Gli aztechi, la fine dell’impero e l’inizio della storia

aztechi

Secoli e secoli fa, la zona centrale del Messico era il dominio degli aztechi. Guerrafondai, spietati, terribili eppure così brillanti, moderni e progressisti. Dalla nascita alla fine con Cortes, l’impero del sole non smette di sorprendere.



Le Origini

La nascita dell’impero azteco si fa risalire al 1325.  Leggenda vuole che questa affascinante civiltà dell’America precolombiana venne formata dall’insediamento di Mexicas emigrati da Aztlan verso il lago Texcoco. Dopo anni sotto il dominio di Azcapotzalco,  le basi di Tenochtitlán, la  capitale del futuro impero, furono gettate. Da li in poi vennero via via sopraffatte e conquistate tutte le tribù della zona, sino a diventare uno dei regni più gloriosi della storia Il primo sovrano fu l’imperatore Acamapichtli.

Terrore e progresso

Si tende spesso ad associare gli aztechi con terrore, guerra e i lati più oscuri del loro dominio. E’ noto che tra le loro pratiche più cruente c’era quella di fare sacrifici umani per placare l’ira degli dei. Sono inoltre conosciuti per la loro natura cruenta in battaglia e la loro natura orientata verso la guerra. Tutti lati che hanno oscurato i lati più luminosi e moderni della loro cultura. Riuscirono a coltivare in zone aride e poco orientate all’agricoltura grazie ad un sistema sofisticato di giardini pensili. Diedero enorme importanza all’istruzione, tanto da istituire un sistema obbligatorio per i loro giovani proprio come nelle società moderne.

Scoprirono quello che per noi oggi è il colore rosso: le tinte erano infatti molto più pallide al tempo. Gli aztechi, grazie allo scarabeo cocciniglia, riuscirono a dare alla tinta il colore che conosciamo oggi. Erano inoltre abili medici ed erboristi. La loro società aveva mitologia e religione estremamente complesse ed elaborate: erano, insomma, una civiltà estremamente più sofisticata ed elaborata, molto più vicina a noi di quanto si possa pensare.

La fine degli aztechi

Il preludio della loro fine fu la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. La Spagna, a caccia d’oro, dopo essere venuta a conoscenza dell’impero azteco, decise di ordinare nuove esplorazioni verso la misteriosa civiltà. Il governatore di Cuba Diego Velàzquez de Cuèllar incaricò ad Hernàn Cortés, di partire verso il Messico. La spedizione prese il largo il 18 Febbraio 1519. Ad essere fatale agli aztechi non fu solo la spietatezza del condottiero,  dopo diversi assedi riuscì a distruggere la capitale e a cancellare ogni traccia dell’impero. Ogni traccia degli aztechi finirà per sempre il 27 Febbraio 1521 con il decadimento dell’ultimo sovrano Cuauhtémoc. Anche i rapporti tesi dell’impero con le popolazioni circostanti, come i Totonachi, e le malattie che i conquistatori importarono dall’Europa, dal vaiolo alla salmonella, passando per la scarlattina furono fattori determinanti.

Dalla fine alla storia

Per uno strano scherzo del destino, è solo con la fine dell’impero azteco e il passare del tempo che questa gloriosa civiltà è stata conosciuta e scoperta, pur con l’alone di mistero che ancora la caratterizza per le fonti limitate, dalla storia occidentale. Una narrativa che con il passare del tempo ha lentamente riscritto i ruoli dei vincitori e vinti nella folle guerra coloniale. Se la civiltà azteca rimane alla storia come una delle civiltà e culture più affascinanti, il genocidio coloniale resta una delle più grosse macchie e dei più grossi rimpianti.

Beatrice Canzedda

 

 

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