Glifosato, quando le multinazionali sono più forti del dolore

Rinnovo sull’autorizzazione del glifosato: l’Unione Europea ha nuovamente rinviato la votazione in merito. Gli esperti dei 28 Paesi che costituiscono l’UE sono ancora troppo divisi. Senza voto, dal 30 giugno 2016 la sostanza chimica non sarà legale.

Glifosato, quando le multinazionali sono più forti del dolore
Pablo Ernesto Piovano, photographer

Il glifosato è un diserbante sistemico non selettivo, fitotossico per tutte le piante. È l’erbicida più diffuso al mondo, definito da un’agenzia delle Nazioni Unite come ‘probabilmente cancerogeno’. La storia del glifosato è lunga e si interseca con questioni che riguardano multinazionali, interessi economici, distruzione della genetica naturale delle piante, malattie che uccidono e tanti altri fattacci. Se gli esperti non decideranno entro il 30 giugno, l’erbicida non potrà più essere usato e gli Stati membri dovranno eliminare le singole autorizzazioni per tutti i prodotti a base di glifosato.

Questa volta la Commissione Europea appare decisa nel non compiere scelte autonome sostituendosi ai 28 Stati membri, come già avvenuto in passato in situazioni analoghe a proposito degli organismi geneticamente modificati (OGM), quando neppure si era raggiunta la maggioranza necessaria. Secondo indiscrezioni, Paesi come Germania, Svezia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Austria e Grecia avrebbero scelto l’astensione, mentre gli unici apertamente contrari al rinnovo dei permessi pare siano Italia e Francia.

Il glifosato è stato scoperto nel 1950 dal chimico Henry Martin, ma poi riscoperto, commercializzato e venduto nel 1974 con il nome di Roundup dalla multinazionale Monsanto per eliminare le erbacce dalle coltivazioni. Tutto bene, se non fosse che la situazione poi è sfuggita di mano, e l’utilizzo del veleno, tossico per tutte le piante, ha iniziato a fare coppia fissa con le sementi modificate geneticamente per resistere al diserbante.

 

Il veleno che uccide l’Argentina

Il glifosato è altamente tossico per la salute umana, con effetti devastanti non solo per chi consuma le colture trattate ma anche per le persone esposte ad esso in modo continuo. Pablo Ernesto Piovano, un fotografo argentino, nel 2014 ha realizzato un reportage che testimonia, con foto e racconti, gli effetti del veleno su donne, uomini e bambini che lavorano o vivono nei pressi dei campi coltivati a soia OGM, trattata con dosi massicce di pesticidi.

Le testimonianze di Piovano sono una denuncia senza appello alla Monsanto, la multinazionale che ha inventata l’accoppiata OGM-Roundup. Secondo quanto riportato da Piovano su Burn, il dramma argentino è iniziato nel 1996, quando il governo ha approvato la coltivazione di soia transgenica e l’uso del glifosato senza condurre alcuna indagine scientifica indipendente, ma basandosi solo sulle ricerche pubblicate – indovinate un po’ –  proprio dalla Monsanto.

Ad oggi la terra argentina coltivata a OGM rappresenta il 60% del totale, zone in cui negli ultimi dieci anni i casi di cancro nei bambini si sono triplicati, le malformazioni nei neonati sono aumentate del 400%,  mentre incalcolabili sono i casi di malattie della pelle e i problemi respiratori riscontrati in giovani e adulti.

Questi i numeri che dimostrano come i soldi di multinazionali come la Monsanto a volte riescono a fare tutto, molto più forti dell’evidenza, della morte e del dolore.

 

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