Gli affari di Leonardo in Algeria: l’Italia si lega a doppio filo a uno dei maggiori partner militari e commerciali della Russia

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Lo scorso 25 maggio, il generale Luciano Portolano, Segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti, insieme ad una delegazione dei vertici aziendali di Leonardo SpA, si è recato in Algeria per una visita istituzionale. Uno degli scopi principali del viaggio ha riguardato gli affari di Leonardo in Algeria e in particolare il rilancio della produzione di elicotteri da guerra da parte della joint venture Leonardo-EPIC/EDIA: dopo il gas, l’Algeria assume un ruolo centrale anche nel fruttuoso settore della guerra.

Rapporti storici tra Russia ed Algeria

Per comprendere il valore politico degli affari di Leonardo in Algeria e in generale degli accordi che l’Italia sta stipulando con questo paese, tanto in materia energetica quanto nel settore bellico, è fondamentale conoscere un po’ la geopolitica e la storia dei legami militari e commerciali che legano la Federazione Russa e la Repubblica Democratica Popolare di Algeria, in particolare dal 2006 ad oggi.

Già negli anni ‘70/’80, ai tempi dell’Urss, Algeria e Russia si trovavano in buoni rapporti. In seguito alla caduta dell’Unione Sovietica, la relazione tra questi paesi vede un rallentamento per poi rafforzarsi a partire dagli anni 2000. In questo periodo è fondamentale ricordare gli avvenimenti del 2006, quando la Russia di Vladimir Putin compie una mossa strategica importante per conquistare la partnership dell’Algeria (valutata molto allettante in considerazione del suo ruolo centrale nel nord Africa), ovvero la liquidazione dell’ingente debito algerino risalente all’era sovietica in cambio di un accordo che prevede l’acquisto di una determinata quantità di beni industriali russi. Agli stessi anni risale la firma di un accordo bilaterale tra le società leader nel settore energetico: la russa Gazprom e l’algerina Sonatrach. A partire da questo momento la cooperazione tra queste due società non si è mai interrotta.

Anche nel contesto geopolitico attuale, in cui l’Algeria sembrerebbe porsi come principale avversario, in quanto molti paesi europei hanno scelto di acquistare il gas dall’Algeria e da altri paesi nord-africani piuttosto che dalla Russia, paradossalmente i rapporti tra questi due paesi nel settore energetico continuano. In particolare, nel 2020, Sonatrach ha firmato un accordo con Lukoil, una delle più grandi compagnie petrolifere russe. Inoltre, a settembre 2022, Gazprom si è impegnata a collaborare con Sonatrach alla produzione e al trasporto di gas. Infine, secondo le dichiarazioni di Sonatrach, il giacimento di gas di El Assel, in joint venture con Gazprom, farà partire la produzione nel 2025. Insomma, i legami tra Russia e Algeria nel settore energetico sono tutt’altro che interrotti.

Accordi Italia-Algeria nel settore energetico

A partire dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’atteggiamento dell’Italia, in linea con quello dell’Unione Europea, è stato di condanna all’invasione russa e di sostegno all’Ucraina. Le prime misure adottate hanno riguardato sanzioni di carattere economico e l’interruzione di legami commerciali con la Russia. Particolarmente importante in questo senso, considerando la posizione centrale occupate dal paese in particolare nell’esportazione di gas, è stato il settore energetico; basti pensare che quando è scoppiata la guerra la Russia rappresentava il primo paese da cui l’Italia importava gas.

Nel processo di diversificazione degli approvvigionamenti l’Algeria, grazie agli accordi stipulati tra Eni e Sonatrach, ha preso il posto della Russia divenendo il primo fornitore italiano. Se questo affrancamento dalle forniture russe potrebbe inizialmente sembrare un risultato positivo, alla luce dei rapporti tra Gazprom e Sonatrach, appare evidente come la Russia esca dalla porta e rientri dalla finestra nel quadro dell’approvvigionamento energetico europeo.

Accordi per la produzione bellica: gli affari di Leonardo in Algeria

Passando alla questione degli accordi per la produzione bellica tra i due paesi recentemente riportata sul tavolo dalla visita istituzionale di Luciano Portolano e dei vertici aziendali di Leonardo SpA, che si è concentrata sugli affari di Leonardo in Algeria, non si può prescindere dal notare l’incoerenza dell’Italia che, da un lato condanna la Russia per l’invasione in Ucraina e dall’altro fa affari d’oro con il principale importatore di armi russe in nord Africa. Senza considerare che all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2022 l’Algeria si è astenuta dal voto, mantenendo una posizione ambigua circa l’invasione russa.

