Gli europarlamentari italiani e i loro frequenti cambi di gruppo nel Parlamento europeo

cambi di gruppo nel Parlamento europeo European Media Freedom Act

I cambi di gruppo nel Parlamento europeo sono diventati una questione di interesse significativo in quanto riflettono una serie di sfide politiche e dinamiche all’interno dell’Unione Europea. Questi spostamenti politici non solo influenzano la distribuzione del potere e delle alleanze all’interno dell’assemblea europea, ma sollevano anche importanti interrogativi sulla stabilità e l’orientamento ideologico dei partiti e dei rappresentanti nazionali. La crescente complessità delle dinamiche politiche nell’Unione Europea, insieme alla crescente polarizzazione in alcuni Paesi membri, può aver contribuito a questa tendenza.


Il Parlamento europeo, in quanto organo legislativo dell’Unione Europea, svolge un ruolo fondamentale nel processo decisionale e nella rappresentanza degli interessi dei cittadini europei. Negli ultimi anni, l’Italia ha dimostrato una tendenza notevole nel registrare un numero significativamente più alto di cambi di gruppo rispetto ad altre nazioni europee. Questa situazione solleva interrogativi sulla stabilità e la coerenza delle delegazioni italiane e sottolinea l’importanza di esaminare attentamente questi spostamenti politici.

Dal 2 luglio 2019, inizio della nona legislatura europea, fino alla fine del mese scorso, 41 degli 705 europarlamentari in carica hanno cambiato gruppo, rappresentando il 6% del totale. Tuttavia, quando ci concentriamo sugli europarlamentari eletti in Italia, emerge un dato che ormai ha smesso di sorprenderci: il 22% di loro ha effettuato cambi di gruppo. Questo rappresenta la percentuale più alta tra tutte le nazionalità rappresentate nel Parlamento europeo. In un linguaggio politico e giornalistico, questo fenomeno è spesso definito “cambiare casacca,” che si riferisce al passaggio da un gruppo parlamentare a un altro.

Nessun altro Paese europeo si avvicina al numero di cambi di casacca registrati per gli europarlamentari italiani. Al secondo posto, in termini percentuali, ci sono la Grecia e la Slovacchia, con il 14% dei deputati che hanno cambiato gruppo. Al terzo posto c’è la Lettonia, con il 13% degli europarlamentari che hanno effettuato cambi di gruppo.

Questo primato italiano diventa ancora più evidente quando confrontato con le delegazioni nazionali più numerose. La Germania, il Paese più rappresentato nel Parlamento europeo con 96 deputati, ha visto solamente tre cambi di gruppo, pari al 3%. Tra i 79 europarlamentari francesi, il 9% ha cambiato collocazione rispetto all’inizio della legislatura. La maggior parte di questi cambi riguarda il Rassemblement National, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, che insieme alla Lega fa parte di Identità e Democrazia (ID). Quattro europarlamentari francesi sono usciti da ID per unirsi a Reconquête, un partito di estrema destra i cui membri siedono nel gruppo dei non iscritti.

In confronto alle delegazioni più numerose nel Parlamento europeo, la Spagna, con 59 europarlamentari, non ha ancora registrato alcun cambiamento di casacca. Lo stesso vale per altri 14 Paesi membri.

Questi spostamenti degli europarlamentari italiani hanno avvantaggiato alcuni gruppi politici. Ad esempio, la delegazione italiana nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), a cui appartiene Fratelli d’Italia, è cresciuta del 50% grazie all’ingresso di tre europarlamentari, tra cui l’ex leghista Vincenzo Sofo. Anche la rappresentanza italiana all’interno del PPE, a cui aderiscono Forza Italia e gli autonomisti del Südtiroler Volkspartei, è aumentata da otto a 11 europarlamentari. Inizialmente, nessun rappresentante italiano era presente nei gruppi dei Verdi europei e Renew Europe, ma grazie ai cambi di casacca, entrambe le delegazioni contano ora tre europarlamentari italiani. I rappresentanti italiani tra i Verdi provengono dal Movimento 5 Stelle, mentre tra i membri italiani di Renew Europe si trovano Marco Zullo, Nicola Danti (oggi Italia Viva) e Giuseppe Ferrandino (Azione).

D’altro canto, i partiti italiani che hanno subito le perdite più consistenti sono la Lega e il Movimento 5 Stelle, due formazioni politiche che hanno perso consensi nei sondaggi dal 2019. Alla data delle elezioni europee del 26 maggio 2019, la Lega aveva ottenuto il maggior numero di europarlamentari italiani, 29, ma ha perso sei di essi a seguito dei cambi di gruppo, tra cui la fondatrice di “Progetto Eurexit” Francesca Donato, ora tra i non iscritti. Il Movimento 5 Stelle aveva eletto 14 europarlamentari, ma a causa della mancanza di un’affiliazione a una famiglia politica europea, i suoi rappresentanti sono tra i non iscritti. All’inizio della legislatura, tutti gli italiani tra i non iscritti erano membri del Movimento 5 Stelle, ma ora sono scesi a sei, con l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo come unico rimasto.

Il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D), al quale aderisce il Partito Democratico, ha perso tre europarlamentari italiani sui 19 iniziali.

Tra i 17 cambi di casacca italiani nel Parlamento europeo, sette sono avvenuti negli ultimi 12 mesi. A titolo di confronto, nello stesso periodo alla Camera e al Senato italiani hanno cambiato gruppo solamente quattro parlamentari su un totale di 600. Due passaggi recenti che hanno attirato l’attenzione sono quelli di Andrea Cozzolino e Caterina Chinnici. Nel gennaio 2023, Cozzolino si è autosospeso dal gruppo S&D a seguito del coinvolgimento nello scandalo “Qatargate” ed è passato ai non iscritti. Nel maggio dello stesso anno, Chinnici ha lasciato il gruppo S&D per unirsi al gruppo PPE dopo aver abbandonato il Partito Democratico per Forza Italia.

Il fenomeno dei cambi di gruppo degli europarlamentari italiani rappresenta un aspetto notevole della dinamica politica italiana ed europea. Questo comportamento solleva domande sulla stabilità e la coerenza delle delegazioni italiane nel Parlamento europeo e indica che l’Italia detiene un primato poco invidiabile in termini di cambi di casacca. Mentre questi spostamenti possono influenzare la dinamica politica all’interno del Parlamento europeo e contribuire a una ridistribuzione del potere tra i gruppi politici, rimane importante monitorare e comprendere le ragioni sottostanti a questo fenomeno e le sue implicazioni a lungo termine per la politica italiana ed europea.

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