In questi tempi di paure e incertezze le buone notizie sono ben accette in ogni forma e da qualsiasi provenienza.
Non molti potevano figurarsi però, che una delle migliori news riguardanti la lotta al Coronavirus avesse a che fare con un animale veramente inaspettato. Studi recenti indicano che gli anti-corpi dei Llama potrebbero essere usati nella lotta contro il Covid-19. Come si è giunti a questi risultati?
Dal punto di vista medico-scientifico, tutto ha inizio nel 2016 durante una serie di studi condotti dall’università di Ghent in Belgio.
L’esemplare studiato era un Llama di quattro anni chiamato Winter che al tempo fu vaccinato con un ceppo di proteina della famiglia Coronavirus con immediati risultati positivi nel neutralizzare i principi attivi delle maggiori malattie respiratorie conosciute al tempo, in particolar modo SARS e MERS.
Già negli anni 90 fu scoperto che gli anti-corpi del Llama e di altri camelidi (famiglia di cui fanno parte anche alpaca e cammelli) presentavano delle peculiarità estremamente benefiche dal punto di vista medico. Questa categoria di mammiferi infatti, produce una classe di anti-corpi denominata “nanocorpi” chiamati così perché più piccoli degli anticorpi prodotti dagli umani. I “nanocorpi” non solo sono più stabili ma riescono a inserirsi in varie fessure e canali non raggiungibili dai nostri ingombranti anticorpi di stazza normale.
I ricercatori sperano pertanto che gli anti-corpi dei Llama possano aiutare a proteggere gli umani dal Covid-19.
Questa singolare qualità dei camelidi era già stata usata nella creazione di medicinali anti-HIV usati ancora oggi.
Le ricerche in questo campo sono state interrotte dallo scoppio dell’odierna pandemia. Si stanno riprendendo ora con la speranza che siano di concreta utilità nella rapida creazione di un vaccino universale. Da qualche parte in un campo del Belgio, Winter (ora un baldo esemplare adulto di otto anni) sta pascolando beatamente ignaro che nel suo sangue potrebbe celarsi la potenziale cura di questo morbo globale.