Gli appartamenti privati di Casa Leopardi a Recanati aprono al pubblico per la prima volta il 18 giugno. Un nuovo itinerario, “Ove abitai fanciullo”, per raccontare i luoghi in cui Leopardi ha trascorso la giovinezza e sviluppato la sua sensibilità poetica. Viene così riaffermata la memoria di uno dei più grandi poeti mai esistiti, che con le sue parole illumina ancora oggi le nostre coscienze.
Entrare nella casa di un artista, conoscere i luoghi in cui è cresciuto è una tappa fondamentale per comprendere appieno la sua arte. Vuol dire immergersi nelle atmosfere che hanno costituito la sua quotidianità, quasi vedere con i suoi occhi, sentire l’aria che respirava. Così afferma giustamente la contessa Olimpia Leopardi in merito all’apertura al pubblico degli appartamenti privati di casa Leopardi:
Un sogno che si avvera per i tanti che, negli anni, si sono emozionati visitando la Biblioteca e che, da oggi, potranno finalmente vivere in prima persona le suggestioni che toccarono l’animo del giovane Leopardi.
Spesso si pensa che la poesia provenga da un’ispirazione unicamente astratta. Ma non è così. Una suggestione poetica, un moto dell’anima può prendere vita da uno stimolo fisico e materiale. Anche la poesia più intima spesso nasce dal contesto in cui viviamo, dall’ambiente che ci circonda e anche dai piccoli oggetti che costellano le nostre pratiche giornaliere.
Il poeta è indissolubilmente legato al contesto spazio-temporale in cui vive, è colui che percepisce e sente in maniera più profonda degli altri le trame che percorrono il suo tempo.
E questo si può affermare forse in maniera ancor più accentuata nel caso di Leopardi. Il rapporto con la sua famiglia, la sua casa, la sua Recanati rappresentano infatti aspetti centrali della sua esperienza umana e poetica. Leopardi è cresciuto in una famiglia nobile in decadenza, in un ambiente affettivo restio ad ogni manifestazione di calore umano. La Recanati di primo Ottocento, inoltre, si basava su una società di tipo feudale, chiusa ai fermenti innovatori della civiltà moderna borghese e romantica. In questo ambiente uggioso e isolato è cresciuto Leopardi, fin da fanciullo animato da precoce intelligenza e da un’indole estremamente sensibile e fantastica.
Grazie all’apertura del 18 giugno, sarà possibile accedere ai saloni di rappresentanza del palazzo, alla galleria e alle sue collezioni d’arte, al giardino e agli appartamenti del poeta.
Molti di questi ambienti, in cui Leopardi ha vissuto la giovinezza, sono rievocati nell’emblematica poesia “Le ricordanze”. È stata composta a Recanati nel 1829, quando Leopardi torna nella casa paterna dopo un lungo soggiorno a Bologna, Firenze e Pisa. In questa occasione, il poeta rievoca le vaghe speranze degli anni della sua gioventù. A queste, però, si contrappone l’esperienza del dolore e la delusione delle speranze, che segnano il passaggio all’età adulta.
La poesia si apre proprio nel “paterno giardino” da cui Leopardi contempla la volta del cielo stellato. Anche dalle finestre il poeta afferma di aver colloquiato con le “vaghe” e “brillanti” stelle. Il poeta rievoca anche casa sua come il luogo in cui ha abitato da fanciullo e dove ha visto la fine delle sue gioie (“l’albergo ove abitai fanciullo, e delle gioie mie vidi la fine”), passando dalla fanciullezza all’età adulta.
I versi proseguono con Leopardi che rievoca le sere passate in larga parte seduto sul prato (“seduto in verde zolla”) a osservare il cielo o ad ascoltare il canto lontano di una rana. Ricorda anche le voci delle conversazioni e i suoni dei tranquilli lavori domestici della casa paterna (“sotto il patrio tetto”).
Proprio da questa casa, dalle sue finestre, la vista del mare lontano e dei monti azzurri ha stimolato l’immaginazione del giovane Leopardi, ispirandogli il pensiero di mondi misteriosi e felicità sconosciute (“arcani mondi, arcana felicità”).Tutte queste speranze si sarebbero poi rivelate amare illusioni.
Infatti, la giovinezza (“età verde”) è stata consumata nel “natio borgo selvaggio” di Recanati, abitato da gente volgare e spregevole, priva di cultura e di desiderio di sapere. Qui il poeta afferma di aver passato gli anni “abbandonato, occulto, senz’amor, senza vita”.
