Natura, terrore e spiritualità nelle storie di Algernon Blackwood.
Algernon Blackwood uno dei maggiori maestri e autore di opere straordinarie della storia della letteratura fantastica e horror. Ne é da esempio “I Salici”, definito da Lovecraft: “il miglior racconto sovrannaturale di tutta la letteratura inglese“.
Oltre al noto Edgar Allan Poe, Howard Phillips Lovecraft o Stephen King, la storia della narrativa horror è ricca di autori che si sono distinti nel loro tentativo di generare disagio e disordini attraverso le parole. Secondo il canone lovecraftiano, istituito con il saggio “L’orrore soprannaturale in letteratura”, uno dei migliori era Algernon Blackwood. Instancabile fabulatore di storie di fantasmi e altre avventure travolgenti e meravigliose.
Algernon Blackwood scrittore poco conosciuto in Italia, ancora relegato tra i cosiddetti intrattenitori, più che tra i veri e propri letterati, è considerato il degno erede di Edgar Allan Poe. lodato da H. P. Lovecraft è padre di buona parte del nostro attuale immaginario nero. Dal cinema al fumetto, alla televisione.
Grazie ad una smisurata fantasia, capace di nutrirsi di influenze eterogenee, Algernon Blackwood, con i suoi racconti, ottenne un grande successo di pubblico. Racconti il cui scopo non era tanto il terrorizzare quanto il suscitare meraviglia nel lettore, che non sarebbe mai venuto meno nel corso degli anni.
Oggi riconosciuto come uno dei maggiori maestri della letteratura fantastica e weird, grazie proprio a quell’atmosfera impalpabile, quasi elusiva che si respira nelle sue storie. Un’atmosfera che si fa sempre più oscura e minacciosa e in cui la natura ultraterrena si fa portatrice di terrori ancestrali e di brividi arcani e sconosciuti. Come nella novella The Lost Valley (La valle perduta).
Lo stesso Blackwood riassume la sua scrittura in questo modo:
Il mio interesse fondamentale, suppongo, sono segni e prove di altri poteri che giacciono nascosti in tutti noi; l’estensione, in altre parole, della facoltà umana. Quindi molte delle mie storie riguardano l’estensione della coscienza; trattamento speculativo e immaginativo di possibilità al di fuori della nostra normale gamma di coscienza.
Inoltre, tutto ciò che accade nel nostro universo è naturale; secondo la legge. Ma un’estensione della nostra coscienza normale così limitata può rivelare poteri nuovi, straordinari, ecc..
La parola “soprannaturale” sembra la parola migliore per trattarli nella finzione. Credo che sia possibile per la nostra coscienza cambiare e crescere, e che con questo cambiamento possiamo diventare consapevoli di un nuovo universo.
Precario, occultista e avventuriero
La vita di Algernon Blackwood è affascinante quasi quanto romantica. Nato nel sud-est di Londra, ha studiato al Wellington College nel Berkshire e ha trascorso i suoi primi anni vagando tra tutti i tipi di mestieri. Agricoltore e direttore d’albergo in Canada, minatore nei campi d’oro dell’Alaska, giornalista a New York. Ma anche un insegnante di violino, segretario, cameriere. E persino un modello per fumettisti come Charles Dana Gibsono William Thomas Smedley di Harper’s Magazine.
Un’intera folle galleria di lavori alti e bassi che ha spiegato in dettaglio nella sua autobiografia episodi Prima Trenta (1923). Sulla trentina, è tornato in Inghilterra per dedicare la sua vita a scrivere di mondi soprannaturali. Il suo interesse per l’occulto lo ha portato a unirsi a associazioni londinesi come The Ghost Club. Organizzazione dedicata a indagare sui fenomeni paranormali. E Rosacroce dell’Ordine Ermetico della Golden Dawn, una confraternita piena di persone con hobby esoterici.
Tra tante occupazioni, l’autore è riuscito a distinguersi soprattutto in quella che richiedeva di tenere in mano una penna e affinare l’arguzia. Perché non ci volle molto a Agernon Blackwood per diventare uno scrittore rispettabile di una produzione letteraria così immensa.
Nel campo della narrativa, genericamente indicata come del mistero o del soprannaturale, Algernon Blackwood lavorò a parecchi sottogeneri. Scrisse racconti del terrore, destinati a dare i brividi al lettore. Storie fondate su elementi di magia. Storie convenzionali di spettri. Storie mistiche. Storie fantastiche e molte altre di genere non facilmente classificabile.
Blackwood seppe utilizzare queste diverse forme in maniera superba. In un certo senso Algernon Blackwood era in anticipo sui tempi. Poiché iniziò a gestire concetti che sarebbero stati successivamente convalidati dalla moderna parapsicologia.
Tra l’immaginazione e la vita reale
Gli anni ’10 furono il periodo in cui Blackwood iniziò ad interessarsi alla scrittura di romanzi. Quest’ultima forma gli ha offerto l’opportunità di sviluppare idee più serie sul mondo paranormale e di esplorare il rapporto tra uomo e poteri metafisici.
Ciò si manifesta, ad esempio, in uno dei suoi romanzi più importanti intitolato The Centaur pubblicato nel 1911. Molti critici e biografi sostengono che l’opera di Algernon Blackwood e i temi in essi sviluppati riflettono la personalità e l’esperienza dell’autore. Ciò è stato confermato anche nelle commedie che ha iniziato a scrivere in una fase successiva.
Tra le sue opere più popolari, si può probabilmente citare The Starlight Express (1915). Con Violet Pearn come co-autore. Nello specifico era un adattamento di un precedente romanzo di Blackwood intitolato A Prisoner in Fairyland.
Le credenze di Blackwood, i legami tra le sue finzioni e la sua vita diversificata e dinamica hanno dotato i suoi dispositivi narrativi di maggiore potere e autenticità. L’autore stesso sembra supportare questa idea.
Dopotutto, lui stesso sosteneva che uno dei momenti più inquietanti di The Empty House si basava su una vera esperienza.
Sono rimasto sveglio a vedere un fantasma, con una donna accanto a me la cui faccia rugosa si è improvvisamente distesa come il volto di un bambino, spaventandomi più dello spettro che non ho mai visto.