Otto super ricchi guadagnano quanto la metà più povera del Pianeta. Ha occupato la prima pagina di molti giornali e siti, uno dei dati del Rapporto Oxfam, secondo il quale i più ricchi del mondo possiedono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di poveri, che detto in percentuali significa: l’1% della popolazione detiene la ricchezza equivalente al rimanente 99%.
Ma chi sono gli otto Paperoni, il cui fatturato annuale basterebbe a sfamare miliardi di persone? Non sono certo le solite facce di ricchi brutti e cattivi, al contrario personaggi che hanno dato contributi fondamentali alla vita di tutti noi, senza i quali in questo momento probabilmente non potremmo né scrivere su di loro né diffondere quanto abbiamo scritto: basti pensare a Bill Gates, a Marck Zuckenberg o a Michael Bloomberg, solo per citare tre del gruppo al top della classifica. Questo per premettere che, di fronte a una dato che mostra la drammaticità della diseguaglianza dell’umanità, tutto serve meno che una caccia all’uomo o una visione economica all’insegna del “torcicollo“, riproponendo soluzioni solidaristiche e nobili ma inattuabili. Serve riflettere sui meccanismi della gigantesca distorsione.
E l’analisi del rapporto, che non si limita agli otto “paperoni” ma parla di ben 85 super ricchi in possesso dell’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale, mette in evidenza il vero nodo del problema che non è l’invidia sociale ma le storture politiche di processi che riguardano tutti i Paesi, da quelli in via di sviluppo ai Paesi del G8 e democrazie avanzate.
Non c’è da illudersi di poter sabotare fenomeni ormai incontrollabili come capitalismo e globalizzazione che, a dirlo è un premio nobel come Amartya Sen, hanno contribuito a rendere le nostre vite sempre più interdipendenti ed accettare reciprocamente “obblighi” sociali che in altri tempi non ci si sarebbe potuti permettere. Il dato del rapporto mostra un altro nemico da aggredire: un sistema di potere fatto su misura per chi ha di più e può permettersi di più.
E questo sistema escludente ha due facce, che hanno a che fare con il potere e con la diseguaglianza sociale ed economica. Il primo aspetto lo mette in evidenza la stessa Oxfam nella sua analisi del rapporto, quando scrive che “viviamo in un mondo nel quale le élite che detengono il potere economico hanno ampie opportunità di influenzare i processi politici, rinforzando così un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole”. Il potere fatto ad uso e consumo per chi può di più. Una prima grande infezione, anzi epidemia mortale, della democrazia.
Il secondo aspetto riguarda la diseguaglianza economica e sociale, aumentata nei singoli Paesi e nel mondo, che tappa ogni spiraglio di ripresa e di crescita. Lo ha dimostrato alcuni anni fa numeri alla mano il premio Nobel Joseph Stiglitz, basandosi sul concetto di “propensione al consumo“, molto più alta nel ceto medio che tra i ricchi. Se la distribuzione del reddito favorisce i benestanti, lo shopping, contrariamente a quanto si potrebbe pensare intuitivamente, si deprime. E’ invece il ceto medio a consumare quasi tutto quello che ha in tasca e a spingere Pil ed economia, quando la distribuzione del reddito lo favorisce. Per Stiglitz, quando i ricchi (ovvero l’1 per cento più ricco della popolazione) si è appropriano del 25 per cento del reddito scoppia la “bomba atomica economica“. In pratica, quanto sta succedendo oggi.
Oltre i dati e le analisi politiche, fa paura una cosa più delle altre: un sistema di potere tarato per i forti, per la parte forte della società. Un sistema che, dal potere e dalle possibilità di consumo, poi entra nelle vite delle persone e innesca meccanismi micidiali di esclusione ed emarginazione: vali per quanto produci, per quanto conti. La vita vale per quanto produci e consumi. Oltre tutto questo, non resta che stare ai margini.
Il vero dramma di questo sistema, di cui punta dell’iceberg sono gli otto super ricchi ai quali auguriamo le maggiori fortune e soprattutto di dare tanti posti di lavoro, è ben rappresentato da quanto affermava paradossalmente una delle pionieri del neoliberismo occidentale, Margaret Thatcher: “l’economia è il metodo, ma l’obiettivo è cambiare il cuore e l’anima delle persone”. Abbiamo prodotto un sistema che invece lascia ai margini anime, cuore e persone. Restano solo i soldi che hai, le gioie o surrogati di gioie che puoi consumare, il lusso che puoi permetterti.
Salvatore D’Elia