Il V rapporto Antigone sulla giustizia minorile titolato “Guarire i ciliegi” ha fornito importanti numeri circa gli Istituti Penitenziari Minorili (IPM). Il numero di minori detenuti continua a diminuire ma crescono le condanne per associazione mafiosa.
Gli IPM sul suolo italiano sono complessivamente 17, e al 15 gennaio 2020 i minori detenuto erano pari a 375. Questo dato conferma il calo dei detenuti già registrato a partire dal 2014. Da segnalare è la scarsa presenza femminile negli IPM: i minori condannati continuano ad essere in prevalenza maschi e a gennaio le ragazze detenute rappresentavano solo il 6.1%. Importante è poi precisare che il 70% degli imputati sono italiani, contrariamente al pregiudizio che vedrebbe la delinquenza – specialmente se minorile – una prerogativa degli stranieri. Mentre invece tra le ragazze le straniere sono ben il 47,8% del totale.
Il 72% dei ragazzi che si trovano negli IPM è in custodia cautelare e la durata di permenenza nell’istituto è in media tre mesi. I giovanissimi sono fortunatamente pochi e non superano il 7,2%. Tra l’altro solo il 17% della popolazione degli IPM ha compiuto reati contro la persona – ossia particolarmente gravi. Quest’ultimo dato ci dimostra che la giustizia minorile non usa la detenzione come misura punitiva, ma piuttosto cerca di fare degli istituti in questione solo una tappa del percorso di ciascun ragazzo. Il ricorso alla detenzione negli IPM diventa particolarmente frequente solo nei casi di preoccupante mancanza della struttura familiare.
Dal rapporto Antigone arriva la conferma che il carcere, nel caso di reato commesso da un minore, continua ad essere utilizzato solo come misura estrema.
Possiamo infatti osservare un numero piuttosto elevato di archiviazioni. L’Italia detiene meno minori rispetto agli paesi europei, soprattutto rispetto a Gran Bretagna (895 detenuti nel 2017), Francia e Germania.
Il rapporto evidenzia quindi il corretto funzionamento del sistema delle giustizia minorile italiano. Rispetto a cinque anni fa calano gli omicidi del 50% e diminuiscono del 15% i furti e le rapine. Al contrario invece crescono del 93,8% rispetto al 2014 i minori segnalati per associazione mafiosa.
Il nuovo ordinamento penitenziario minorile – stabilito con un decreto nel 2018 – ha previsto l’ampliamento delle tutele dei detenuti.
Molte delle nuove regole erano gi applicate autonomamente dagli istituti. Tra queste ad esempio l’ampia concessione di visite e telefonate dall’esterno. Meno messe in pratica sono invece le norme che riguardano il riconoscimento del diritto alla sessualità, l’aumento da 2 a 4 ore da trascorrere all’aperto e la possibilità di frequentare scuole e corsi di formazione fuori dal carcere. Gli ostacoli da superare restano molti.
Marika Moreschi