Quello che Michela Papa sta facendo a Favignana in provincia di Trapani è una quotidiana protesta per chiedere giustizia nei confronti del marito Leonardo. Oltre a questo, Michela sta cercando di coinvolgere quante più persone possibile, attraverso diverse iniziative con lo scopo di organizzare presto una manifestazione pacifica.
Da quanto apprendiamo da Michela, in data 3 ottobre 2103 il marito Leonardo Ventrone, assunto come guardiano notturno stagionale presso un residence del posto, si reca come sempre al lavoro; nel frattempo ospiti del residence e titolari si apprestano a organizzare una delle solite grigliate a pagamento che si svolgono due volte a settimana.
A Leonardo, arrivato in anticipo – secondo il racconto di Michela – viene chiesto di accendere la griglia, però – sottolinea Michela – questo è avvenuto con una bottiglia di alcool etilico che nell’apertura è diventata difettosa; ciò ha poi provocato la tragedia. Leonardo, infatti, si trova d’improvviso avvolto dalla fiamme e, per quanto si sia cercato prontamente di intervenire, durante l’attesa dell’arrivo dei soccorsi le sue condizioni sono apparse subito gravissime.
Verrà trasportato in elicottero d’urgenza al “Centro Grandi Ustionati” dell’Ospedale Civico di Palermo, dove resterà in prognosi riservata per 24 giorni, con ustioni sull’80% del corpo e subendo ben sette innesti.
Oggi la vita di Leonardo è fortemente segnata: l’incidente sul lavoro raccontatoci dalla moglie, oltre agli evidenti segni delle ustioni, gli ha provocato la ridotta mobilità della mano destra e un calo della vista all’occhio destro.
Da allora – continua Michela – è calato il silenzio sulla vicenda di Leonardo: un incredibile silenzio che ha coinvolto istituzioni ed enti previdenziali, che hanno chiuso il suo caso. Ma la sua battaglia non si ferma – sottolinea – per ottenere giustizia per suo marito e la sua famiglia.
Di seguito riportiamo per intero l’intervista a Michela Papa.
L’INIZIATIVA CONTRO GLI INCIDENTI SUL LAVORO
Michela ora può contare sul sostegno di tante persone che hanno conosciuto la storia di Leonardo, cittadini uniti nella difesa dei diritti dei lavoratori e delle vittime di infortuni e incidenti.
“Tutte le iniziative intraprese hanno lo scopo di rendere pubblica la storia di Leonardo e far valere i suoi diritti, di sensibilizzare le persone e chi di dovere sui rischi cui sono esposti i lavoratori, in difesa di tutte vittime sul lavoro.
Sto cercando di organizzare un incontro in Piazza Matrice con cartelloni, locandine e volantini, con le macchine vorrei raggiungere il Residence dove mio marito lavorava per protestare educatamente e come faccio sempre io dietro il cancello. Dopo vorrei raggiungere la sede lavorativa del marito dell’ex titolare di Leonardo (era presente all’accaduto, fu colui che diede l’ordine di usare l’alcool), per poi ritornare in Piazza Matrice. Qui mi piacerebbe raccontare la storia di Leonardo, chiedere giustizia. È la prima volta che tento di organizzare questo tipo di manifestazione, finora sono stata sempre da sola”.
I FATTI
Testimonianze, foto e l’intervento del 118 pare non bastano per fare chiarezza sull’accaduto e risolvere così l’intera vicenda.
“L’incidente è avvenuto il 3 ottobre 2013 a Favignana, in provincia di Trapani.
Queste grigliate si svolgevano due volte a settimana da tre stagioni. Non c’era la facoltà di dire: ‘No, non lo faccio’ perché o lo fai o ti trovi un altro lavoro; dovendo mantenere 3 figli e una moglie non poteva dire di no, anche se non era nelle sue mansioni di guardiano notturno. Leonardo era assunto con contratto stagionale per 6 mesi.
Il residence in questione non aveva però le autorizzazioni per dare neppure un bicchiere d’acqua: il bar e la zona griglie erano abusive, e di conseguenza non vi erano neanche i permessi per accendere fuochi né avevano impianti di sicurezza, solo una parte del villaggio risultava in regola. Anche per questi motivi la versione ufficiale del titolare è che si trattava di una cena di fine rapporto, proprio perché sarebbero stati molti i problemi scaturiti da questa mancanza di permessi e autorizzazioni. Noi però abbiamo le foto della serata, testimoni e messaggi sulla reale natura della grigliata, pure su Tripadvisor sono presenti le recensioni dei clienti, avventori paganti che erano presenti la sera dell’incidente.
L’incidente è accaduto 40 minuti prima dell’orario di lavoro ufficiale, ma risulta comunque che il 118 lo ha prelevato all’interno della proprietà del residence, e da dove passa la strada che porta alla spiaggia privata”.
I PROCEDIMENTI GIUDIZIARI
Le troppe inadempienze – secondo Michela – da parte delle Istituzioni hanno portato il caso di Leonardo a una fase di stallo. Le indagini risultano ancora in corso ma la famiglia Ventrone cerca e richiede a gran voce che sia fatta giustizia.
“L’ ente previdenziale ha aperto e chiuso la pratica in pochissimo tempo, senza mandare nessun ispettore a controllare, a parlare con Leonardo o a chiedere informazioni. Non hanno fatto nulla.
