Un “chirurgo troppo bravo per la Calabria”? Questo il titolo del servizio curato da Antonino Monteleone e mandato in onda il 13 maggio 2018 da Le Iene. Un servizio che fa riflettere e lascia l’amaro in bocca. Perché? Perché una volta tanto non racconta dei soliti casi di malasanità al Sud, bensì di un medico, Giuseppe Brisinda, preparato, competente e bravo nel suo mestiere di chirurgo, sospeso ingiustamente dal servizio.
Ma chi è questo “chirurgo troppo bravo per la Calabria”? Calabrese d’origine, Giuseppe Brisinda si laurea a pieni voti in Medicina e Chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dove acquisisce anche due specializzazioni: una in chirurgia d’urgenza e un’altra in urologia. Lì inizia anche l’attività di ricercatore, che gli ha fatto guadagnare più di mille citazioni in pubblicazioni scientifiche. Insomma, un medico che sa il fatto suo e che ha tutte le carte in regola. Per diversi anni è stato chirurgo presso il Policlinico Gemelli di Roma. Poi nel 2016 vince un concorso e si trasferisce a Crotone in qualità di primario di Chirurgia al San Giovanni di Dio. E nella sua regione d’origine non tardano ad arrivare per lui i guai. Nel 2017 è stato sospeso per sei mesi, senza stipendio, a causa delle seguenti accuse:
“interventi chirurgici senza adeguata motivazione, casi di dimissioni precoci dei pazienti, procedure oncologiche per i pazienti, ricoveri impropri, disumanizzazione del rapporto medico-paziente. Ma soprattutto per aver generato uno stato di particolare tensione, disagio e incompatibilità ambientale perché avrebbe ripreso pubblicamente in malo modo i colleghi coi quali non dialogherebbe più”.
Il “chirurgo troppo bravo per la Calabria” finisce così per essere «seppellito sotto una montagna di carte bollate». Ma le accuse rivolte nei confronti di Brisinda risultano “quantomeno fumose”. Addirittura, gli è stato contestato di aver “asportato organi sani”, ma la presunta paziente vittima di questo errore medico, intervistata da Monteleone, ha affermato che l’asportazione preventiva dei suoi seni si è poi rivelata salvifica per lei, una volta ottenuto l’esito dell’esame istologico (aveva un tumore). Difatti, la donna è affetta dalla stessa rara mutazione genetica dell’attrice hollywoodiana Angelina Jolie, che per evitare di poter sviluppare un carcinoma al seno, se l’era fatto asportare preventivamente. Il marito di un’altra paziente aveva scritto una lettera di rimostranze all’Asp di Crotone, ma quando l’inviato de Le Iene si è presentato davanti a lui per delle delucidazioni, l’uomo non è sembrato più tanto sicuro di quanto scritto in precedenza.
Gianluigi Scaffidi (di Anaao-Assomed) ha definito la vergognosa vicenda in cui è finito Brisinda come «una cosa mai vista in 40 anni di sindacato». E dire che dal momento del suo arrivo presso l’ospedale di Crotone gli interventi chirurgici realizzati erano passati da 394 a 1028. Un incremento notevole, che aveva anche apportato dei benefici per il bilancio dell’azienda sanitaria.
Il dg dell’Asp Sergio Arena ha motivato la sospensione del chirurgo con «una situazione che metteva a rischio i pazienti per il clima, per tensioni e aspetti organizzativi che non venivano gestiti». Egli stesso, messo di fronte ai numeri positivi relativi al numero degli interventi e al bilancio, ha però dichiarato: «Brisinda ha fatto capire che in Calabria si può invertire la rotta». Ma allora «perché sette-otto medici nell’arco di un anno e mezzo hanno chiesto il trasferimento?». Questo resta da chiarire, ma Sergio Arena ha anche affermato: «Se lo reintegrano mi dimetto».
E il 9 aprile è stato reintegrato sul lavoro da una sentenza del Tribunale, a stabilirlo è stato il giudice Antonio Barbetta. Ma i suoi colleghi, se prima lo mal sopportavano, dopo il suo rientro in reparto, lo hanno «a malapena salutato» e dal canto suo Sergio Arena non si è dimesso.