Il poeta rievoca il suono del rintocco dell’orologio della torre del borgo trasportato dal vento. Questo suono era un conforto nelle sue notti di gioventù, passate “nella buia stanza”. Qui spesso infatti restava insonne a causa di ricorrenti paure, aspettando le luci dell’alba. Un altro conforto era offerto dal loggiato (“quella loggia colà”) e dagli affreschi (“queste dipinte mura”), i quadri e i disegni di scene pastorali. Queste immagini hanno ispirato al poeta infinite fantasie, che lo facevano evadere dalla realtà.
Leopardi ricorda la sua gioventù passata nelle stanze della casa paterna (“in queste sale antiche”) con le loro “ampie finestre”, intorno alle quali sibilava il vento, e in cui rimbombavano le sue gioiose voci di fanciullo, quando ancora non conosceva il mistero crudele della realtà dell’esistenza.
Ma Leopardi ammette di aver invocato la morte già da giovane, vivendo nel tumultuoso alternarsi di gioie, angosce e desideri. In questi momenti, spesso si sedeva “su la fontana” in giardino, meditando di porre fine in quelle acque al suo male di vivere. E spesso, seduto suo letto, testimone delle sue sofferenze, (“sul conscio letto”), il poeta ha composto versi dolorosi alla luce di una fioca lucerna.
Nella parte finale della poesia, Leopardi rievoca la figura di Nerina (“O Nerina! e di te forse non odo questi luoghi parlar?”). La fanciulla, che si avvia gioiosa verso la giovinezza, rappresenta la speranza giovanile, poi brutalmente stroncata dalla morte. L’amaro ricordo di Nerina (“la rimembranza acerba”), e di tutto ciò che esso rappresenta, sarà per il poeta compagno di ogni sua dolce immaginazione, di tutti i suoi più teneri sentimenti, e delle emozioni più tristi e care.
Tramite la sofferenza e l’analisi del vero, Leopardi è giunto a maturare una profonda consapevolezza dei limiti della natura umana, che oggi torna a farsi sentire con grande forza.In un periodo di crisi nazionale ed umanitaria, la decisione di riaprire gli appartamenti privati di Casa Leopardi vuol dire riaffermare il ruolo della cultura e della memoria.
Una tale operazione non può che passare attraverso i musei, i luoghi in cui il ricordo del passato viene custodito e tramandato ai posteri. Nel caso di Leopardi, uno dei più grandi poeti mai esistiti, significa riportare l’attenzione su una poetica e una filosofia che scuotono fortemente le coscienze dell’uomo di oggi. Come afferma la contessa Leopardi, infatti:
Due secoli ci separano da Giacomo e dal suo mondo, ma l’attualità del suo pensiero illumina anche lo scenario odierno, offrendoci la cura ai mali di questa epoca: la solidarietà fra uomini.
Leopardi, avendo provato sulla sua pelle profonde sofferenze, è giunto a maturare la consapevolezza che solamente uniti “in social catena” gli uomini possono sopravvivere alle intemperie della vita. È questo il messaggio finale de “La ginestra”, la lirica che chiude il suo percorso poetico, e che quasi rappresenta un suo testamento spirituale.
L’immagine di Leopardi che ci è stata spesso tramandata può evocare un senso di pessimismo angoscioso e privo di fiducia nella vita. Ma non è questa la verità su Leopardi. Leopardi è infatti un poeta immenso, che ha saputo attraversare le profondità dell’esistenza e affrontarne i dolori, senza mai scadere nella misantropia e nell’odio, ma abbracciando con coraggio la fragilità dell’essenza umana.
Giulia Tommasi
Ottima la notizia!
Bellissimo il ritratto di questo immenso, immortale Poeta.
Complimenti e grazie!
Un saluto,
Marina
La ringrazio moltissimo per il suo commento! Un cordiale saluto
Mi consenta di esprimere una modesta opinione personale dopo aver letto attentamente il Suo articolo. L’immensa personalità di Giacomo Leopardi stà un pò stretta in una notizia riguardante un’iniziativa, per altro verso lodevole, degli eredi del sommo poeta. Invece, per me, è interessante la chiusa quando intende riscattare il pessimismo angoscioso e privo di fiducia nella vita di Giacomo Leopardi aprendo ad orizzonti più vasti di analisi dell’autore che ci si aspetta di veder argomentati in un momento successivo.
La ringrazio molto per aver letto il mio articolo e per le Sue osservazioni. Sono d’accordo con Lei: l’immensa personalità di Giacomo Leopardi non può essere contenuta in un articolo. Il mio intento era quello di ripercorrere dei passi della poesia “Le ricordanze”, in cui il poeta fa riferimento proprio a quei luoghi di Casa Leopardi che dal 18 giugno sono stati aperti al pubblico.
Grazie per trovare interessante la conclusione, spero di poter approfondire presto questo argomento.
Un cordiale saluto