Gli amori difficili, noi e Calvino

Gli amori difficili è un classico-moderno di Italo Calvino. Forse più moderno di quanto si possa pensare. Non fatevi ingannare dal titolo, perché di romantico e smielato c’è davvero poco.

Sono amori reali o immaginati che non si incontrano mai. Estremi che non riescono a toccarsi, passioni che non arrivano mai a esplodere davvero, mani che non si stringono, distanti, immateriali, grigi.

Come certe volte, mi pare sia l’amore , come certe volte, mi pare sia la vita oggi.Voglio mostrarvi quanto di vero c’è, per noi, generazione moderna, per noi un pò incerti e distanti, per noi che abbiamo paura di amare. Quanto vero c’è negli amori difficili per noi.

L’Avventura di un soldato

Un soldato,  seduto in uno scompartimento di un treno accanto ad una signora, studia tutti i suoi movimenti , cerca minuscoli contatti fisici, li immagina, sente contorcersi i nervi, le dita, la ricerca dell’erotico, o di qualcosa di simile. Resta impassibile dando ascolto al suo corpo, sperando e desiderando un contatto impossibile.

E penso a quelli che in metro guardano un uomo o una donna e già sperano di toccarlo , e poi non lo fanno. Penso a noi in treno con di fronte una o uno che neanche conosciamo, però vogliamo dargli la mano. E non lo facciamo, naturalmente. Ma magari guardiamo fuori dal finestrino con le cuffie all’orecchio e immaginiamo quel contatto, sfioriamo l’idea sentendoci esplodere, e poi ci diciamo di non pensare. Prendiamo il nostro I -phone, siamo già altrove.

L’avventura di un fotografo

Un tale, Antonino Paraggi,  prima disprezza i suoi coetanei che amano conservare momenti e ricordi in uno scatto, e poi diventa letteralmente ossessionato dall’idea di una immagine che possa esaurire in sé tutte le fotografie possibili. Praticamente impossibile. Trascina Bice, la donna che lo ama, in questa ossessione ,ed è proprio per questa che Bice si allontanerà definitivamente da lui.

Ma cos’è questa ossessione di Bice? Non puoi fotografare altro?- era la domanda che sentiva continuamente dagli amici, e anche da lei.
Non si tratta semplicemente di Bice, – rispondeva. – è una questione di metodo. Qualsiasi persona tu decida di fotografare, o qualsiasi cosa, devi continuare a fotografarla sempre, solo quella, a tutte le ore del giorno e della notte. La fotografia ha un senso solo se esaurisce tutte le immagini possibili.

Ed eccoci con i nostri Selfie. Al ristorante col piatto caldo davanti , ma fammi fare prima uno scatto. Con la persona che amiamo a fare un viaggio e a scattare qualsiasi momento, a bloccarlo e condividerlo con gli altri, come un’ossessione, come Antonio Paraggi. Solo che Antonio Paraggi siamo tutti noi, e non c’è quasi più nulla di strano in questo, e fa un pò paura.

L’avventura di un viaggiatore.

Un ragazzo è in treno per raggiungere la sua fidanzata, un’ attesa incredibilmente trascinante, sembra già in partenza esaurire ciò che ci sarà, un inizio che ha il sapore di una conclusione.

(…) lui era già nella tensione dei loro giorni insieme, nell’affannosa guerra delle ore, e capiva che non sarebbe riuscito a dirle nulla di quel che era stata per lui quella notte, che già sentiva svanire, come ogni perfetta notte d’amore, al dirompere crudele dei giorni.

E questo, sì dai, lo facciamo tutti da sempre. L’attesa di qualcosa o qualcuno è tanto pensata, elaborata, modificata nella nostra mente, sembra già essere tutto. E più di tutto. Ma per fortuna, non lo è. Forse l’attesa è bellissima, pure se c’è qualcuno che la detesta, ma forse, vivere il momento è meglio. Forse dovremmo imparare a pensare di meno, a immaginare di meno, e vivere il qui ed ora. Il qui ed ora è tutto. E più di tutto.

Una strana avventura di due sposi

Due sposi vivono sotto lo stesso tetto, ma non hanno tempo. Non hanno tempo neanche per amarsi presi dal lavoro e dagli impegni continui. Lei lavora di giorno, lui di notte, non si incontrano mai. Una unione che esiste ma che non si realizza, ancora.

“Elide andava a letto, spegneva la luce. Dalla propria parte, coricata, strisciava un piede verso il posto di suo marito, per cercare il calore di lui, ma ogni volta s’accorgeva che dove dormiva lei era più caldo, segno che anche Arturo aveva dormito lì, e ne provava una grande tenerezza.”

Il lavoro è importante, forse per noi è più importante del resto. E probabilmente, non è la cosa più giusta. Siamo ossessionati, dobbiamo laurearci, fare due, tre master e trovare lavoro, perché altrimenti siamo nulla. E poi ci dimentichiamo che , magari, qualcuno a letto ci aspetta. Magari, c’è il sole e possiamo fare una passeggiata e guardarci negli occhi, per una volta, guardarci solo negli occhi. Magari ci sono cose importanti per davvero. Magari non è solo lavorare ed essere qualcuno la felicità. Certe volte, è meglio essere nessuno, essere nessuno ed essere felici.

La nuvola di smog

Un direttore di una  rivista,conduce una vita spenta  tra lavoro e problemi amorosi. Eccoci presentate le difficoltà della vita ma soprattutto il non saperle affrontare. Il soffocamento di una vita stretta e il non saper reagire, spettatori passivi.
E anche qui ci siamo noi, non più abituati a combattere per ciò che vogliamo, troppo occupati per dire davvero cosa ci rende contenti, abbattuti da una qualche strana realtà, dalle difficoltà. Spesso impotenti.

“Gli pareva che là nell’informe pasticcio della vita fosse nascosta la linea segreta, l’armonia, solamente rintracciabile alla ragazza celeste-cielo, e questo fosse il miracolo di lei, di scegliere a ogni istante nel caos dei mille movimenti possibili quello e quello solo che era giusto e limpido e lieve e necessario, quel gesto e quello solo, tra mille gesti perduti, che contasse.”

Italo Calvino tratta di tematiche come l’amore, la passione, il desiderio, in un mondo spento, un mondo di persone sole che hanno paura a sfiorarsi la mano, un mondo fatto di impegni, giornate noiose, un mondo dove non c’è spazio per l’autenticità dei sentimenti, non c’è spazio per volersi davvero. E , in qualche modo, mi sembra proprio il nostro mondo. Eppure, noi non siamo soltanto questo.  Siamo pure quelli che leggono, quelli che scrivono, quelli a cui piace ballare e ridere di cuore. Siamo pure quelli che hanno ancora delle speranze ,che prima o poi qualcosa cambierà, che non siamo giovani tristi o già stanchi, che siamo giovani e basta. Che non siamo ancora stanchi di vivere, non ancora.

 

Mariafrancesca Perna

Exit mobile version