Giustizia per Soumaila Sacko, la nuova opera della street artist Laika

La street artist Laika ha partecipato all’iniziativa artistica patrocinata dal Municipio VIII di Roma e l’associazione Cultrise per la realizzazione di un murales in memoria del bracciante attivista Soumaila Sacko assassinato due anni fa a San Calogero. L’opera nasce con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica considerando che dopo due anni non c’è ancora giustizia per Soumaila Sacko, Il processo va avanti con tempi lentissimi. Giudizio immediato, quindi saltando l’udienza preliminare, per l’evidenza delle prove raccolte e perché l’accusato era in carcere. Si è cominciato il 20 dicembre 2018. Alla sbarra Antonio Pontoriero che sparò alcuni colpi di fucile contro Soumaila e altri due immigrati che stavano raccogliendo alcune lamiere dalla fornace in località “Tranquilla”, impianto abbandonato e sotto sequestro da più di dieci anni dopo la scoperta di 135mila tonnellate di rifiuti pericolosi, ceneri e fanghi industriali.

Sono passati due anni dall’omicidio di Soumaila Sacko, ucciso a colpi di fucile il 2 giugno del 2018 mentre raccoglieva delle lamiere per la sua baracca, e la lotta dei braccianti non si è fermata”, dichiara Laika.

Sacko, come tanti altri braccianti, è stato vittima della condizione di sfruttamento in cui vessano i lavoratori agricoli delle nostre campagne. “Le condizioni di lavoro inumane alle quali sono sottoposti migliaia e migliaia di donne e uomini sono il frutto delle politiche dei giganti del cibo, che, nel nome del profitto, schiacciano contadini e braccianti, con la complicità della politica che non ha interesse a far uscire tutte queste persone dall’invisibilità”, ha proseguito l’artista.

L’opera di Laika, un murales che raffigura Soumaila Sacko con sullo sfondo la parola “Justice” è un grido di rivolta e denuncia, realizzato in via Efeso, nel quartiere San Paolo, sul muro del Mercato Ostiense.

Questa location è altamente simbolica. Sacko tiene in mano un pomodoro da cui cola del sangue lungo il suo braccio. È il sangue dei braccianti che si spaccano la schiena per una paga da fame per permettere alla grande distribuzione di ricavare il maggior profitto dalle vendite a basso costo dei prodotti agricoli” ha concluso l’artista.

 

Exit mobile version