Gli affari della mafie insanguinano la Costa del Sol

mafie in costa del sol

La Costa del Sol è il nuovo epicentro della criminalità organizzata globale: qui i boss si spartiscono i traffici, qui riciclano il denaro e si godono i profitti, in una delle località turistiche più lussuose della Spagna. Una vera “polveriera”, come denuncia l’inchiesta del quotidiano El Pais: quando le relazioni tra gruppi criminali si incrinano, infatti, le strade di Marbella si riempiono di sangue.

Almeno 113 gruppi criminali diversi, provenienti da oltre 59 nazioni: i numeri delle mafie in Costa del Sol lasciano senza fiato. In questo paradiso spagnolo, che si affaccia per 90 chilometri sul Mar Mediteranneo , si sta verificando un fenomeno senza precedenti: la convivenza tra le realtà criminali di mezzo pianeta, giunte qui per controllare i propri traffici, stringere alleanze e godere impunemente del lusso della costa.




Una colonizzazione che prosegue in realtà da decenni. Fu il regime franchista a fare della Costa del Sol e della città di Marbella la meta preferita da un certo tipo di turismo; senza preoccuparsi troppo della provenienza del denaro che si riversava in queste località. La regione è diventata così una seconda casa per i boss della criminalità organizzata, che vivono fianco a fianco con i membri dell’alta società, ormai indistinguibili da loro. Il graduale processo di infiltrazione è stato a lungo ignorato dalla popolazione e dalle autorità locali; ma l’escalation di violenza che ha recentemente colpito Marbella e i suoi dintorni sta cambiando le carte in tavola.

Costa del Sol: il nucleo nevralgico della mafie

In passato, le mafie in Costa del Sol erano solite mantenere un “basso profilo”: occupandosi dei propri traffici e cercando di non attirare troppo l’attenzione della comunità. Tuttavia, negli ultimi anni, i boss che controllavano gli affari in territorio spagnolo sono stati raggiunti dai loro “soldati”. La manovalanza violenta delle mafie ha invaso le strade di Marbella; sono aumentati così non solo conflitti e regolamenti di conti tra gruppi criminali, ma anche aggressioni e rapine a danno di abitanti e turisti.

L’eterogeneità di questi gruppi è straordinaria: si passa dai ricchissimi boss della mafia russa, agli uomini della Camorra, dalla mafia irlandese, alle bande latinoamericane o balcaniche. Stando alle dichiarazioni della polizia locale, sarebbe la criminalità inglese a costituire al momento il gruppo più pericoloso. Tutte queste realtà, così diverse tra di loro, hanno trovato il modo di convivere e collaborare; un equilibrio funzionale ma fragile, che non di rado necessita di scoppi di violenza, per ristabilizzarsi.

I cancelli d’Europa del traffico di droga

Ma cosa rende la Costa del Sol così speciale agli occhi dei criminali? Oltre alla bella vita, ovviamente, vi sono motivi logistici. La Spagna è infatti il principale punto d’ingresso per i traffici di droga destinati a tutto il continente; qui arrivano i container dal Sud America, con il loro carico segreto di cocaina, ma anche le tonnellate di hashish provenienti dal Marocco. Il porto di Algeciras è il cancello per l’Europa; il vicino Campo di Gibraltar, l’enclave occulta dello smistamento e del trasporto. E poi c’è Marbella, il nodo nevralgico. “Il traffico di droga è una rete globale, ma Marbella è la capitale. Questo è il centro di tutto per stabilire accordi, affari, operazioni”, spiega un agente del GRECO ai giornalisti di El Pais.

Tanti gruppi diversi in uno spazio così ristretto potrebbero facilmente pestarsi i piedi a vicenda; per questo la criminalità ha adottato una strategia per certi aspetti innovativa, scegliendo di dividersi il lavoro, piuttosto che lottare per spartirsi il territorio. Ed è così che al suo arrivo in Spagna, il carico di stupefacenti esce dal controllo dei cartelli del narcotraffico, e viene prelevato dalle bande locali, che lo custodiscono fino all’arrivo di altri acquirenti criminali; la Camorra si sarebbe specializzata nel fornire servizi “di scorta”, proteggendo i membri delle bande; i russi sembrano invece più interessati ad attività di riciclaggio, i criminali balcanici alle rapine. Ovviamente non manca nemmeno la collaborazione dei soliti colletti bianchi: avvocati, commercialisti e notai che fungono da mediatori tra gli interessi dei vari boss, e li aiutano a costruire una facciata legale per le loro attività.

La violenza per le strade

Nonostante il sistema garantisca a tutti la propria quota di bottino, lo scontro tra gruppi criminali è sempre dietro l’angolo. Ne è un esempio la faida scoppiata tra i cartelli irlandesi Hutch e Kinahan, che ha condotto anche in Spagna a decine di esecuzioni . Lo scorso giugno, uno scontro tra bande balcaniche si è concluso con un assassinio a colpi di uzi, compiuto in pieno giorno per le vie di Marbella. E poi rapimenti, gambizzazioni, torture. La polizia locale afferma di ricevere circa 150 chiamate al giorno, e di affrontare oltre 32.000 casi all’anno. Per una grande città, sarebbero forse numeri normali; ma per Marbella, che conta poco più di 140.000 abitanti, si tratta di cifre da record, oltretutto in costante crescita.

Tuttavia, la situazione in Costa del Sol non sembra colpire granché l’opinione pubblica spagnola. Secondo gli agenti e i procuratori, alla base di questa indifferenza vi sarebbe da una parte la tendenza a sottovalutare la pericolosità delle mafie (le quali, in Spagna, non sono considerate un fenomeno pervasivo come qui in Italia); dall’altra, il silenzio delle vittime, spesso appartenenti a loro volta alla criminalità, che si rifiutano di collaborare con la polizia. Molti casi di violenza, quindi, cadono presto nell’oblio, senza nemmeno arrivare all’attenzione della stampa nazionale.

Una lotta senza risorse

La polizia lamenta inoltre la mancanza di fondi e strumenti legislativi per far fronte a quelle che sono, a tutti gli effetti, alcune delle organizzazioni criminali più strutturate e aggressive del pianeta. Il senso di insicurezza è costante. A Marbella è spesso difficile distinguere una “normale” rissa da un regolamento di conti; qualsiasi episodio di violenza potrebbe avere alle spalle un movente mafioso.

Perfino la pandemia, secondo l’inchiesta di El Pais, ha influito sul comportamento delle mafie in Costa del Sol: rendendo più difficili traffici e spostamenti, e bloccando i criminali in territorio spagnolo. I boss del narcotraffico sarebbero stati costretti a cercare nuovi canali per introdurre la droga nel paese, ridimensionando (momentaneamente) il proprio giro di affari; e la loro manovalanza si è fatta ancora più violenta e irrequieta. E mentre i “cancelli dell’Europa” vanno a fuoco, i cittadini temono per la propria incolumità e per gli effetti che la situazione, inevitabilmente, finirà per avere sulle entrate del turismo.

Elena Brizio

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