Noi ci siamo presentati da loro anche con il nostro avvocato, ma non hanno accettato né la documentazione né ci hanno parlato, e neppure le testimonianze delle persone che hanno partecipato a quelle grigliate (a pagamento) di pesce o di carne.
Per questo abbiamo fatto causa dopo tantissime sollecitazioni di riapertura del caso, e abbiamo fatto denuncia querela alla titolare del residence, quindi richiesta di procedimento penale e civile contro di loro., ma non capiamo perché le indagini non partano.
Io continuerò a manifestare e porterò avanti la lotta come ho fatto finora: se necessario mi incatenerò davanti al tribunale e arriverò fino a Roma.
In tutta questa situazione secondo me ci sono state mancanze da parte di tutti, non ho più parole… Davvero roppe le mancanze.
Per come la vedo io, i sequestri dovevano avvenire subito.
So per certo che i Vigili del Fuoco non sono stati avvisati: al comando provinciale a Trapani ci sono andata personalmente e non ne sapevano nulla.
Ha iniziato a muoversi qualcosa solo dopo le proteste da parte mia, l’apertura del gruppo su Facebook ‘Giustizia & Verità per mio marito’ e la diffusione della storia di Leonardo. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le 19 mila persone che ci seguono nel gruppo, perché se non fossimo stati notati non si sarebbe mosso nulla.
Da quando è iniziato tutto questo, però, abbiamo visto solo qualche piccolo contentino, ma niente di rilevante: praticamente tutto fermo. Si sono solo limitati a risponderci, a dirci che le indagini sono in corso. Ma noi vorremmo vere risposte.
Ad oggi, il residence non è mai stato chiuso, ha funzionato l’anno scorso e anche quest’anno”.
LA SITUAZIONE ATTUALE
In attesa che la giustizia faccia il suo corso e che riconosca le responsabilità dell’accaduto, Michela si attiva perché tutti possano conoscere la vicenda di Leonardo.
“Io dopo quel 3 ottobre del 2013 non sono più entrata nel residence, non so se ora si sono regolarizzati con licenze e permessi.
Ho provato a contattarli per chiedere spiegazioni, ma ho trovato un muro davanti a me.
Non mi hanno mai neppure contattata per chiedermi se Leonardo fosse ancora vivo. Non ho mai avuto nessun confronto.
Hanno solo chiamato più volte i Carabinieri per allontanarmi, ma le forze dell’ordine hanno risposto che manifestare è un mio diritto e non mi possono cacciare. Credo si siano rassegnati al fatto che ci sono io fuori dal cancello a urlare.
Ho iniziato a farlo da metà maggio, mentre dai primi di giugno ho cominciato a condividere le mie manifestazioni, e il gruppo è cresciuto.
Il percorso degli ustionati è lungo e delicato, in più io stessa sono stata male. Finora ho lasciato che la giustizia facesse il suo corso, ma poi ho iniziato quando ho avuto la consapevolezza che la giustizia non si interessava a noi”.
COME STA LEONARDO
Ora è a casa, ma tutti i giorni lui e la sua famiglia fanno i conti con le conseguenze fisiche e psicologiche causate dall’incidente.
“All’inizio i medici dicevano che sarebbe dovuto rimanere in ospedale diversi mesi, ma poi miracolosamente i suoi innesti hanno attecchito tutti senza bisogno di ripeterli. Alla fine è rimasto un mese e mezzo, di cui 24 giorni in prognosi riservata e gli altri al Centro ustioni.
Leonardo ora però ha danni psicologici oltre a quelli fisici, che lo limitano nella ripresa della sua vita. Richiede molte attenzioni, molto sostegno e molta pazienza.
Fa incubi orribili, sogna sempre di bruciare, mentre dorme chiede aiuto e piange, si sveglia dopo poco e non riesce più a riprendere il sonno. Tutto questo porta un elevato stress in aggiunta a quello che già ha subìto.
È costantemente pieno di dolori a tutti gli arti dovuti alle ustioni, non trova pace, ma sta provando a conviverci”.
Ci sembra giusto concludere chiarendo che conosciamo la vicenda solo attraverso le sincere parole di Michela e non attraverso deposizioni riguardati anche tutte le altre persone coinvolte. Proprio per questo motivo le accuse mosse da Michela interessano le proprie responsabilità, il nostro compito è semplicemente quello di dare voce a una moglie che ha vissuto un periodo drammatico e, ovviamente, condividere con tutti la possibilità di fare le proprie precisazione oltre che esporre il proprio punto di vista. Tutti noi speriamo che la legge possa fare il suo corso attraverso la tutela non solo dei diritti ma anche dei doveri dei lavoratori. L’augurio più grande va alla famiglia Ventrone, sperando che ritrovi la fortuna di vivere una vita felice e ricca di momenti di gioia.
Franco Giordano
Andrea Umbrello
Annachiara Cagnazzo
Sempre e dovunque con voi e con la giustizia.
Mi.spiace tantissimo.nn ero assolutamente a conoscenza.tutto cio e` gravissimo a prescindere dalla natura dei fatti.Leonardo e` un mio amico ed a prescindere da questo e` sempre stato un gran lavoratore ed una persona d cuore e onesta. E se posso esser d aiuto a lui ed alla sua famiglia con la mia presenza…felicissima d farlo.