Nel frattempo, la storia del “chirurgo troppo bravo per la Calabria” è giunta alle orecchie di Francesco Sapia, deputato M5S, che, dopo la messa in onda del servizio-denuncia del noto programma di Mediaset, aveva dichiarato:
«Il governatore Mario Oliverio continua a ignorare che i direttori generali delle aziende sanitarie decadono per legge, se non hanno raggiunto l’equilibrio di bilancio. Anche nel corso del recentissimo servizio di Le Iene sulla sospensione illegittima di Giuseppe Brisinda quale primario chirurgo dell’ospedale di Crotone, è stata ribadita tale norma regionale a proposito del dg abusivo Sergio Arena, firmatario del provvedimento contro Brisinda e rimasto al vertice dell’Asp di Crotone benché artefice, per la carica ricoperta, di pesantissimi disavanzi di bilancio. Oliverio non si accorge che restando immobile in proposito si rende responsabile, insieme alla sua burocrazia, di omissione di atti d’ufficio. Proceda allora, secondo legge, all’immediata rimozione di tutti i direttori generali che non hanno raggiunto l’equilibrio di bilancio, come gli abbiamo chiesto più volte con la collega Nesci. Giorni fa il governatore ha affermato di non aver mai agito con doppia morale. Ora deve solo applicare la legge, ma latita volutamente. Sulla sanità calabrese ha scaricato ogni colpa addosso al commissario Massimo Scura, nascondendosi per gli atti di propria competenza. La storia di Brisinda e Arena è emblematica di una gestione regionale della sanità, intanto politica, che permette che professionisti titolati come il primo subiscano palesi e gravi ingiustizie e manager incapaci come il secondo rimangano in sella per garantire un intero sistema. Il Movimento 5 Stelle difende il diritto alla salute e la buona sanità pubblica. Pertanto non consentirà che proseguano simili paradossi né accetterà da chicchessia scuse ipocrite e giustificazioni fantasiose».
A distanza di circa un mese dal fatidico servizio di denuncia, il deputato M5S Sapia, della commissione Sanità, ha dichiarato in una nota (diffusa dal Corriere della Calabria) quanto segue:
«Dal 1 gennaio fino al 31 maggio scorsi la Chirurgia dell’ospedale di Crotone ha dimezzato la produttività rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in coincidenza con la nota sospensione del primario Giuseppe Brisinda da parte dell’Azienda sanitaria provinciale di lì. Chiederò al ministro della Salute, Giulia Grillo, di verificare quanto il Ministero ha potuto finora accertare, dato che sul caso esiste a Roma un corposo fascicolo. Nello specifico c’è un problema grosso ed evidente, su cui le istituzioni continuano a tacere, a partire dal governatore Mario Oliverio e dal commissario Massimo Scura. Una struttura pubblica non può permettersi questo lusso, tanto più in considerazione del fatto che per il 2017 la Chirurgia è risultata l’unità operativa che ha prodotto più utile all’Asp di Crotone, come si legge nella deliberazione numero 52/2018 della direzione generale dell’azienda, peraltro con un indice di letalità dell’1,59% su 1028 operati e una percentuale, impressionante di ricoveri impropri, cioè di pazienti che non hanno ricevuto trattamenti chirurgici. Non ci è sfuggito che sono drasticamente diminuiti gli interventi di alta complessità in concomitanza con la sospensione del primario Brisinda, reintegrato dal giudice del lavoro e ancora oggetto di accanimento da parte dell’Asp di Crotone, che incaricando un legale esterno ha presentato reclamo contro l’ordinanza in questione, in cui si ritengono generici gli addebiti al medico e si contesta il ricorso a un questionario interno come base dell’allontanamento del professionista, lasciato senza stipendio e costretto a non operare per mesi. Anche il dipartimento regionale Tutela della salute deve intervenire subito, atteso che la Calabria è in Piano di rientro e ha un’emigrazione sanitaria che ai cittadini costa 300milioni all’anno. Il punto è che non si comprende il motivo per cui quella Chirurgia, con risultati di rilievo riconosciuti dallo stesso dg dell’Asp di Crotone, Sergio Arena, debba essere lasciata in caduta libera. Arena, che dovrebbe decadere per legge, non avendo raggiunto il prescritto equilibrio di bilancio, chiarisca come vengono ora gestiti i pazienti, soprattutto oncologici, che necessitano di interventi chirurgici. Dica se vengono affidati alla Chirurgia dell’ospedale di Crotone o se in ultimo finiscono per essere trattati altrove, e in tal caso perché. Su queste criticità andremo fino in fondo, pretendendo di conoscere ogni aspetto e dato utili, atteso che nel Servizio sanitario il privato integra il pubblico e non lo sostituisce, come invece in tanti credono per ignoranza o malafede».
Dunque lo strano caso del “chirurgo troppo bravo per la Calabria” giunge in Parlamento, che ne sarà dell’Asp di Crotone e di Sergio Arena? Al momento non si sa ancora nulla a riguardo. Di certo c’è solo che, a fronte di centinaia di pazienti che ogni anno compiono dei veri e propri pellegrinaggi dal Sud verso il Nord dell’Italia in cerca di cure, sentire che un medico capace e attivo in una delle regioni col più alto tasso di malasanità e di emigrazione sanitaria, viene sospeso per sei mesi dalle sue funzioni, fa riflettere e non poco. Se una persona che svolge bene il proprio dovere e adempie ai suoi doveri, viene trattata così, non abbiamo davvero alcuna speranza di risollevarci e migliorare.
Carmen Morello