Si tende a pensare che paesi come l’India e il Mozambico siano più suscettibili a disastri naturali. Non è quello che emerge dall’ultimo report di Germanwatch, secondo cui il rischio di catastrofi dovute al cambiamento climatico è ugualmente probabile anche in stati “avanzati” come la Germania. La ONG tedesca ha infatti pubblicato una mappa che evidenzia le aree potenzialmente più esposte alle conseguenze del climate change. Quello che emerge è un quadro preoccupante, che coinvolge anche l’Europa e contro cui bisogna adottare misure il prima possibile.
Il Global Climate Risk Index
Presentato durante il Climate Adaptation Summit, il documento dell’organizzazione Germanwatch riporta, fra gli altri, il Global Climate Risk Index. Questo indice di rischio rivela che il cambiamento climatico è in peggioramento e sta arrecando gravi danni ai paesi in via di sviluppo e non. Per quanto riguarda il 2019, ultimo anno per cui sono disponibili dati non aggregati, le aree più colpite sono quelle “tradizionali”. Compare infatti il versante dell’Africa australe che affaccia sull’oceano Indiano, che ha visto Mozambico e Zimbabwe colpiti dal ciclone Idai. I due paesi, assieme al Malawi, totalizzano più di 7 miliardi di danni e oltre mille morti. Ma dalla mappa emergono anche i Caraibi, con le Bahamas flagellate dall’uragano Dorian. Australia e Indonesia, tra incendi e ondate di calore, si guadagnano un colore rosso scuro, sinonimo di pericolo elevato. Stessa situazione per il Giappone, colpito a ottobre 2019 dal peggior tifone degli ultimi 60 anni.
Anche l’Europa è a rischio
Ma è osservando i dati relativi all’ultimo ventennio che si ottengono novità sorprendenti. In cima alla lista dei paesi più colpiti dal cambiamento climatico ci sono, come si può facilmente immaginare, stati estremamente poveri come Puerto Rico, Myanmar e Haiti. Ma anche l’Europa è colorata di arancione scuro e la Germania si posiziona al 18esimo posto nella classifica globale dei paesi più colpiti. Berlino ha patito in due decenni più di 10mila vittime e danni economici per circa 3,5 miliardi di dollari. Il continente spicca dunque in rosso e il suo indice di rischio è lo stesso di paesi molto meno sviluppati. L’ONG tedesca spiega questo risultato con l’impatto di un singolo evento climatico estremo: l’ondata di calore del 2003 che fece 70mila vittime nel continente.
Un problema globale
Complessivamente, tra il 2000 e il 2019 oltre mezzo milione di persone sarebbero morte come risultato diretto di oltre 11mila eventi meteorologici disastrosi registrati da Germanwatch. Le perdite economiche ammonterebbero a più di 2.500 miliardi di dollari. Se è vero che il problema sta espandendosi alle zone più abbienti del globo, è anche vero che i paesi più ricchi sono quelli che inquinano di più e a pagarne il prezzo è soprattutto il Sud Globale. Secondo l’accordo di Parigi, per adattarsi al cambiamento climatico alle aree più povere del mondo spetterebbero 100 miliardi l’anno, di cui ovviamente esse non dispongono. Ci sono stati piccoli cambiamenti nel l momento in cui le catastrofi naturali hanno iniziato a toccarci il portafoglio. Ma non basta. Gli Stati Uniti sono nuovamente dentro il Paris Climate Agreement e questo è un segnale positivo, ma non basta. Nei prossimi mesi i fatti concreti, le priorità di ogni agenda politica, stabiliranno se ci troviamo di fronte a un cambiamento serio o a semplici chiacchiere da propaganda.
Alessia Ruggieri