura. Importanza del multilateralismo, inteso come richiamo alle istituzioni internazionali e sviluppo di una governance (ovvero un sistema di governo orizzontale) quanto più condivisa possibile. “Bottom-up multilateralism”.
Anche se c’è chi lo considera un approccio alla politica internazionale fortemente anacronistico.
“Make international relations system back again”.
Cooperazione e commercio South-South
È a sud che dovremo guardare nell’ottica di analizzare i prossimi scenari di sviluppo economico e politico. I paesi in via di sviluppo (sovente definiti “BRICS”, acronimo che riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) rappresentano il centro di attrazione delle future azioni politiche, economiche e sociali. “La cooperazione e il commercio sud-sud” – sottolinea Levent Tuzun, economista della Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo – “rappresentano, già ora, i nuovi ecosistemi per lo scambio economico e lo sviluppo delle imprese. È necessario, prima di tutto, investire risorse e conoscenze nella creazione di infrastrutture chiave, soprattutto legate a trasporti e logistica.”
La collaborazione tecnica ed economica nel Sud Globale è dunque una frontiera di cui bisogna occuparsi.
Conflitto in Ucraina
L’elefante nella stanza di questo forum, l’inevitabile dibattito sulla guerra in Ucraina, viene affrontato in un panel dal titolo “Russia – Ukraine: exit strategy wanted”.
Oltre a sottolineare la linea politica (specificatamente occidentale) della “pace giusta” e della riconquista dei territori occupati – “Sottolineo l’importanza del sostegno militare all’Ucraina per riprendere quanto più territorio possibile di quello occupato dalle forze russe” rimarca a questo proposito Charles Kupchan del Council on Foreign Relations – gli interlocutori evidenziano il fatto che la guerra “potrebbe evolvere in un conflitto più ampio” ma soprattutto che, dal suo scoppio, essa ha polarizzato (ulteriormente) il sistema internazionale.
Deglobalizzazione
A discutere del contesto macroeconomico attuale (“High prices, low growth: the new normal?”) sono stati Pascal Lamy, vicepresidente Paris Peace Forum, Adam Posen, Peterson Insitute of International Economics e Raghuram Rajan, Università di Chicago.
Dopo l’iperglobalizzazione sviluppatasi tra gli anni Novanta e i primi Duemila, l’apertura dei paesi al commercio internazionale e dei mercati si è significativamente ridotta, causando una fase di “globalizzazione a rilento”. Gli interlocutori hanno parlato a questo proposito di deglobalizzazione.
Gli scenari politici, economici e sociali degli ultimi vent’anni (crisi finanziaria del 2007-2008, cambiamento climatico, pandemia da Covid-19 e guerra in Europa) hanno portato gli attori-stato a riconsiderare le dipendenze dall’esterno e a ricercare partner di vicinato con i quali sviluppare rapporti di fiducia stabili. Le differenze ideologiche in alcuni contesti si sono acuite, portando i paesi a riconsiderare la logica delle alleanze che aveva caratterizzato il Novecento post seconda guerra mondiale.
Luca Oggionni