Ma in cosa consistono esattamente gli affari di Leonardo in Algeria?
Nel marzo 2019, l’azienda italiana leader nella produzione di armi ha creato la Jointventure Leonardo-EPIC/EDIA (Establissement Public de Caractère Industriel/Establissement de Developement des Industries Aeronautiques), azienda a capitale pubblico, che opera in campo industriale-aeronautico militare presso il sito industriale di Aïn Arnat, nella provincia di Sétif (Algeria nord-orientale). Lo stabilimento appartiene per il 51% al ministero della Difesa algerino e per il restante 49% all’holding italiana. Secondo l’accordo del 2019, Leonardo è incaricato di seguire l’assemblaggio, la vendita e la fornitura di assistenza per vari modelli di elicottero AgustaWestland. Una quota della produzione sarà destinata all’export nel mercato africano e mediorientale.

Durante la pandemia la produzione di elicotteri da guerra aveva visto un rallentamento. Per rilanciare la produzione, Luciano Portolano aveva incontrato l’omologo algerino Mohamed Salah Benbicha già nel marzo 2020.
Con l’incontro dello scorso 25 maggio, secondo le dichiarazioni del segretario della difesa, «sono state create le contingenze per accelerare i tempi per la firma degli accordi accessori e dell’ordine dei primi sette elicotteri AW139 dei 70 totali (di cui 53 per il mercato algerino) ». Insomma, lo scoppio della guerra in Ucraina non ha minimamente rappresentato un freno dal fare affari con uno dei maggiori partner commerciali e militari della Russia; le dichiarazioni del Segretario generale della Difesa Luciano Portolano danno altresì la misura della crescente importanza dei rapporti con l’Algeria per quanto riguarda il settore bellico.

La sconvolgente riconversione di Leonardo

Il rilancio dell’attività della joint venture Leonardo-EPIC/EDIA è solo la punta dell’iceberg di quella che è stata l’enorme crescita realizzata da Leonardo dal 2022 ad oggi.  Fa parecchio riflettere che, a partire dallo scoppio della guerra in Ucraina, gli impressionanti ricavi della società si siano concentrati chiaramente nella produzione bellica, tanto che dal 2022 ad oggi gli armamenti sono passati dal 60% all’80% della attività del gruppo, a discapito del settore civile.

La Rete Italiana Pace e Disarmo, associazione che collabora con la Fondazione Finanza Etica (cooperativa di servizi finanziari e per la promozione culturale, ambientale e sociale che si occupa, tra le altre cose, di azionariato critico), ha calcolato che nel 2022 e nel 2023 l’Italia ha speso oltre 8 miliardi di euro per munirsi di nuovi armamenti. Si tratta di fondi pubblici, usati da Leonardo per produrre siluri, munizioni programmabili ad alta precisione, elicotteri da combattimento, torrette e cannoni per sistemi navali e terrestri e componenti per arsenali nucleari. La Rete Italiana Pace e Disarmo  sottolinea come questi soldi potessero essere utilizzati per la produzione di tecnologia ad uso civile di Leonardo, come gli elicotteri di soccorso o gli aerei antincendio. A questo va aggiunta la possibile partecipazione di Leonardo alla messa a punto di armi nucleari. Tale sospetto è stato avanzato da Fondazione Finanza Etica nella lista di domande che ha presentato per iscritto a Leonardo in occasione dell’assemblea degli azionisti, svoltasi lo scorso 9 maggio a porte chiuse.

L’ipocrisia del sostegno bellico all’Ucraina

In chiusura, la vicenda degli affari di Leonardo in Algeria non fa altro che mostrare l’ipocrisia di un paese che, mentre dichiara che bisogna aiutare in ogni modo un paese invaso come l’Ucraina, persino inviando armi e violando il principio pacifista della nostra costituzione (articolo n.11), trae profitto dagli accordi con uno dei principali partner commerciali e militari della Russia. A questo si aggiunga che l’esportazione di elicotteri militari assemblati dalla Joint-venture di Leonardo in altri paesi africani e nel Medioriente non farà altro che contribuire al perpetuarsi di guerre in questi territori. Del resto cosa importa fin tanto che questi conflitti rimarranno lontani dai riflettori?

Virginia Miranda

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